Con la fiducia al governo, concessa dal Senato con 173 voti favorevoli e 108 contrari, la manovra di bilancio del 2017 diventa legge. Dopo il via libera della Camera, quello di Palazzo Madama è stato un passaggio rapidissimo, dettato dalle dimissioni dell’esecutivo, e reso possibile grazie anche al gruppo Ala di Denis Verdini. Il voto finale sul testo ha registrato 166 «sì», compresi quelli di 13 verdiniani, senza i quali non si sarebbe superata la soglia di maggioranza, fissata a quota 161. Voti che potrebbero risultare decisivi in un eventuale nuovo governo pd in attesa delle elezioni. La legge di Bilancio è intanto al sicuro. Il premier dimissionario, Matteo Renzi, l’ha definita «un’ottima legge» nel suo messaggio di commiato sui social network. Alcune questioni restano però in sospeso. Come i giochi, dove c’era l’ipotesi di ridurre le slot machine nei pubblici esercizi. O le banche, dove si immaginavano sostegni fiscali per l’acquisto dei tre istituti finiti in risoluzione.
O il terremoto, che vede uno stanziamento di 30 anni per la ricostruzione delle case di soli 6 miliardi, e una spesa prevista nel 2017 di appena 400 milioni, a fronte di danni, ancora in via di quantificazione, enormemente superiori.
Il testo della manovra, senza le modifiche che in Senato soprattutto l’opposizione avrebbe voluto presentare (con circa mille emendamenti), resta dunque quello della Camera, con il deficit 2017 al 2,3% del prodotto interno lordo, che la Ue ha invitato a tenere sotto controllo con «tutte le misure necessarie». Intanto l’agenzia Moody’s ha rivisto al ribasso le prospettive per l’Italia, abbassando l’outlook da «stabile» a «negativo» mantenendo il rating Baa2.
Ad assorbire la maggior parte delle risorse (16 miliardi sui 27 della legge) è il rinvio per un anno dell’aumento dell’Iva. Ci sono le risorse per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, fermi da sette anni (1,5 miliardi l’anno nel triennio), poi i fondi per l’anticipo della pensione con una penalizzazione del 4,5% sul trattamento, e a costo zero per disoccupati, disabili e per chi ha svolto lavori usuranti. Per la sanità il Fondo viene fissato a 113 miliardi per il 2017. Viene estesa la cosiddetta opzione donna, ampliata la platea degli esodati salvaguardati e ci sono 650 milioni per la lotta alla povertà.
Consistente il pacchetto di misure a favore delle imprese, la decontribuzione per i nuovi assunti al Sud, la detassazione dei premi di produttività, poi la conferma e l’estensione di una lunga serie di «bonus». Da quelli fiscali per le ristrutturazioni edilizie, soprattutto in chiave antisismica, che possono arrivare all’80%, o all’85% per i condomini (non risolto il problema degli incapienti, come si attendeva dal Senato), a quelli per le nuove mamme (800 euro) e gli asili nido (mille euro). Tra manovra e decreto fiscale, però, servono 60 provvedimenti attuativi.
Mario Sensini – Il Corriere della Sera – 8 dicembre 2016