Dal Giornale di Vicenza. Inizia il conto alla rovescia per arrivare al voto dell’articolo 12 sulla riforma della sanità: è quello che ridisegna la geografia veneta delle Uiss. Ieri ad inizio della 31a seduta a palazzo Ferro Fini, naufragata ormai ogni ipotesi di mediazione con l’opposizione, la maggioranza ha deciso di fare quadrato. Due i punti saldi. Primo. Il contenuto: si passerà da 21 a 9 Ulss. Cioè una in ogni provincia più le due extra: una a Bassano, detta la Pedemontana, e la Veneto Orientale che raggruppa le zone di mare. Secondo. Il metodo; si arriverà per inerzia al voto finale e l’articolo sarà approvato dalla sola maggioranza. Si ipotizza entro domani pomeriggio. In pratica, ancora poco meno di 20 ore di discussione da affrontare. Sì, perché qui la questione è tecnica: per mettere al voto l’emendamento sul numero delle Ulss, si devono affrontare tutti i sub-emendamenti che l’opposizione ha depositato. E non sono tantissimi, in tutto 25. Ieri sera, a fine seduta, ne mancavano ancora dieci.
Poiché ogni consigliere ha a disposizione 5 minuti per emendamento, è presto fatto il conto: resta da far passare altre 16-18 ore, tutte di interventi della minoranza a microfono. E poi il voto sulle Ulss. Restano ancora altri articoli della legge da affrontare. Ma sempre uno in meno.
Ieri la giornata politica dei consiglieri regionali di maggioranza si è aperta a Treviso, non a Venezia. Nel quartiere generale della Lega, il K2, il governatore Zaia ha voluto chiamare tutti i capigruppo della sua coalizione: Lega, Lista Zaia, FI, Fdl. Obiettivo: definire la strategia per riuscire a uscire dall’impasse, soprattutto dopo le dichiarazioni sulla stampa che dipingono un gruppo diviso. Ed è su questo punto che a Venezia, quando i lavori si sono aperti, le minoranze hanno attaccato.
LE OPPOSIZIONI Il primo è il dem Claudio Sinigaglia: «Da mesi chiediamo alla coalizione i criteri con cui andare a definire le future Ulss del Veneto. Leggiamo ora che per il presidente della Commissione sanità, lo zaiano Fabrizio Boron, l’ideale sarebbero sette aziende, una per Provincia. Anche per noi. Si definisca allora un documento comune. Siamo disposti a ritirare tutti gli emendamenti presentati e chiudere la riforma subito».
Piero Ruzzante del Pd rincara sulla spaccatura della maggioranza: «Boron dice sette? E il resto della maggioranza nove? Delle due l’una. O Boron non è più in coalizione o la coalizione non riconosce Boron come relatore del progetto di legge. Poi c’è la proposta di Forza Italia: undici Ulss. Se questa non è una maggioranza spaccata, cosa lo è?».
Bruno Pigozzo, Pd, toma sull’assenza del governatore: «La discussione sulla riforma sanitaria, di cui Zaia è il primo firmatario, va avanti da oltre 100 ore e il presidente si è visto solo alla seduta iniziale. Di fatto, da tre mesi non è presente in aula. Se non si schioda dall’esilio e viene in aula a tenere a bada i suoi, si va all’infinito».
LEGA E VOTO SEGRETO. Stoppa il capogruppo della Lega, Nicola Finco: «L’opposizione deve smetterla di fare il cantastorie. Come in ogni coalizione, avere una opinione personale è lecito. Noi siamo abituati al confronto. Boron ha espresso la sua visione. Lui, come gli altri, voteranno compatti sulla decisione presa dalla maggioranza. E cioè nove Ulss. Piuttosto, non c’è coerenza nell’opposizione che oggi si dice disponibile, dopo mille tentativi di trattativa, alle 7 Ulss, quando fino a qualche giorno fa aveva proposto come criterio i 250 mila abitanti. Vale a dire le 21 Ulss attuali». La discussione prosegue e non mancano i momenti di tensione, come il richiamo, anzi i quattro richiami formali, del presidente del Consiglio, Roberto Ciambetti, a restare in tema al dem Graziano Azzalin («Consigliere, lei è maleducatissimo») e poi al tosiano Andrea Bassi.
Ad aggiungere benzina. Ruzzante ha proposto il voto segreto sull’emendamento che prevede l’opzione delle 7 Ulss, e poi su quello delle 9. Un tentativo di mettere alla prova la tenuta della maggioranza. Ma sia Boron (lista Zaia) che Massimiliano Barison (FI) si confermano compatti sulle nove.
Il Giornale di Vicenza – 5 ottobre 2016