di Filippo Tosatto. Bocciate sonoramente le Ulss di Padova, Vicenza e Legnago. Promosse a pieni voti la Veneziana e Belluno. Bene Pieve di Soligo e Feltre, discreta Treviso. Nella riunione mattutina, la Giunta regionale ha approvato le valutazioni annuali sugli obiettivi indicati ai direttori generali per il 2015. L’esito conclusivo scaturisce dai punteggi assegnati, in quote percentuali diverse, dall’esecutivo presieduto da Luca Zaia (75%), dalle conferenze dei sindaci veneti (20%) e dalla commissione sanità del Consiglio regionale (5%). Con quali criteri? Il modello adottato comprende un centinaio di indicatori ma quelli determinanti si riassumono in tre voci: il rispetto dei vincoli di bilancio, l’erogazione puntuale dei Lea (i Livelli essenziali di assistenza) e la riduzione delle liste d’attesa. Altrettante note dolenti per la città del Santo, per il capoluogo berico e per l’unità veronese.
I dg uscenti – Urbano Brazzale, Ermanno Angonese e Massimo Piccoli – non sono stati confermati nell’incarico a riprova del giudizio insoddisfatto circa il loro operato, sia sul piano della gestione finanziaria che su quello della tempistica nelle prestazioni. Tutt’altra musica per la Veneziana; afflitta tuttora da un sensibile disavanzo – acuito dagli onerosi project financing contratti nella stagione galaniana e dai costi aggiuntivi propri della specificità lagunare – l’azienda retta dal capace Giuseppe Dal Ben ha imboccato da tempo un percorso virtuoso che si è tradotto nell’abbattimento del debito e nel miglioramento dell’offerta diagnostica, tanto da ottenere il massimo punteggio sia da Palazzo Balbi che dagli amministratori locali. Nota di merito anche per le aziende dolomitiche, Belluno e Feltre, puntuali nel conseguire gli obiettivi concordati e ora affidate al commissario Adriano Rasi Caldogno; promozione senza riserve per l’efficiente Pieve di Soligo, qualche affanno per il capoluogo della Marca che sconta ingenti investimenti ai quali, finora, non ha corrisposto un analogo salto di qualità. Emblematica l’altalena dei voti. Se la Giunta ha applicato criteri tecnici («Complessivamente hanno svolto un buon lavoro, in qualche caso ottimo», il commento laconico del direttore regionale Domenico Mantoan) e la commissione del Consiglio presieduta da Fabrizio Boron si è astenuta una volta ancora – da ogni valutazione, il livello di gradimento dei sindaci è spesso inversamente proporzionale al rigore dei manager nella spesa; chi ha stretto i cordoni della borsa – Mirano, Verona – è stato sanzionato; chi ha imposto lacrime e sangue, leggi Alessandro Dall’Ora a Bussolengo, ha incassato una stroncatura feroce.
Non solo Ulss. Le pagelle riguardano anche le Aziende ospedaliere universitarie e l’Istituto oncologico veneto; qui i sindaci non hanno voce in capitolo mentre la Giunta valuta i dg all’80% e la commissione (ma solo in teoria) al 20%; Padova, stavolta, se la cava bene e ancor meglio Verona ma è l’lov a strappare il punteggio più elevato. Chissà che ne pensano i pazienti, finanziatori e destinatari (spesso negletti) del welfare nostrano.
Il Mattino di Padova – 22 settembre 2016