Il progetto di legge regionale numero 23, la cosiddetta “rivoluzione della sanità” voluta fortemente dal governatore Luca Zaia, resiste all’ennesimo assalto delle opposizioni, che ieri pomeriggio, in Consiglio regionale, hanno tentato nuovamente di far ritirare il disegno, per vedere poi la loro mozione respinta ancora una volta dai voti della maggioranza. Le contestazioni sollevate dai rappresentanti del Partito Democratico, sempre in prima linea contro il pdl della famigerata “Azienda Zero”, seguono quelle già sollevate la settimana scorsa e prendono il via dalle nomine dei direttori genearli decise proprio dal presidente Zaia. Nomine che, secondo il Pd, vanno a tracciare un quadro che si discosta sia dal piano sociosanitario in scadenza quest’anno, sia da quanto previsto nell’originale progetto di legge: «Si volevano portare le Ulss a quota sette, una per provincia, eppure palazzo Balbi ha nominato nove direttori, andando così a tradire i suoi stessi propositi – ha tuonato dai banchi di palazzo Ferro Fini il consigliere democratico Claudio Sinigaglia».
«La riforma pensata in origine non esiste più nei fatti, perché non ritirarla anche formalmente e aprire invece il tavolo di revisione, vagliando cosi anche i risultati e le criticità che emergeranno al termine dell’attuale piano regionale? L’esigenza di nominare i direttori in scadenza il 31 dicembre non c’è più, approfittiamone allora per valutare più attentamente gli equilibri del territorio, perché riformare le Ulss non è un atto meramente burocratico».
I nodi in sospeso, oltre al numero delle aziende sanitarie, restano quelli del personale e dei servizi in sofferenza, come ad esempio i punti nascita: «Gli ospedali sono costretti a fare il lavoro di sempre con molte meno risorse, senza sostituzioni – ha ribadito il consigliere del Pd Graziano Azzalin – a Rovigo erano tre anni che mancava il primario di Pediatria. Bisogna decidere come e dove intervenire, non deviare altrove l’attenzione, perché questi problemi si riproporranno di continuo se non saranno risolti».
«La maggioranza non ha avuto la forza politica necessaria a portare avanti questo progetto – gli ha fatto eco Piero Ruzzante – tanto è vero che il testo non è neppure firmato da tutti i gruppi: Forza Italia, Fratelli d’Italia, Indipendenza Noi Veneto non l’hanno mai sottoscritta».
«Dobbiamo conciliare le esigenze di spending review e le direttive europee, dobbiamo andare avanti – ha risposto Luca Coletto, assessore alla Sanità – per esigenze di razionalizzazione che non si possono più rimandare».
Alla fine a pesare sono stati ancora i numeri, comunque a favore del pdl 23, ma la votazione sfavorevole non ha raffreddato le critiche dell’opposizione: «Sarà possibile avere Ulss di tre tipologie e dimensioni diverse, da un milione, da 400 mila e da 200 mila abitanti? – ha commentato al termine Sinigaglia – Avremo ancora le Ulss con l’integrazione ospedali-territorio o avremo gli ospedali, soprattutto quelli dei capoluoghi, che assorbono la maggior parte delle risorse a scapito del territorio? Quali distretti avremo? Quale ruolo avranno le Conferenze dei sindaci? A queste domande si risponde solo attivando il nuovo Piano Sociosanitario e con una nuova programmazione, che noi quindi presenteremo come nostra proposta»
La Nuova Venezia – 9 febbraio 2016