Il 2017 ormai dietro l’angolo porterà con sé una mini-rivoluzione: i nuovi Livelli essenziali di assistenza, cioè le prestazioni e le cure garantite dal servizio sanitario nazionale a tutti i cittadini, in via gratuita o dietro pagamento di un ticket. La firma della ministra della Salute Beatrice Lorenzin al Dpcm di aggiornamento degli attuali Lea (fermi al 2001) – cui seguiranno a stretto giro quelle del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e del premier Paolo Gentiloni – avvicina la pubblicazione del decreto in Gazzetta ufficiale e quindi la piena operatività. A segnalare ieri con un “tweet” la svolta è stata la stessa Lorenzin. Che ricorda: «Stiamo parlando da 16 anni dei nuovi Lea e da quasi 20 del nomenclatore delle protesi, incluso nel provvedimento. Si tratta di centinaia di nuove prestazioni a cui avranno accesso in modo indistinto tutti i cittadini dal Nord al Sud, oltre al riconoscimento di malattie rare prima non riconosciute. Una mole di risorse e interventi eccezionali per l’Italia e anche per l’Europa».
Come affermato in audizione al Senato, il Sivemp ritiene che non possano essere garantiti stabilmente Livelli Essenziali di Assistenza di adeguata qualità nella precarietà del rapporto di lavoro e delle garanzie contrattuali di chi tali prestazioni è chiamato ad erogare e chiediamo pertanto e con forza soluzioni definitive per la stabilizzazione dei veterinari precari di ASL, IZS, Regioni e Ministero della Salute.
Ma tornando ai nuovi Lea innovazione e aggiornamento continuo sono le due parole-chiave. L’intero pacchetto di prestazioni nei nuovi Lea sarà infatti revisionato ogni anno da una Commissione nazionale, già insediata presso il ministero: dovrà monitorare la nuova offerta sanitaria e le scoperte scientifiche, così da eliminare prestazioni obsolete per inserirne di innovative.
Piena diffusione e appropriatezza degli interventi e delle cure sono gli obiettivi dichiarati. Che però oggi nelle regioni più in difficoltà esistono spesso solo sulla carta. Una realtà che impatta su tasche e salute dei cittadini, costretti a pagare di tasca propria 34,8 miliardi di euro per farmaci e prestazioni. Quasi un quarto della spesa sanitaria totale. «Esiste un forte malessere – conferma Lorenzin -. Per questo è prioritario fare in modo che i nuovi Lea abbiano un’applicazione effettiva nei territori e nelle regioni. Dare ai cittadini i servizi e le nuove cure, già finanziate con i Lea, diventa importante per attenuare le situazioni di disagio, a tutela dell’equilibrio sociale e a garanzia del diritto alla salute».
Più facile a dirsi che a farsi: i governatori hanno fatto presente a più riprese il rischio insostenibilità. Nell’intesa sui Lea raggiunta in conferenza Stato-Regioni a inizio settembre avevano messo in guardia proprio sulla difficoltà di “farsi bastare”, a regime, gli 800 milioni di euro blindati dalla legge di Stabilità 2016 nel plafond del fondo sanitario nazionale. Ma intanto, sono queste le prime risorse che arriveranno, a inizio 2017, dopo la pubblicazione in Gazzetta. E con quelle risorse si comincerà a lavorare.
Il rischio ticket
Qualche regione più virtuosa si è, per così dire, portata avanti, anticipando le novità contenute nei Lea in arrivo. Come la Toscana, o il Piemonte, che quest’anno si piazzano ai primi posti nella classifica – ancora non ufficiale – stilata dal ministero della Salute su 31 adempimenti in campo sanitario.
Intanto c’è la questione ticket, segnalata anche dalle commissioni parlamentari di Camera e Senato, nei loro pareri sul Dpcm Lea. Nel decreto si ipotizza un aumento della compartecipazione alla spesa sanitaria di oltre 18 milioni di euro. Da qui la richiesta della commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama per una «attenta, cauta valutazione», circa le ricadute sui cittadini. Sotto la lente è soprattutto il delisting di un’ampia rosa di prestazioni dall’ospedale all’ambulatorio, dove il possibile frazionamento di visite ed esami potrebbe far lievitare i costi per l’assistito. Anche di questo dovrà occuparsi la Commissione nazionale per l’aggiornamento dei Lea, chiamata entro il 28 febbraio a una prima verifica e a depennare le cure non più appropriate.
I contenuti
I nuovi Lea aggiornano il nomenclatore della specialistica ambulatoriale, fermo al 1996, e quello dell’assistenza protesica, che risale al 1999. Nel primo vengono introdotte procedure diagnostiche e terapeutiche che vent’anni fa avevano carattere quasi sperimentale oppure erano eseguibili solo con ricovero. Tra queste, la procreazione medicalmente assistita e la consulenza genetica. La new entry assoluta è l’adroterapia per la cura dei tumori, ad altissimo costo e quindi a introduzione graduale, su richiesta delle regioni. Tra le altre novità, la revisione dell’elenco delle malattie rare; l’aggiornamento dell’elenco delle malattie croniche, con l’introduzione di nuove patologie esenti – compresa l’endometriosi da “moderata” a “grave” e lo spostamento da “rare” a croniche di malattie come la celiachia e la sindrome di Down; l’introduzione dello screening neonatale per la sordità e la cataratta congenite e l’estensione a tutti i neonati dello screening ampio per le malattie metaboliche ereditarie. È stato ridotto il pacchetto di prestazioni associato alla diffusissima ipertensione, quando non comporti gravi danni d’organo.
