È cominciata ieri in consiglio regionale la sesta settimana di discussione sulla riforma della sanità. Sulla prima parte, vale a dire compiti e funzioni dell’Azienda Zero, tira aria di accordo fra gli schieramenti. Al termine delle sedute attorno al tavolo tecnico, le minoranze hanno presentato congiuntamente una lista di controproposte, cinque punti ritenuti imprescindibili e sostanzialmente accoglibili dalla maggioranza: l’individuazione dell’Area sanità e sociale, l’istituzione del Comitato dei direttori generali, la supervisione di giunta e commissione sul bilancio della Gestione sanitaria accentrata, il potenziamento dell’attività ispettiva del consiglio e l’attivazione del fascicolo e della tessera sanitari elettronici. «Sono misure serie, del resto non siamo certo noi a fare ostruzionismo, ma è la maggioranza ad essere divisa al suo interno», punge Claudio Sinigaglia (Pd). «Siamo coesi nel chiedere garanzie di controllo su un mega-mostro che altrimenti rischia di diventare un Mose-bis», sottolinea Simone Scarabel (M5S).
«Grazie all’opposizione l’Azienda Zero può essere ricondotta alle strutture regionali, rispetto alla versione etero-diretta prevista dalla proposta Zaia che di fatto non esiste più, tanto che abbiamo un testo orfano», attacca Marino Zorzato (Ap). In particolare i dem non risparmiano l’ironia. «È come trattare con la Libia, non abbiamo un interlocutore», lamenta Orietta Salemi. «Siamo solidali col capogruppo leghista Nicola Finco, un Sisifo costretto ogni giorno a riportare su il masso che i suoi gli rispingono giù», sorride Bruno Pigozzo. Il leader del Carroccio apre alle richieste delle minoranze, ma conferma pure l’indiscrezione (svelata e stigmatizzata dalla tosiana Giovanna Negro) su un emendamento che punta ad incorporare nell’Azienda Zero la Centrale unica di acquisto per tutti gli enti pubblici dell’intero Veneto. «Visto che il 90% delle operazioni riguarda la sanità — spiega Finco — ci sembra logico individuare nel nuovo organismo il centro di tutto. Se poi vedremo che è oberato di attività, faremo sempre in tempo a riportare fuori l’extra-sanitario in un’altra agenzia». (Corriere del Veneto)
DALLE OPPOSIZIONI ARRIVA UN NUOVO PACCHETTO DI CONTROPROPOSTE. MA SPUNTA UNA NOVITÀ
Avanti, avanti piano, quasi indietro. Il refrain dei gondolieri ben si adatta all’estenuante trattativa che da settimane inchioda il Consiglio regionale sulla riforma della sanità, un progetto ambizioso e controverso che poggia su due pilastri: l’istituzione dell’Azienda Zero, una nuova governance deputata a tutte le attività extra-sanitarie e dotata di un budget annuale di 8,5 miliardi; e l’accorpamento delle UIss che il governatore Luca Zaia vuole ridurre da 21 a 9, una per provincia più le “enclave” di Bassano e Veneto Orientale. Obiettivi rimasti sulla carta, finora, perché l’ostruzionismo dell’opposizione (oltre mille gli emendamenti presentati grazie al jolly regolamentare che consente a ciascun gruppo una discussione senza limiti di tempo nell’arco della legislatura) ha paralizzato sul nascere il con fronto.
Per sbloccare l’impasse il capogruppo leghista Nicola Finco ha chiesto a Pd, tosiani e M5S di formalizzare le loro richieste “imnunciabili” e – ricevuto un documento articolato in otto punti – ha replicato con altrettante controproposte. Nulla da fare: «Dalla maggioranza sono giunte risposte irricevibili e indecorose», taglia corto Claudio Sinigaglia, il consigliere del Pd relatore di minoranza del progetto di legge «c’è addirittura un passo indietro nel confronto: da sei sì, un no e un “ni”‘ di partenza, dopo una settimana di lavoro siamo a due si, un no e cinque “ni” che evidenziano un’incapacità decisionale».
