Fino a un passato recente la leptospirosi era una malattia endemica nel Nord Italia anche per l’uomo. Si manifestava di frequente a causa di attività che esponevano al rischio di contrarre i batteri patogeni, come ad esempio il lavoro nelle risaie. Le leptospire infatti sopravvivono in acque dolci, nel fango, nel suolo e nella vegetazione umida; per questo prosperano nei luoghi allagati e durante le alluvioni. Oggi l’infezione è sporadica nell’uomo e diagnosticata principalmente negli animali da reddito e da compagnia. La riduzione dei casi umani ha progressivamente abbassato il livello di attenzione sulla malattia, diminuendo la diffusione dei mezzi per diagnosticarla e prevenirla. La leptospirosi rimane però un problema sanitario rilevante: non solo perché la stretta convivenza delle persone con gli animali da compagnia potrebbe comportare un rischio di trasmissione dell’infezione all’uomo, ma soprattutto perché cani e gatti possono avere un ruolo di sentinella, ovvero evidenziare il rischio di esposizione ambientale per l’uomo.
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha quindi realizzato un progetto di ricerca (RC 16/12, finanziato dal Ministero della Salute) con l’obiettivo di aggiornare le conoscenze sulla diffusione della leptospirosi negli animali d’affezione in Italia.
Lo studio ha inoltre valutato l’efficacia di vaccini e metodi diagnostici disponibili sia a livello di laboratorio che a livello ambulatoriale.
La ricerca IZSVe
Gli obiettivi specifici del progetto sono stati:
lo studio di casi con sintomi classici di leptospirosi (epatite, insufficienza renale) e con sintomi atipici;
la raccolta di dati anamnestico-epidemiologici per l’individuazione di fattori di rischio, ovvero dati associati a casi clinici che possano servire da indicatori della probabilità di contrarre l’infezione;
la valutazione dell’efficacia del metodo diagnostico di laboratorio adottato dall’IZSVe (prova di microagglutinazione, MAT), testando l’adeguatezza del pannello antigenico impiegato rispetto alle sierovarianti di leptospira rilevate;
la valutazione dell’efficacia di metodi diagnostici di screening rapido (kit commerciali) da utilizzare in ambulatorio, alternativi al test di laboratorio;
la valutazione dell’adeguatezza dei vaccini in commercio rispetto alle sierovarianti circolanti nel territorio.
Sono state coinvolte 54 strutture veterinarie private (ambulatori e cliniche private) provenienti da tutta Italia, che hanno fornito ai laboratori dell’IZSVe campioni (sieri sanguigni e urine) e dati su casi di leptospirosi e campioni di controllo provenienti animali sani.
In totale sono stati raccolti e analizzati:
349 sieri prelevati da cani (297 possibili casi di leptospirosi, 52 campioni di controllo);
97 sieri provenienti da gatti (46 possibili casi di leptospirosi, 51 campioni di controllo).
Risultati
Dallo studio è emerso che i sintomi dei casi confermati sono prevalentemente epatite ed insufficienza renale, ovvero le forme classiche. Sono state tuttavia registrate anche sintomatologie aspecifiche come vomito, diarrea, difficoltà respiratorie, febbre e abbattimento.
Sierovarianti e fattori di rischio
La ricerca ha confermato la circolazione in Italia di infezioni da leptospire; in particolare di alcuni tra i sierogruppi più diffusi, come Icterohaemorrhagiae, Pomona, Australis, di cui sono stati complessivamente isolati 8 ceppi responsabili di malattia clinica. Un nono ceppo, per quanto non completamente caratterizzato, ha confermato la circolazione del sierogruppo Grippotyphosa, risultato il più diffuso dal punto di vista sierologico nei casi analizzati (70%).
I dati anamnestico-epidemiologici raccolti non hanno permesso di individuare specifici fattori di rischio significativi da un punto di vista statistico: un risultato in linea con le pubblicazioni scientifiche più recenti in materia. Questo ci fa capire che tutti i cani, che vivano in città o in campagna, che vadano a caccia o che trascorrano la vita in appartamento, devono essere considerati a rischio di infezione.
Diagnosi e vaccini
La prova diagnostica tramite microagglutinazione utilizzata di routine dall’IZSVe si è confermata essere la più adeguata per la diagnosi sierologica, mentre la valutazione dei kit commerciali per lo screening rapido non ha permesso di individuare test ad alta sensibilità. Una conferma diagnostica dell’infezione da leptospira può essere ottenuta anche attraverso analisi di laboratorio di ricerca diretta (PCR), ma la diagnosi di leptospirosi è complessa e deve comprendere dati clinici, anamnestici e i risultati di laboratorio.
I dati sierologici sul cane suggeriscono l’utilità di vaccini che comprendano più valenze rispetto a quelli utilizzati nei decenni precedenti, tuttavia non è garantita una protezione completa. In particolare è stata evidenziata la circolazione del sierogruppo Pomona, che attualmente non è coperta da nessun vaccino in commercio.
26 ottobre 2016