L’attuazione della riforma Madia può andare avanti senza correggere la legge delega, e anzi può ripescare sotto forma di Ddl governativo anche i decreti che non hanno raggiunto in tempo il traguardo come quelli su dirigenti pubblici e servizi locali. La riforma tornerà in Unificata domani con un’informativa della ministra per la Pa Marianna Madia che illustrerà le prossime tappe alla luce del parere. L’obiettivo è quello di chiudere a stretto giro i correttivi, anche perché entro febbraio deve arrivare la prima approvazione del decreto sul pubblico impiego. Il via libera arriva dal Consiglio di Stato che nel parere 83/2017 depositato ieri non si limita ad approvare le ipotesi formulate dal Governo dopo la bocciatura costituzionale, ma aggiunge altri strumenti possibili per “ripescare” i capitoli della riforma caduti sul finale.
La questione nasce dalla sentenza 251 con cui a novembre la Consulta ha dichiarato illegittima la delega nella parte in cui non prevedeva l’intesa (che richiede l’unanimità) ma solo il «parere» di Regioni o enti locali nelle materie che intrecciano le loro competenze.
La sentenza ha spinto il Governo a fermare i decreti sulla contestata riforma dei dirigenti e sui servizi locali, e ha azzoppato i tre decreti su licenziamenti sprint degli assenteisti, taglia-partecipate e direttori sanitari, già approvati con la procedura bacchettata dai giudici costituzionali: decreti che rimangono in vigore ma esposti al rischio concreto di bocciatura in caso di ricorsi, già presentati per esempio dal Veneto (la stessa Regione alla base della sentenza 251) per i direttori sanitari.
A questo punto il Governo ha lavorato ai correttivi per “blindare” i tre provvedimenti, con l’obiettivo di cercare l’intesa con gli amministratori locali, e ha chiesto lumi al Consiglio di Stato sulla percorribilità di questa strada. Di qui il parere di ieri, che detta anche istruzioni puntuali sui correttivi e prova ad aggiungere nuova spinta alla riforma.
Le riflessioni del Consiglio di Stato sono giuridiche e non politiche, ma nascono dalla convinzione, esplicita nello stesso parere, della «considerevole importanza» della riforma complessiva targata Madia, e dell’«urgenza di intervenire» anche su dirigenti e servizi pubblici. Per anti-assenteismo, partecipate e direttori sanitari la via dei correttivi è quella giusta, e se i nuovi testi non incontrano il via libera degli amministratori il Governo può procedere comunque dopo 30 giorni con «deliberazione motivata» (si tratta dell’intesa “debole”). Non solo, i correttivi potranno portare una sorta di sanatoria retroattiva, per mantenere in vita i provvedimenti (per esempio i licenziamenti degli assenteisti) presi nel periodo di interregno tra la bocciatura costituzionale e il varo del correttivo.
Su dirigenti e servizi pubblici, invece, il Consiglio di Stato arriva a «raccomandare al Governo un intervento tempestivo» con una nuova delega, ma sostiene la possibilità di procedere anche con un normale disegno di legge per riprendere i contenuti delle bozze già approvate in prima lettura, che avevano poi ottenuto anche i pareri parlamentari. Entrambe le ipotesi riaccenderebbero le polemiche che hanno accompagnato soprattutto i tentativi di riforma della dirigenza, e resta da capire se il Governo Gentiloni ha intenzione di imbarcarsi in questa avventura.
Gianni Trovati – Il Sole 24 Ore – 18 gennaio 2017