Il Dpcm sui nuovi livelli essenziali di assistenza verso la pubblicazione in Gazzetta ufficiale
Con la firma della ministra della Salute, “twittata” dalla stessa Beatrice Lorenzin, il Dpcm sui nuovi Livelli essenziali di assistenza si avvia verso la pubblicazione in Gazzetta ufficiale e quindi verso la piena operatività. Non prima delle dovute firme – importanti ma a questo punto scontate – del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e del premier Paolo Gentiloni. L’importanza del via libera, che comporta la piena operatività del provvedimento che riscrive perimetro e contenuti delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale a tutti i cittadini – gratuitamente o dietro il pagamento di un ticket – è la stessa Lorenzin. «Stiamo parlando da 16 anni dei nuovi Lea e da quasi 20 del nomenclatore delle protesi. Stiamo parlando di centinaia di nuove prestazioni – ha ricordato Lorenzin – a cui avranno accesso in modo indistinto tutti i cittadini dal Nord al Sud, oltre al riconoscimento di malattie rare che prima non erano riconosciute. Una mole di risorse e interventi eccezionali per l’Italia e anche per l’Europa, di cui in una fase come questa c’è tanto bisogno», ha proseguito la ministra, osservando che è «un fatto epocale non solo averli fatti ma anche il metodo nuovo avviato: i Lea e il nomenclatore verranno aggiornati ogni anno da un comitato permanente già insediato, che avrà il compito di monitorare le nuove prestazioni e le nuove scoperte scientifiche così da eliminare prestazioni obsolete per inserire prestazioni innovative».
L’altro obiettivo che si pone il provvedimento – per cui dopo la pubblicazione si sbloccheranno gli 800 milioni già previsti per il 2016 – è la piena e omogenea diffusione delle prestazioni e dell’offerta di servizi in tutto il Paese. «Anche se non è passata la riforma costituzionale – ha tenuto a precisare la ministra – bisogna che ci rendiamo conto che viviamo un periodo molto difficile e che sussiste una situazione di forte malessere soprattutto tra le categorie più deboli della popolazione. Per questo è prioritario fare in modo che i nuovi Lea abbiano un’applicazione effettiva nei territori e nelle Regioni, perché dare ai cittadini i servizi e le nuove cure, già finanziate con i Lea, diventa importante per attenuare le situazioni di disagio, a tutela dell’equilibrio sociale e a garanzia del diritto alla salute».
L’erogazione delle risorse 2016 – gli 800 milioni blindati a valere sul Fondo sanitario nazionale, così come previsto dalla legge di Stabilità dello scorso anno – avverrà, come ha spiegato la ministra, nel 2017, in un’unica soluzione. Ma proprio il tema delle risorse è tra le principali preoccupazioni dei governatori, chiamati ad attuare e a garantire le nuove prestazioni: nell’Intesa Stato-Regioni raggiunta il 7 settembre scorso, infatti, si dava il via libera agli 800 milioni limitatamente allo scampolo di 2016 che restava da percorrere. E anche nei pareri delle commissioni parlamentari competenti emerge sia la preoccupazione sulla sostenibilità del provvedimento, sia sul rischio che i cittadini debbano sobbarcarsi un extracarico di spese ulteriore. Già il ministero ha preventivato nel testo oltre 18 milioni di euro di compartecipazione aggiuntiva: il timore di molte tra associazioni e società scientifiche audite in vista dei pareri delle Camere è stato sintetizzato dalla Igiene e Sanità del Senato. Che ha chiesto una «attenta, cauta valutazione» circa le ricadute sulla spesa per ticket conseguenti alle modifiche introdotte o che saranno introdotte in fase di aggiornamento e di una chiara indicazione affinché gli adempimenti a carico degli assistiti non comportino nuovi o più onerosi adempimenti per il malato».
A pubblicazione avvenuta, il prossimo step è la data del 28 febbraio 2017, entro la quale la Commissione nazionale per l’aggiornamento dei Lea dovrà provvedere a una prima verifica e a un primo “delisting” delle prestazioni considerate non più appropriate. Perché è l’innovazione continua il secondo pilastro, insieme all’uniformità sul territorio nazionale, su cui poggiano i nuovi Livelli essenziali di assistenza. Criterio a cui si ispira lo stesso nomenclatore protesi e ausili, inserito nei Lea, profondamene rivisto soprattutto per l’eliminazione di presidi considerati ormai obsoleti e per l’introduzione di nuove tecnologie a sostegno della disabilità. Ma solo con la piena attuazione del provvedimento sarà chiaro cosa, come e in che direzione si andrà.
Tratto dal Sole 24 Ore – 22 dicembre 2016