«La storia non finisce qua», assicura il consigliere tosiano Andrea Bassi. Dopo il voto di giovedì che sancisce il taglio delle Usl venete da 21 a 9, l’opposizione chiama gli avvocati e prepara un ricorso al Tar. «Troppe le forzature sulla gestione dell’aula da parte del presidente Ciambetti», conferma la linea la consigliera del Partito Democratico Orietta Salemi. Nel muro contro muro che ha caratterizzato la discussione della riforma sanitaria durante 33 sedute e 110 ore di dibattito sono almeno due le occasioni in cui la maggioranza avrebbe passato il segno violando le regole, almeno secondo i colleghi della minoranza. La prima riguarda l’interruzione della discussione della riforma per votare la revoca dell’unico consigliere di amministrazione di Veneto Sviluppo che non si era dimesso come chiesto da Luca Zaia (il tosiano Leonardo Colle) e la contestuale nomina del nuovo board della finanziaria regionale. Salemi parla di «sospensione arbitraria e irrituale». Nell’immagine i bacini delle nuove Ulss.
Bassi aggiunge: «Il regolamento è stato stravolto, ci saranno sicuramente ricorsi dei diretti interessati». La seconda è la presentazione dell’emendamento sostitutivo da parte della maggioranza, che ha comportato la soppressione degli emendamenti precedenti. «Un emendamento composto da sei facciate – ricorda Bassi – ci hanno dato solo cinque minuti di tempo per fare i sub-emendamenti».
Oltre alle questioni di forma, ce ne sono altre di sostanza. Le opposizioni lamentano che la nuova organizzazione delle Usl – una per provincia ad eccezione di Vicenza e Venezia, che ne avranno due – non segua criteri omogenei. «Si è introdotta una sperequazione incredibile – continua Bassi – ci sono Usl da meno di 200mila abitanti, altre da un milione, non c’è alcuna logica. Ma credo che, più che argomento da Tar, questa sia una questione che verrà sollevata dal governo di fronte alla Corte Costituzionale».
Ad intestarsi il fronte della protesta è il sindaco di Verona, Flavio Tosi, per cui la riforma sanitaria della Regione «è basata non su criteri di logica e razionalizzazione della sanità ma su criteri di bottega elettorale». Per questo, annuncia Tosi, «in quanto rappresentante di una Comunità danneggiata da questa nuova normativa, chiederò al Governo di impugnare questo provvedimento davanti alla Corte costituzionale». Secondo Tosi, la soluzione più logica sarebbe stata quella di avere due Usl per tutte le grandi province – non solo Vicenza e Venezia, ma anche Verona, Treviso e Padova- oppure semplicemente una Usl per ogni provincia». Invece, la soluzione delle 9 Usl è, secondo il sindaco di Verona, «iniqua», perché vede «alcuni cittadini veneti trattati in un modo e altri cittadini veneti trattati in un altro».
A.C. – Il Corriere del Veneto – 9 ottobre 2016