Di seguito la rassegna stampa di oggi sulla seduta del Consiglio regionale di ieri. E venne il giorno del canguro. Dopo 85 ore di discussione e 26 sedute consiliari paralizzate dall’ostruzionismo, il presidente leghista dell’assemblea Roberto Gambetti ha estratto dal cilindro la manovra che, analogamente a quanto avviene in Parlamento, consente all’esecutivo di saltare (sull’esempio del marsupiale) la montagna di emendamenti – oltre 700 dell’opposizione. «Ma non è un vero canguro», ribatte lui «semplicemente, preso atto che la minoranza intendeva impedire ad ogni costo all’aula di legiferare, ho applicato l’articolo 105 comma 4 del regolamento che, in presenza di un nuovo progetto di legge di maggioranza, fa decadere gli emendamenti precedenti. È mio dovere assicurare l’economia dei lavori, ci sono provvedimenti urgenti che attendono il voto, dalle nomine a Veneto Sviluppo al Piano cave al bilancio, chi ha ricevuto il consenso dei veneti ha il dovere e il diritto di governare».
«Ciambetti è il peggior presidente che il Consiglio abbia avuto in cinquant’anni, ha abdicato al suo ruolo istituzionale di garanzia trasformandosi nel capogruppo occulto della Lega», replica a muso duro il centrista Marino Zorzato. «Con il suo blitz ha dimostrato di non essere più il presidente di tutta l’assemblea, ma solo di una parte», chiosala capogruppo del Pd Alessandra Moretti, che parla di «spettacolo indecente» e indica Zaia quale mandante: «II governatore ha preferito usare la forza anziché la politica. Concedere solo qualche minuto per presentare i sub emendamenti alla riforma più importante della legislatura significa voler mettere il bavaglio alle opposizioni».
Letteralmente inviperiti i tosiani, con Andrea Bassi lesto a lanciare in aria le pagine del testo bis di riforma della Giunta. Ma quali sono le modifiche al testo presentate dall’assessore Luca Coletto? Essenzialmente tre. L’incremento del 15% dei posti letto negli ospedali di comunità e l’attivazione di almeno l’80% delle medicine di gruppo integrate entro il 2018; il passaggio di Cavallino-Treporti dall’attuale Ulss Veneziana alla futura azienda sanitaria del Veneto Orientale; la quantificazione dei risparmi ottenuti con la riduzione delle Ulss entro 60 giorni dal bilancio e il loro immediato reinvestimento in servizi al territorio. Confermato il riassetto: bocciata la richiesta di un’unità per la zona della Garda, le 21 Ulss saranno accorpate in 9: una per provincia più quelle della Pedemontana bassanese e del litorale veneziano. «Scelte razionali, dettate da valutazioni omogenee sui bacini di utenza, le peculiarità delle zone di confine e i flussi turistici. Non abbiamo ceduto ai ricatti dell’opposizione ne lo faremo in futuro», commenta la capogruppo zaiana Silvia Rizzotto. «Vergogna, cosi vincono lobby e clientele elettorali leghiste a scapito dei cittadini», ribattono i consiglieri del M5S che in aula hanno sventolato le immagini colorate del fatidico canguro. La discussione riprende domani; l’obiettivo dei forzaleghisti è licenziare la tormentata riforma entro settembre. (IL Mattino di Padova)
“Zittita” l’opposizione. La minoranza attacca il presidente Ciambetti. Il Pd: «Non la passerete liscia»
Alda Vanzan, dal Gazzettino. Alla ventiseiesima seduta del consiglio regionale del Veneto, inchiodato ormai da tre mesi sulla riforma sanitaria, e dopo 85 ore di discussione per buona parte inutile, ieri la maggioranza di Luca Zaia si è stufata dell’ostruzionismo dell’opposizione e a sorpresa ha calato la “tagliola”. Significa che l’articolo di legge su cui si stava discutendo – era il 12, quello sul numero delle Uiss – è stato sostituito da un nuovo testo, ma così facendo sono state eliminate tutte le centinaia di emendamenti presentate dal Pd e dai tosiani, togliendo di fatto voce all’opposizione.
