Un progetto di ricerca condotto dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (RC IZSVE 10/12) ha studiato il modo di intensificare la sorveglianza del virus West Nile attraverso la conoscenza delle abitudini alimentari della zanzara in relazione alla fauna selvatica, in particolar modo agli uccelli. In Veneto infatti non era chiaro quale fosse la specie volatile preferita dalla zanzara, da monitorare come riferimento per la sorveglianza della malattia. Il risultato più importante è stata l’identificazione delle specie di volatili preferite dalla zanzara comune: il merlo e la gazza sono in cima alla classifica, seguite dalla tortora dal collare e dal passero. La tortora risulta meno preferita, mentre il passero è scelto in modo opportunistico: tuttavia anche questi uccelli possono essere inseriti nell’attività di sorveglianza, in qualità di seconde scelte.
Anche il pollo domestico va tenuto in considerazione, confermando la bontà della scelta degli allevamenti aviari come sentinelle per la circolazione di West Nile virus. Piccione e storno sono invece risultati del tutto ignorati.
Si è capito che l’area più esposta al rischio di circolazione del virus West Nile, sulla base dell’effetto legato alla presenza di volatili selvatici, è una fascia compresa tra il fiume Po e il fiume Adige, nella parte sud-occidentale del Veneto. In ogni caso, tutta la parte pianeggiante della regione risulta essere esposta ad un rischio medio non trascurabile. Anche parte della provincia di Mantova e della Regione Emilia Romagna ai confini con il Veneto risultano interessate da una elevata probabilità di circolazione virale.
Conclusioni
Il progetto di ricerca IZSVe è stato il primo tentativo italiano di studiare gli ospiti di Culex pipiens associato al censimento degli uccelli selvatici, in modo da definire le reali preferenze di ospite della zanzara in un’area in cui circola il virus West Nile.
Lo studio ha individuato il merlo e la gazza come uccelli target per la sorveglianza nei confronti del virus. I mammiferi sono, come atteso, scarsamente rappresentati, compreso l’uomo. Questo in parte spiega la relativa bassa incidenza di WNV nell’uomo, comparando la situazione italiana ad esempio con quella dell’est Europeo o degli USA, in cui sono presenti altri vettori oltre Culex pipiens.
La produzione di mappe che permettano di individuare le aree a maggior rischio di circolazione di WNV si è rivelata una metodologia promettente per incrementare l’efficacia dell’attività di sorveglianza e prevenzione della diffusione del virus.
Vai all’approfondimento sul sito IzsVe
20 settembre 2016