Ma di che stiamo parlando? «Le nostre priorità sono l’attivazione del fascicolo e della tessera sanitaria elettronici per tutti i veneti; l’istituzione del comitato dei direttori generali delle UIss con precisi poteri in relazione l’Azienda Zero perché non vogliamo un uomo solo al comando a gestire quasi 9 miliardi; e il potenziamento dell’attività ispettiva del Consiglio: la Giunta non può essere controllato e controllore».
Fin qui, l’abbinata tessera-fascicolo digitali (ovvero la chiave d’accesso ai servizi e il dossier delle prestazioni ricevute) rappresentano l’unico bersaglio centrato: previsti e finanziati dalla legge approvata un anno fa, entreranno in vigore all’inizio del2017. Resta l’impressione che, quatti quatti, leghisti e dem cerchino un punto di mediazione (la “sponda costruttiva” cara alla speaker Alessandra Moretti, già) mentre i tosiani non si contenteranno di garanzie programmatiche: «Le Ulss? La Lega si rimangi i regali promessi in campagna elettorale», mordono Andrea Bassi e Giovanna Negro «delle due l’una: o vale il criterio di una per provincia oppure prevediamone 12, raddoppiandole nelle cinque province maggiori che sfiorano il milione di utenti». Infine, Simone Scarabei (5 Stelle) detta un’unica condizione, tombale però: la rinuncia ufficiale ai project financing «da qui all’eternità». (Filippo Tosatto – Il Mattino di Padova)
“L’AZIENDA ZERO CENTRO ACQUISTI PER I COMUNI”
Alla sesta settimana e all’undicesima seduta del consiglio regionale del Veneto dedicato alla riforma sanitaria e all’istituzione dell’Azienda Zero, scoppia il caso del Centro Acquisti. Il quale Centro Acquisti potrebbe essere portato all’interno dell’Azienda Zero che a quel punto avrebbe la competenza di comprare non solo siringhe e cerotti per gli ospedali, ma anche tavoli, scrivanie e quant’altro per tutti gli enti locali, a partire dai Comuni. «È un emendamento che ci avevano tenuto nascosto», ha detto il controrelatore per la minoranza Claudio Sinigaglia (Pd).
«Stiamo valutando questa ipotesi perché la legge ci obbliga ad avere un’unica centrale degli acquisti», ha replicato il capogruppo della Lega, Nicola Finco. La giornata di ieri è trascorsa nell’ennesimo tentativo di mediazione. Puntate precedenti: la settimana scorsa maggioranza e opposizione trovano a parole una mezza intesa; nel pomeriggio di giovedì 21 la maggioranza consegna gli emendamenti che dovevano recepire quell’intesa; lunedì si riunisce l’opposizione che giudica «indecorosi e irricevibili» gli emendamenti avuti giovedì; ieri mattina l’opposizione con Sinigaglia, Negro, Zorzato, Scarabel consegna alla maggioranza le sue controproposte e poi tiene una conferenza stampa unitaria per dire: 1) non è vero che l’opposizione fa ostruzionismo, anzi l’opposizione è compatta e vuole medicare la legge per fare il bene dei veneti; 2) la spaccatura è semmai all’interno della maggioranza, tant’è che il presidente della Commissione Sanità Fabrizio Boron non solo non parla, ma neanche si fa vedere alle riunioni, e l’unico a tenere le fila è Finco.
Le controproposte: ridefinizione dell’Area Sanità e Sociale, creazione di un Comitato dei direttori generali con precisi compiti gestionali, potenziamento dell’esistente attività ispettiva, attivazione per tutti gli abitanti del Veneto del fascicolo sanitario elettronico unico entro un anno dall’attivazione dell’Azienda Zero, valido anche per le strutture private convenzionate.
Finco nel primo pomeriggio annuncia che le controproposte sono accoglibili e fa preparare gli emendamenti. Tra questi quello sul Centro Acquisti all’Azienda Zero. La seduta, già sospesa a metà pomeriggio, viene chiusa alle 18 e aggiornata a stamattina. Ma stamattina sarà ancora melina: le opposizioni dovranno trovarsi per valutare il nuovo pacchetto di emendamenti. La Lega, invece, vorrebbe cominciare a votare. A sentire Sinigaglia, prima di Ferragosto non si chiuderà niente: «Secondo me si arriva a settembre, a meno che non si faccia un tavolo di confronto serio». (Il Gazzettino)
27 luglio 2016