di Filippo Tosatto, dal Mattino di Padova. Lo zampino di Massimo Bitonci nella sanità véneta. Il sindaco di Padova e presidente della Lega veneta, non farà da convitato di pietra nella riforma strutturale delle Ulss che si va profilando: a ritagliargli un ruolo significativo ha provveduto il fedele Fabrizio Boron – il presidente della commissione sanità del Consiglio regionale – con un emendamento legislativo a sorpresa. I fatti. Venerdì sera, Luca Zaia – reduce da una vacanza newyorchese – ha riunito i consiglieri leghisti per un esame della situazione, a cominciare dall’iter del fatidico progetto di legge 23, che riduce drasticamente il numero delle unità sanitarie e introduce la holding gestionale dei servizi denominata Azienda Zero. Rispetto all’impostazione originaria – sette Ulss su base provinciale rispetto alle attuali 21 – il governatore ha accettato un paio di “raddoppi” – leggi i bacini del Bassanese e del Veneto Orientale – ma ha escluso ulteriori deroghe al 7+2.
Mugugni territoriali, contenuti peraltro, da parte Luciano Sandonà (Alta padovana) e Alessandro Romagnoli (Verona), poi Boron ha preso la parola, garantendo l’approvazione del progetto in commissione entro un mese, con una sorpresa però: un emendamento al testo che prevede la costituzione a Padova (dove tiene banco il progetto di nuovo policlinico) di un «comitato consultivo» – incaricato di coordinare l’attività di Ulss provinciale, Azienda ospedaliera e università – composto dal sindaco del capoluogo, dal rettore del Bo e da un rappresentante della Regione.
Scettica, in un primo tempo, la reazione di Zaia; poi, il tenace Boron ha motivato la proposta con la necessità di garantire un trait d’union tra i poli del sistema sanitario pubblico e la facoltà medica dell’ateneo, sull’esempio di Verona dove agisce da tempo l’Azienda universitaria ospedaliera integrata; un argomento che Zaia, superando qualche perplessità, ha infine accolto. Come dire: missione compiuta.
Bitonci, dapprima escluso dal tavolo, ora avrà voce in capitolo. Ne sembra eccessivamente malizioso scorgere in questa mossa un nuovo round del braccio di ferro a distanza tra il flemmatico governatore del Veneto e l’ambizioso il sindaco della città del Santo. Giochi fatti? Probabile ma non senza appendici polemiche. Perché Boron non ha lesinato critiche a Domenico Mantoan, il direttore generale della sanità, reo di avergli inviato una lettera che segnalava una norma sul silenzio-assenso prevista dalla legge Madia; ovvero: ci sono provvedimenti di Giunta che prevedono il parere obbligatorio (ma non vincolante) della commissione e spesso i tempi lunghi di quest’ultima ritardano l’approdo in aula l’aula; il manager, in proposito, ha ricordato che, trascorsi 90 giorni senza risposta, l’esecutivo può interpretare il silenzio come un tacito assenso e procedere.
Parole che hanno indispettito Boron, lesto a giudicarle un’indebita interferenza dei tecnici sulle istituzioni. Tant’è. Zaia ritiene scontato il via libera al progetto di riforma del welfare (cavallo di battaglia della sua fortunata campagna elettorale), prima però dovrà sottoporlo ai capigruppo di maggioranza e negli ambienti di Forza Italia – da Massimiliano Barison a Massimo Giorgetti – l’esclusione dei “colossi” Padova e Verona dalla deroga dell’Ulss unica suscita già malumore.
Il Mattino di Padova – 10 aprile 2016