Il tavolo tecnico per la definizione dei fabbisogni di personale sanitario “aprirà” a quello che fino a oggi era stato solo un convitato di pietra: l’arco delle sigle sindacali della dirigenza medica sanitaria. La lunga riunione di ieri al ministero della Salute ha insomma dato i frutti che le sigle si aspettavano: in settimana la ministra Lorenzin si è impegnata a inviare alle organizzazioni sindacali una bozza di documento, così che si possa ridiscutere il modello. All’incontro ha partecipato il dottor Aldo Grasselli rappresentando le criticità individuate da Fvm-Sivemp sintetizzate in una lettera. “Come evidenziato in più occasioni, il conto annuale della Ragioneria dello Stato ci dice che i 5.376 veterinari che lavorano nel SSN con qualifiche dirigenziali – spiega Fvm-Sivemp – sono distribuiti con una maggiore concentrazione in coorti di età superiore a 50 anni. Lo stesso conto annuale ci dice che i veterinari dirigenti in servizio negli ultimi 5 anni sono diminuiti del 10%. Nei prossimi 10 anni si renderanno liberi circa 300 posti l’anno, lasciati dai colleghi andati in pensione”.
“Oltre ai veterinari dirigenti operano nel Ssn oltre 1.200 veterinari liberi professionisti, convenzionati quali specialisti ambulatoriali e inseriti nei servizi delle ASL, molti con incarichi da poche ore settimanali di impegno lavorativo; per questi colleghi è necessario ipotizzare percorsi idonei a trasformare i rapporti convenzionali in essere sino al tempo pieno (38 ore settimanali) anziché attivarne di nuovi, così da garantire loro una occupazione dignitosamente retribuita e al tempo stesso prevedere una facoltativa e progressiva migrazione nella dirigenza”.
La lettera
Partiamo da una riflessione sulle età dei dirigenti veterinari frazionandoli per coorte. Il conto annuale della Ragioneria dello Stato ci dice che i 5.376 veterinari che lavorano nel SSN con qualifiche dirigenziali sono distribuiti con una maggiore concentrazione in coorti di età superiore a 50 anni.
Lo stesso conto annuale ci dice che i veterinari dirigenti in servizio negli ultimi 5 anni sono diminuiti del 10%. Nei prossimi 10 anni si renderanno liberi circa 300 posti l’anno, lasciati dai colleghi andati in pensione.
Per consentirne il rimpiazzo reclutando personale adatto alle esigenze della sanità pubblica futura occorre cominciare a fare ordine nel ginepraio delle scuole di specializzazione: nel loro numero, nella tipologia e denominazione (solo pochi anni fa una Facoltà ha attivato un corso di specializzazione senza che questo fosse considerato utile all’assunzione nel Ssn e sono occorsi interventi multipli per evitare che quel titolo non servisse a nulla), nella durata e nelle equipollenze dei titoli per l’accesso al Ssn.
Un altro aspetto del problema riguarda l’impiego di veterinari “specialisti ambulatoriali” in sostituzione dei veterinari dirigenti.
Oltre ai veterinari dirigenti, infatti, operano nel Ssn oltre 1.200 veterinari liberi professionisti, convenzionati quali specialisti ambulatoriali e inseriti nei servizi delle ASL, molti con incarichi da poche ore settimanali di impegno lavorativo.
E’ necessario razionalizzare l’impiego di queste figure se non si vogliano procurare ai servizi veterinari nuove problematiche.
A nostro avviso per i colleghi specialisti ambulatoriali è necessario ipotizzare percorsi idonei a trasformare i rapporti convenzionali in essere sino al tempo pieno (38 ore settimanali) anziché attivarne di nuovi, così da garantire loro una occupazione dignitosamente retribuita e al tempo stesso prevedere una facoltativa e progressiva migrazione nella dirigenza.
Solo una specialistica ambulatoriale con un impegno orario completo può dare un concreto e strutturale contributo all’efficienza dei Servizi Veterinari e nel contempo consentire di regolamentare l’esercizio libero professionale di quei colleghi che, con impegni orari minori, non avessero interesse ad abbandonare l’esercizio in favore dei clienti privati.
Si deve, in particolare, trovare il modo di porre un argine alla proliferazione di nuovi incarichi di poche ore a tempo indeterminato per i veterinari convenzionati nella sanità pubblica che restano liberi professionisti senza esigibili vincoli per evitare conflitti di interessi verso utenti privati.
La libera professione “extra muraria” degli specialisti ambulatoriali si giustifica anche per le basse entità degli stipendi a fronte di poche ore di convenzione, che non consente alle ASL di pretendere una esclusività di rapporto con il Ssn.
A questa discrasia si deve aggiungere che i Direttori Generali di molte ASL, con l’avallo delle Regioni, ricorrono in modo sospetto alla frantumazione del monte orario dei dirigenti andati in pensione per distribuirlo a più veterinari liberi professionisti assunti a tempo indeterminato come specialisti ambulatoriali, senza l’espletamento di un concorso, attraverso la chiamata degli idonei in posizione opportuna nelle graduatorie, spesso senza nemmeno rispettare le graduatorie che possono essere scavalcate invocando l’assunzione ad “intuitu personae”, in base ad una non meglio documentata – quanto spesso sartoriale – “specificità professionale”. (…)
1 febbraio 2017