Roberto Turno, dal Sole 24 Ore. Il sogno è di mettere all’angolo partiti e clientele da quel boccone ghiotto chiamato Sanità pubblica. Di evitare duplicazione di incarichi sempre nello stesso ospedale o nella stessa asl. La promessa, sulla carta, è di fare piazza pulita immediata (o quasi) di sprechi, disavanzi inspiegabili, mancate cure e Lea negati a chi ne ha diritto, code e liste d’attesa, pena la rimozione anche se uta stante. Di scegliere i migliori. Che salvino obiettivi di salute e conti. Di svecchiare la plancia di comando fino alla rottamazione dopo i 65 anni. Nuovo spartito, nuova musica, nuove regole d’ingaggio sono in arrivo per i manager della Sanità pubblica seduti su poltrone che scottano a governare un tesoro da 111 miliardi l’anno. Quello che non basta mai e che tuttavia non manca di regalare sprechi e tant’altro che non va. Ma non sempre e dappertutto. «Merito, persone giuste alla guida della sanità. Meno chiacchiere più fatti concreti. Mai più la gestione della sanità in mano alla politica peggiore», promette il premier Matteo Renzi. Il decreto
«Abbiamo deciso di puntare a nuovi modelli di selezione dei manager della sanità. Gli obiettivi da perseguire saranno di salute e non solo economici», giura la ministra Beatrice Lorenzin. In nove articoli ieri il Consiglio dei ministri ha licenziato definitivamente il decreto legislativo figlio della “riforma Madia” sulla dirigenza negli enti sanitari. I direttori generali-manager, ma anche direttori sanitari e amministrativi, e, ove ci siano, dei direttori dei servizi socio-sanitari. Un pezzo di riforma che nello spirito vuole essere un tassello e camminare di pari passo alla messe di scommesse in campo per il Ssn. Anche se i dg-manager, in questo quadro, sono quasi dei generali senza poteri, pedine di un gioco che spesso – a cominciare dalle risorse – passa sopra le loro teste. E tuttavia, non significa che non serva un cambio di passo. E massima vigilanza. «Bene il decreto che alza l’asticella della selezione, ma i criteri sono incompleti e poco praticabili», sostiene Francesco Ripa di Meana, presidente di Fiaso. «Grande assente – aggiunge è la definizione di un alto profilo di competenze e attitudini».
L’elenco nazionale. L’elenco nazionale dei manager «idonei» è istituito presso il ministero della Salute e pubblicato sul suo sito Internet; sarà aggiornato ogni 2 anni e l’iscrizione vale per 4. Una speciale commissione di 5 membri (presidente un magistrato) nominata ogni due anni ma con incarichi non rinnovabili, prowederà alla formazione dell’elenco nazionale. Alla selezione sono ammessi candidati che non abbiano compiuto 65 anni, laureati e con esperienza almeno di5 anni non solo in sanità, sia nel pubblico che nel privato, e capacità e autonomia di gestione di risorse umane, tecniche e finanziarie. La commissione valuterà i titoli e assegnerà un punteggio a ciascun candidato secondo parametri e criteri che indicati con decreto della Salute, dove prevarranno esperienza dirigenziale, tipo e dimensione delle strutture dirette, titoli formativi ed eventuali docenze. Il punteggio per l’iscrizione nell’elenco non dovrà superare 100 e non essere inferiore a 75. Per partecipare alla selezione si pagherà una tassa («contributo») di 30 euro. Non potranno accedere candidati decaduti da un precedente incarico per violazione degli obblighi di trasparenza.
Chi vince e chi “salta”. Saranno le Regioni a nominare i dg pescando nell’elenco nazionale dopo un avviso pubblico (anche sul proprio sito) del posto “in gara”. La valutazione dei candidati la farà una commissione locale, che indicherà una rosa di nomi (non meno di 3, non più di 5) tra cui scegliere il candidato con i «requisiti maggiormente coerenti con le caratteristiche» dell’incarico. La discrezionalità non mancherà, certo. I punteggi non saranno resi noti. Mai curricula dei pretendenti, quelli si.
Con la nomina le Regioni assegneranno (aggiornandoli) obiettivi di salute e e di funzionamento dei servizi, obiettivi di trasparenza. L’incarico non potrà durare meno di tré o più di 5 anni. Salvo decadenza o mancata conferma. Dopo 2 anni la Regione valuterà- un decreto definirà regole e procedure uniformi divalutazione – i risultati e se sono stati centrati o meno gli obiettivi. Decadenza immediata – dopo un contraddittorio – se l’esito è negativo. E rimozione senza scampo, immediata, per gravi disavanzi, violazione «manifesta» di legge e del «buon andamento e di imparzialità» o ancora di mancata trasparenza. Chi sbaglia paga, è la parola d’ordine. Magari si applicasse sempre e a tutti i livelli, anche politici perché no.
Dlgs elenco nazionale dg
Relazione tecnica
Relazione illustrativa
Il Sole 24 Ore sanità – 29 luglio 2016