I primi 11 decreti della riforma della Pubblica amministrazione arriveranno in Gazzetta Ufficiale «entro due mesi». Uscita dal primo confronto a tutto campo con le Regioni, la ministra della Pa Marianna Madia si dice ottimista sulla possibilità di tagliare il traguardo rispettando in pieno il calendario previsto per l’esame dei provvedimenti da parte di Consiglio di Stato, enti territoriali e Parlamento. Ieri, del resto, è arrivato il primo parere dei giudici amministrativi, che oltre a dare il via libera al decreto sulla trasparenza si sono lanciati in giudizi positivi sull’intero impianto della riforma, e anche i governatori, pur con qualche sfumatura diversa a seconda del colore politico, hanno annunciato un sostanziale via libera. Al punto che, a quanto risulta, sarebbero già pronti i pareri positivi sugli 8 provvedimenti di interesse più diretto per gli enti territoriali, con una serie di indicazioni sui temi ieri al centro del confronto. Ora la riforma Madia fa rotta sui dirigenti pubblici.
Resta ancora nell’ombra, per il momento, il decreto sui servizi pubblici locali, che ha subito parecchi rimaneggiamenti ospitando una parte della riforma dei trasporti (come anticipato dal Sole 24 Ore fin dal 25 gennaio) ma ora ha trovato un assetto definitivo e attende solo la “bollinatura” (dopo 35 giorni dal primo giro in consiglio dei ministri).
Obiettivo dell’incontro con le Regioni, come spiegato dal presidente della conferenza Stefano Bonaccini (governatore dell’Emilia Romagna), era proprio quello di «sciogliere dubbi o resistenze e anche per avere una procedura più veloce sui pareri che dobbiamo dare». Sul piano politico, la richiesta è stata quella di un maggiore confronto preventivo sul prossimo pacchetto di provvedimenti, che prima dell’estate dovranno affrontare nodi cruciali come la riforma della dirigenza e il nuovo testo unico sul pubblico impiego, mentre sui decreti già in corso d’opera i timori più diffusi si concentrano intorno ai tentativi di accelerare le procedure per Scia e conferenza dei servizi. Il problema, sottolineato per esempio dal presidente del Veneto Luca Zaia, sono i «tanti interlocutori» ancora presenti nella «catena decisionale», su cui c’è bisogno di un «intervento approfondito» per evitare sorprese. Sul punto, il rafforzamento del silenzio-assenso e gli obblighi di «conferenza simultanea» con tutti gli attori in gioco dovrebbe nelle intenzioni del Governo chiudere il problema, ma potranno essere importanti anche eventuali indicazioni dal Consiglio di Stato. Qualche chiarimento potrebbe poi arrivare sulla salvaguardia delle società finanziarie regionali, che faticano a rientrare nei nuovi parametri fissati per le partecipazioni pubbliche, e sulle assunzioni in società particolari come quelle informatiche, che faticheranno a trovare nuovo personale fra gli esuberi delle società in chiusura (del resto già il decreto prevede di evitare l’obbligo di pescare dai futuri elenchi per i profili professionali che non vi troveranno posto).
Sempre ieri, come detto, il Consiglio di Stato ha concesso il suo primo via libera, sul decreto che amplia gli obblighi di trasparenza. Più delle osservazioni sui singoli articoli, sono le riflessioni sull’intera riforma a costituire il cuore del parere (n. 515/2016, relatore Gerardo Mastrandea).
Il riassetto viene definito «rilevante» perché incide sull’«apparato pubblico nel suo complesso» con una «visione olistica che mette al centro il destinatario del servizio pubblico e non l’apparato che fornisce il servizio medesimo». Obiettivi che il Consiglio di Stato «sostiene e incoraggia» e rispetto ai quali intende fornire «un contributo adeguato, non formale».
Da qui il suggerimento al Governo che in questa fase venga valorizzato ulteriormente il ruolo consultivo di Palazzo Spada, soprattutto per perseguire al massimo la «qualità normativa» delle nuove disposizioni. E questo sia in chiave di deflazione del contenzioso – una norma scritta bene dà meno adito ai ricorsi – sia per rendere più fluida la fase dell’attuazione. E sulla fase attuativa Palazzo Spada chiede al Governo particolare attenzione e consiglia l’istituzione di una cabina di regia.
Da parte sua, il Consiglio di Stato metterà mano agli altri pareri anche ricorrendo ad audizioni di esperti e portatori di interessi collettivi. Un’apertura all’esterno «in linea con le finalità di crescita, sviluppo e competitività sottese alle recenti riforme amministrative, la cui concreta realizzazione dipende anche dalla fiducia degli investitori nella stabilità del quadro regolatorio e nell’efficacia degli apparati pubblici».
Sulla trasparenza, poi, la raccomandazione è di no n vederla solo in chiave di prevenzione della corruzione, ma «come strumento ordinario e primario di riavvicinamento del cittadino alla pubblica amministrazione». Anche per questo sarebbe utile una guida online alla trasparenza, «anche in forma di vademecum», perché il testo del decreto, per quanto frutto di un lavoro «delicato» e «apprezzabile» non in tutte le sue parti «è facilmente intellegibile e di piana e agevole lettura». (Il Sole 24 Ore)
Leggi anche l’articolo di Italia Oggi Riforma pa, tocca ai dirigenti
26 febbraio 2016