Il presidente del Consiglio Matteo Renzi conferma l’impegno del governo ad intervenire nel 2017 per rendere più flessibile le uscite previdenziali, in particolare per chi ha oggi 64-65 anni, i più penalizzati dalla riforma Fornero, e torna a ipotizzare una riduzione generalizzata dell’Irpef. «Abbiamo iniziato con gli 80 euro. L’ideale sarebbe ridurre le fasce Irpef, che sono cinque. Nel programma del centrosinistra 2013 c’erano due sole aliquote. Alla fine dovremo trovare il modo di avere quattrini su questo. Spero che riusciremo a farlo» ha detto Renzi nel corso della sua consueta sessione settimane di dialogo con i cittadini sui social network. Il nuovo meccanismo che sarà introdotto il prossimo anno per dare flessibilità alle uscite previdenziali si chiamerà Ape e riguarderà i lavoratori nati tra il 1951 ed il 1953. «Rispetto al passato l’età pensionabile è alta, ma rispetto alle aspettative di vita no».
I più sfortunati, dice il premier, «sono quelli nati nel ‘51-’52, che hanno visto sfumare l’opportunità di andare in pensione, e questo non è giusto» ha detto Renzi, spiegando che con l’Ape «si potrà eventualmente anticipare con una decurtazione economica l’ingresso in pensione, ma varrà solo per un certo periodo, proprio per i nati nel ‘51-’53».
Quanto alle imposte, oltre alla rivalutazione del progetto di sfoltimento degli scaglioni Irpef, che porterebbe comunque ad una riduzione delle imposte, Renzi ha annunciato novità sulla riscossione affidata ad Equitalia, che starebbe lavorando su nuove forme di rateazione dei debiti fiscali, e sulle tasse universitarie. «Spero che nelle prossime settimane ci possano essere novità su questo fronte» ha detto Renzi, che ha ipotizzato con la prossima Legge di Stabilità, oltre alle pensioni, la riduzione dell’Ires per le imprese ed il congelamento degli aumenti Iva, «una nuova forte semplificazione» dei procedimenti amministrativi. Per il 2017, inoltre, sarà confermato il bonus d 500 euro per i diciottenni, che sarà distribuito tra pochi giorni.
Sollecitato via internet dai cittadini, Renzi si è detto «in teoria favorevole» all’accordo commerciale tra Europa e Usa, anche se vanno verificate le condizioni, ed ha parlato diffusamente del Sud, «dove stiamo portando vagonate di quattrini», e dei progetti delle imprese. Da quelle in crisi, come Alcoa in Sardegna, con il governo che si è impegnato per un salvataggio «difficile, ma non impossibile», a quelle in crescita, come Fca che oggi presenta a Palazzo Chigi la nuova Alfa Giulia, «una bellissima notizia per l’economia italiana».
Anche le imprese pubbliche, intanto, elaborano nuovi progetti. Ieri al Ministero dell’Economia sono partiti i lavori per verificare concretamente la possibilità di una fusione tra Anas e Ferrovie, «per la creazione di un gruppo infrastrutturale di respiro internazionale», garantendo al tempo stesso «l’autonomia finanziaria di Anas». Gli interventi a favore del sistema bancario, invece, dovrebbero essersi esauriti con il decreto varato la settimana scorsa per i rimborsi degli obbligazionisti e velocizzare il recupero delle sofferenze. «Secondo stime indipendenti – ha detto Padoan ieri in Senato – le misure di semplificazione e modifica delle procedure concorsuali varate dal 2015 in poi comportano una riduzione media di tre anni dei tempi per il recupero dei crediti». (Mario Sensini)
Così l’uscita flessibile? Si potrà andar via dal 2017. Riduzione legata alla busta paga
Sarà possibile lasciare il lavoro al massimo tre anni prima. Per ogni anno di anticipo si prevede un taglio dell’assegno del 4%, quindi al massimo del 12%. Ma si tratta di una soglia variabile in base al reddito, che potrà diventare più pesante per gli assegni più alti e più leggera per quelli più bassi. In alcuni casi, con tre anni di anticipo e una pensione molto alta, il taglio complessivo potrebbe aggirarsi sul 25/30%. Il costo per lo Stato sarà di un miliardo di euro l’anno, ma anche il sistema bancario farà la sua parte anticipando una parte delle risorse. Il documento ufficiale del governo dovrebbe arrivare a giugno e aprirà ufficialmente la stagione del confronto, anche con i sindacati. Ma questi sono i fondamentali dell’Ape, l’anticipo pensionistico che dovrebbe essere introdotto entro la fine dell’anno con la legge di Stabilità, per poi diventare operativo nel 2017. Cifre e soglie possono ancora cambiare. E cambieranno ancora perché molto dipende da quanto il governo vorrà investire su questo capitolo della Legge di Stabilità. E quindi da quante risorse saranno disponibili anche tenendo conto degli altri interventi. Ma lo schema base sembra definito.
Il meccanismo sarebbe quello del prestito previdenziale: il pensionato flessibile lascia il lavoro prima della scadenza prevista dalla Legge Fornero, 66 anni e sette mesi. E incassa un anticipo dell’assegno, più basso rispetto alla pensione normale secondo la regole del 4% l’anno che abbiamo visto. L’anticipo lo restituirà poi in piccole rate che verranno trattenute dal momento in cui decorre la pensione normale.
Tre i casi possibili per l’anticipo. Nel primo rientrano le persone che decidono volontariamente di lasciare il lavoro prima. Nel secondo chi rischia di diventare esodato, perché ha perso il lavoro ma non ha ancora maturato i requisiti per la pensione. Nel terzo chi vuole essere mandato via dalla propria azienda, perché c’è una ristrutturazione o anche solo un ricambio del personale. Il taglio del 4% non compenserebbe del tutto i costi dell’operazione. Il resto degli oneri andrebbe ripartito in maniera diversa proprio a seconda dei tre casi che abbiamo visto.
Nel primo caso il costo aggiuntivo sarebbe direttamente a carico di chi vuole lasciare il lavoro in anticipo. Nel secondo caso, i possibili esodati, sarebbe direttamente lo Stato a farsi carico della spesa. Mentre nel terzo, trattandosi in sostanza di esuberi, l’operazione andrebbe finanziata dalle aziende. In tutti e tre i casi lo Stato si dovrebbe far carico degli interessi da pagare alle banche, che anticiperebbero una parte dell’assegno per poi essere rimborsate dall’Inps una volta che decorre le pensione normale. Sempre lo Stato coprirebbe il costo dell’assicurazione per il caso di morte del pensionato, che perdendo l’assegno non potrebbe più restituire a rate l’anticipo. Insieme all’Ape dovrebbero arrivare delle misure per incentivare i lavoratori giovani a scegliere una forma di previdenza integrativa, in grado di assicurare un’entrata aggiuntiva rispetto al solo assegno dell’Inps. E anche un intervento di semplificazione per i pre pensionamenti riservati ai lavori usuranti. Possibile una proroga per «opzione donna», che già oggi consente l’uscita anticipata alle lavoratrici. (Lorenzo Salvia)
Il Corriere della Sera – 5 maggio 2016