IL CANGURO – A mezzogiorno meno un quarto sui banchi del consiglio regionale piomba il cosiddetto “canguro” o “tagliola” che dir si voglia. Formalmente si tratta di un emendamento della giunta sostitutivo dell’articolo in discussione, ma per essere ammesso deve essere fortemente diverso da quello originario. In sei pagine, il “nuovo” articolo 12 ridefinisce l’assetto organizzativo delle Ulss e, tra le altre cose, toglie il Comune di Cavallino-Treporti dall’Ulss Veneziana per inserirla in quella del Veneto orientale. Il numero delle Ulss, oggetto da settimane di dibattito, resta fermo a 9. Il messaggio politico da Palazzo Balbi è chiarissimo: ha voluto il Pd giocarsi il “jolly” sui tempi non contingentati e paralizzare l’aula per mesi? Bene, la maggioranza usa le stesse armi del Governo nazionale: il “canguro”. Della serie, ogni volta che sarà usato il “jolly”, scatterà la “tagliola”.
«FASCISTI» – La mossa della giunta spiazza l’opposizione, tanto che quando Ciambetti concede 10 minuti per presentare eventuali subemendamenti, mezza aula insorge: «Troppo poco tempo». Zorzato (Ap) da del «fascista» a Ciambetti, Fracasso (Pd) annuncia carte bollate («Impugneremo tutto»), Bassi (Lista Tosi) promette battaglia («Preparatevi alla guerra civile»). Nei dieci minuti a disposizione la minoranza riesce a presentare solo una ventina di subemendamenti: un po’ pochi per permettersi l’ostruzionismo.
CONTROMOSSA – Pd e tosiani escogitano lo stratagemma: copiare la giunta. Così presentano altri tre emendamenti sostitutivi dell’articolo 12 (poi ce ne sarà un quarto) che rispetto a quello di Palazzo Balbi cambia nel numero delle Ulss. Un emendamento dice 12 Uiss, un altro 10, un terzo 7. Nel frattempo gli uffici dei gruppi preparano subemendamenti a raffica: alla fine saranno almeno 800, ma c’è chi giura di averne contati a spanne 1.600. L’opposizione, infatti, è convinta che la discussione del “nuovo” articolo 12 debba iniziare da uno dei propri testi, per la precisione da quello che prevede 12 Ulss. Spiega il controrelatore Claudio Sinigaglia (Pd): «Si deve iniziare da quelli più lontani dalla proposta iniziale, quindi prima si comincia con quello delle 12 Ulss, poi si passa a quello con 10 Ulss, eccetera».
TAGLIOLA – Ma il pacco di subemendamenti si rivela un boomerang per la minoranza: la maggioranza capisce che sarebbe rimasta inchiodata in aula per mesi. Ed è così che Ciambetti – che dietro di sé ha tutta la Lega e ovviamente il governatore Zaia – forza la mano e, appellandosi al quarto comma dell’articolo 105 del regolamento d’aula (“II presidente può modificare l’ordine delle votazioni qualora lo reputi opportuno ai fini dell’economia o della chiarezza delle votazioni stesse”) e forte del via libera degli uffici legislativi, comunica la decisione: si partirà con il testo della giunta. E siccome il testo della giunta è destinato a essere approvato perché la maggioranza ha i voti, va da sé che gli altri quattro emendamenti dell’opposizione finiranno in cestino.
BAGARRE – Sono le 17.43 quando Ciambetti annuncia: «Io devo garantire il buon funzionamento del consiglio regionale, voi state paralizzando l’attività amministrativa dell’ente e la vostra ulteriore manovra dimostra l’intento ostruzionistico. Quindi si comincia dall’emendamento 1314». Quello della giunta. I banchi dell’opposizione esplodono. Partono gli attacchi a Ciambetti. Zorzato: «Lei assomiglia a Goebbels». Casali: «Per la prima volta lei è parte e non arbitro». Fracasso: «Non la passerete liscia». Viene convocata una riunione dei capigruppo con l’ufficio legislativo e il segretario generale, ma ognuno resta della propria idea: per la maggioranza è tutto regolare, per la minoranza è tutto illegittimo. Alle 19 seduta sospesa. Si riprende domani. (Il Gazzettino)
Ciambetti affossa gli emendamenti. La minoranza: andremo al Tar e alla Consulta
E infine arrivò il canguro. Dopo 3 mesi rinchiusi a Palazzo Ferro Fini, 89 ore di discussione-fiume (più o meno utile alla causa) e 26 sedute «interamente dedicate», la maggioranza zaian-leghista ha deciso ieri che poteva bastare così e, si presume su ordine del governatore Luca Zaia, ha dato mandato al presidente del consiglio Roberto Ciambetti di forzare la mano, strizzando i tempi del confronto sulla riduzione delle Usl (uno dei due pilastri della riforma della sanità, l’altro è l’Azienda Zero, già approvata) e mettendo all’angolo le opposizioni che a suon di emendamenti, ormai più di 1.300, stanno zavorrando i lavori con l’ostruzionismo.
