Seppure con qualche lentezza in più rispetto al decreto attuativo dell’Ape sociale, l’anticipo pensionistico per chi svolge lavori pesanti, il governo ha praticamente concluso il lavoro anche sull’Ape volontaria, il meccanismo che permette di uscire a partire dai 63 anni di età con un prestito da restituire a rate sulla futura pensione. Il decreto attuativo dell’Ape volontaria è pronto.
Una bozza è stata anticipata dall’agenzia Public Policy, e le novità non sono poche. Innanzitutto l’importo massimo che potrà essere ottenuto come prestito dalle banche (ma che sarà erogato mensilmente dall’Inps) dipenderà da quanto tempo prima si decide di lasciare il lavoro. Il periodo massimo sarà di 3 anni e 7 mesi, ossia invece di andare a 66 anni e 7 mesi sarà possibile anticipare il pensionamento a 63 anni. Se intercorrono più di 36 mesi tra la data di presentazione della richiesta e l’età di pensionamento, l’anticipo massimo potrà essere pari al 75% della futura pensione. Se mancano da 24 a 36 mesi si potrà chiedere fino all’80%, mentre tra i 12 e i 24 mesi l’importo finanziabile sarà dell’85%. Se al pensionamento manca, infine, meno di un anno, allora l’anticipo potrà raggiungere il 90% dell’importo della futura pensione.
L’altra novità è che l’importo minimo richiesto come prestito non potrà essere inferiore a 150 euro mensili. Ma il passaggio più delicato, che potrebbe limitare per diverse persone l’uscita anticipata attraverso l’Ape volontaria, è un altro. Il decreto attuativo prevede che la rata di ammortamento del prestito che peserà sulla futura pensione, sommata ad altri eventuali finanziamenti bancari con un periodo di ammortamento residuo superiore alla durata dell’Ape, non deve risultare superiore al 30% dell’importo della stessa pensione. Significa che la rata che una volta andati in pensione si dovrà restituire alle banche, andrà sommata ad eventuali rate di mutui e prestiti. Se il totale supera il 30% della pensione, allora non sarà possibile accedere al prestito pensionistico che consente l’uscita anticipata. Non solo. Nel calcolo di questo importo si dovrà anche tenere conto di eventuali rateazioni di debiti erariali o di assegni pagati agli ex coniugi in caso di divorzio.
LE ALTRE NOVITÀ Per chiedere l’Ape volontaria bisognerà avere anche almeno 20 anni di contributi e aver maturato un importo di pensione al netto della rata di ammortamento per il rimborso del prestito richiesto pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo. Per quanto riguarda i costi dell’Ape volontaria, il governo ha confermato che la rata del prestito peserà sulla futura pensione per un importo tra il 4,5% e il 4,7% dell’assegno per ogni anno di anticipo. Anche su questo fronte, tuttavia, non tutti i nodi sono stati già sciolti. A cominciare dall’accordo con le banche sul tasso da applicare al prestito pensionistico. Nelle simulazioni presentate dagli esperti economici di Palazzo Chigi, questo tasso era stato indicato al 2,5%. In realtà si dovrebbe partire da un livello leggermente più alto, il 2,7%, con una clausola di revisione per le nuove erogazioni in caso di mutamento delle condizioni di mercato. Il 50% delle spese per interessi, comunque, potranno essere detratte dai redditi. Un altro costo rilevante è quello dell’assicurazione in caso di premorienza. La polizza dovrebbe avere un costo di circa l’1% delle somme complessivamente prese a prestito.
Il Messaggero – 24 aprile 017