La riforma della sanità veneta, con la riduzione delle Usl da 21 a 7 e la nascita dell’Azienda Zero a coordinare il settore, è ancora in alto mare. Il progetto di legge 23 a tema depositato in Consiglio regionale dal governatore Luca Zaia è fermo in commissione Sanità, che non ha approvato nemmeno il maxiemendamento presentato dalla maggioranza, eppure tempo non ce n’è più: 22 direttori generali delle aziende sanitarie su 23 scadono il 31 dicembre. Tranne Francesco Cobello, a capo dell’Azienda ospedaliera-universitaria di Verona solo da un anno. Insomma, è tutto da decidere. C’è però un’unica certezza: la riconferma del segretario regionale della Sanità, Domenico Mantoan. Il suo contratto è stato rinnovato fino al 2018 nel ruolo attuale e in attesa della nascita dell’Azienda Zero, di cui dovrebbe diventare il dg. Spazzate vie le voci che volevano il dirigente in partenza da Palazzo Balbi, il nuovo corso della sanità veneta inizia dunque con lui al timone.
Ora il secondo aspetto al vaglio della politica ma anche dei tecnici è il passaggio graduale dall’attuale assetto del sistema alla dimensione delle Usl provinciali, che non può certo avvenire nel giro di venti giorni. Si sta studiando, sotto il profilo tecnico-giuridico, una modalità di preparazione al cambiamento e la via principale sembra essere la proroga dei contratti dei dg, fatta eccezione per chi è in età da pensione.
Per i direttori generali si profila invece la proroga del contratto per 6/12 mesi o la loro trasformazione in commissari. E relativo commissariamento delle Usl. Fattispecie già contemplata per gli enti strumentali di Palazzo Balbi: «Si fissa il blocco delle nomine con relativo commissariamento degli organi degli enti strumentali della Regione in scadenza con la fine della legislatura». C’è poi un’altra questione da risolvere: il dg dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpav), Carlo Emanuele Pepe, scade il 12 dicembre. E non si sa se sarà confermato o meno. «E’ tutto nel caos — denuncia Claudio Sinigaglia, consigliere regionale del Pd in commissione Sanità — non ci dicono niente e non decidono niente». (tratto da articolo di Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto)
«Congelata» la riforma delle Usl. Possibile proroga dei dg o la loro trasformazione in commissari
Cristina Giacomuzzo, dal Giornale di Vicenza. Cosa ne sarà dei direttori generali delle Ulss del Veneto? E nebbia fitta. La scadenza triennale dei contratti è vicina: è l’ultimo giorno dell’anno. Gli occhi sono puntati sul governatore Luca Zaia. Come ha più volte annunciato nominerà «i 7 nuovi dg», uno per ogni nuova Ulss? Lo farà anche se il piano di riduzione delle aziende sanitarie non è ancora diventato realtà? Sì, perché il progetto di legge di Zaia (riduzione Ulss e Azienda zero) che ha depositato in Consiglio appena dopo le elezioni, si è arenato in commissione e pare che da lì non si smuoverà. Se ne tornerà a discuterà martedì 15 dicembre. Forse.
LE TRE VIE Intanto i giorni passano ed è impossibile che, come avrebbe voluto Zaia, la legge venga approvata in Consiglio prima della fine dell’anno, cioè allo scadere naturale dei contratti dei 21 dg. Dunque che fare? A palazzo Balbi i legali stanno valutando le possibilità. Sul tavolo di Zaia ci sono tre ipotesi. La prima. Commissariare i dg per 6 mesi in attesa che il Consiglio approvi la riforma. C’è però chi sostiene che non sia tecnicamente possibile. La seconda. Prorogare di sei mesi il contratto degli attuali direttori sfruttando un articolo di una legge del 2013 che lascia a Zaia la facoltà di rinegoziarli. Attenzione però. Per entrambe le soluzioni le nomine nuove verrebbero rinviate a giugno quando sarà in vigore la legge Madia. E questo non piace a Zaia. Perché? La riforma della pubblica amministrazione del Governo Renzi prevede, in soldoni, che per le nomine dei dg si faccia riferimento a un albo nazionale (e non regionale, come oggi) e che sia il Ministero a proporre 3 candidati al presidente della Regione. Quindi fra sei mesi Zaia si troverebbe a scegliere dei nomi proposti dal ministro Beatrice Lorenzin con la quale i rapporti non sono idilliaci. Meglio evitare? Terza ipotesi. La nomina ex novo dei direttori generali, uno per ciascuna Ulss del capoluogo. Avranno però funzioni di commissario a scavalco delle altre aziende sanitarie del territorio provinciale. Il contratto potrebbe durare 3 o 5 anni. A Zaia, ora, la decisione.
LE DIMISSIONI. A palazzo Ferro Fini, il presidente di commissione, Fabrizio Boron, spera che il nodo dg sia sciolto prima della prossima seduta. Lì poi c’è un’altra scelta da affrontare: dividere il progetto di legge sulla riforma di Zaia (approvando subito la parte della riduzione delle Ulss e rinviare quella della istituzione dell’Azienda zero)? Oppure blindare la maggioranza e andare al voto sul pdl unico? Sulla prima ipotesi si erano dette d’accordo le opposizioni e ora si sta trattando. Ma l’obiettivo di Pd e M5s è sì la riduzione delle Ulss, ma andando però a ridefinirne i confini con la creazione di bacini ottimali. Insomma, un’altra cosa rispetto al progetto di Zaia (unica Ulss provinciale e distretti al posto delle vecchie Ulss).
Dichiara Boron: «Spacchettare la legge per arrivare a votare subito l’unica Ulss provinciale in modo costruttivo con le opposizioni a me va bene. Altro è iniziare a discutere sugli ambiti ottimali. Lo hanno fatto in Emilia e ci hanno messo anni. Per quanto mi riguarda, in campagna elettorale è stato stretto un patto con gli elettori che, visti anche i risultati, hanno appoggiato l’ipotesi di riforma sanitaria di Zaia. Mettersi a discutere significa approvare la legge a oltre metà mandato: per me ciò sarebbe una sconfitta. Se questa però sarà la decisione della commissione, allora non sarò io a dirigerla in futuro (Il Giornale di Vicenza)
5 dicembre 2015