Ciambetti, pugno di ferro in guanto di velluto, col conforto del segretario generale del consiglio Roberto Valente ha quindi messo in moto «il canguro», escamotage consentito dal regolamento d’aula che consiste nella presentazione da parte della giunta di un emendamento sostitutivo dell’intero articolo in discussione, il numero 12, manovra che ha l’effetto di far decadere tutti gli emendamenti finora depositati a carico di quest’ultimo (erano circa 500). È chiaro che si tratta di tecnicismi che nulla hanno a che vedere col merito della questione, pura strategia d’aula, e difatti se si eccettuano il passaggio del Comune di Cavallino Treporti dall’Usl di Venezia a quella del Veneto Orientale (ma il sindaco lo sa?), la previsione di un incremento dei posti letto negli ospedali di comunità e delle medicine di gruppo e la predisposizione di un non meglio specificato «piano dei risparmi», l’articolo 12 resta esattamente com’era, soprattutto per quel che riguarda l’aspetto centrale, il numero delle Usl: 9 erano (una per provincia più la Pedemontana e, appunto, il Veneto Orientale) e 9 restano. Tutto il resto è cornice.
Va da sé che l’opposizione non l’ha presa per niente bene, anche perché per la predisposizione dei subemendamenti all’emendamento sostitutivo (ipotesi pure prevista dal regolamento, cervellotico fino allo smarrimento), Ciambetti ha previsto solo 5 minuti, poi allungati a 10, sufficienti alla presentazione di appena una ventina di proposte di modifica che di certo non consentiranno all’opposizione di resistere ancora a lungo. Insorgono l’ex vice governatore Marino Zorzato, il tosiano Andrea Bassi (che si scontra duramente con Ciambetti), i dem Stefano Fracasso e Andrea Zanoni, tra minacce di ricorrere al Tar (ma non si capisce bene come, visto che non si tratta di atti amministrativi) o di impugnare la legge, per il tramite del governo Renzi, davanti alla Corte costituzionale. «In ogni caso sarà guerra nucleare» avvertono le opposizioni tutte. Viene chiesta la convocazione della giunta per il regolamento, poi della commissione sanità, vengono sospesi i lavori, il clima è feroce. «Hanno fatto una porcata» sbotta Bassi mentre Zorzato, insieme ai capigruppo di Pd Alessandra Moretti, tosiani Giovanna Negro e Movimento Cinque Stelle Jacopo Berti mettono a punto la controffensiva, scrivendo a loro volta 3 emendamenti sostitutivi che propongono, nell’ordine: 7 Usl («Come voleva Zaia»), 10 Usl (le 9 della maggioranza più quella del Garda), 12 Usl (secondo il criterio di Ca’ Foscari dei 400/500 mila abitanti). «Zaia voleva 7 Usl, per accontentare i suoi gerarchi tradisce se stesso – attaccano all’unisono – E Ciambetti ha abdicato al suo ruolo di garanzia, una roba mai vista in 40 anni di Regione». Che anche qui si tratti di tattica, però, lo dimostra il fatto che i 3 emendamenti della minoranza sono a loro volta gravati da 400 subemendamenti della stessa minoranza (ciascuno: totale 1.600 nuove richieste di modifica!) , che dunque a rigor di logica non è neppure d’accordo con se stessa, sicché si capisce che l’obiettivo è sempre quello di mettersi di traverso allungando la discussione allo sfinimento e convincere la maggioranza a trattare.
«Non cederemo mai al loro ricatto. Confidavamo nel buonsenso ma ci siamo sbagliati. E ora si va fino in fondo» avvisa la capogruppo della lista Zaia Silvia Rizzotto mentre Ciambetti, bersagliato per tutto il giorno, spiega con calma olimpica: «Di fronte a situazioni imbarazzanti, con consiglieri che sottoscrivono emendamenti dalle spiagge di Cuba (il tosiano Maurizio Conte, ndr ), ho deciso di ridare dignità ed economicità ai lavori dell’aula». Anche perché in coda, fuori dal Palazzo, ci sono il Piano cave, le modifiche allo statuto di Veneto Sviluppo, il bilancio. Avanti tutta, dunque, con una nuova forzatura (la scelta arbitraria di discutere l’emendamento della giunta prima di quelli della minoranza, che così saranno cancellati) tra liti e cartelli raffiguranti canguri saltellanti. Li abbiamo lasciati così, si torna in aula domani. Ma il dado, ormai, è tratto, siamo alla svolta finale. (Il Corriere del Veneto)
21 settembre 2016