Cristina Giacomuzzo. Ci sono due proposte praticamente opposte sul futuro dei policlinici veneti, cioè le aziende ospedaliere universitarie che si trovano a Verona e a Padova. Due visioni nell’ambito della riforma sulla sanità in discussione in Regione. Una è a firma FI. Chiede lo spostamento dei policlinici sotto la competenza dell’Ulss. L’altra è della lista Zaia Presidente sottoscritta dal leghista Fabrizio Boron, che è anche a capo della commissione sanità. Propone di spostare l’ospedale dell’Ulss, il Sant’Antonio, sotto la competenza del policlinico di Padova. Questo solo potrebbe far pensare a quanto la riforma sanitaria che vuole Zaia (punta alla riduzione delle Ulss, da 21 a 7, e l’istituzione dell’Azienda zero), sia lontana anni luce dal diventare realtà. E invece no. Il presidente Boron si dice sereno: «Martedì prossimo la commissione lavorerà l’intera giornata. Siamo pronti a riconvocarci venerdì e lunedì e poi ancora il martedì successivo. Il termine ultimo per la commissione per licenziare il provvedimento è la fine del mese».
Sì, perché entro fine anno il progetto di legge deve essere discusso e approvato dal Consiglio, secondo il cronoprogramma proposto da Zaia, per far coincidere le scadenze delle nomine dei 21 dg con quelle dei nuovi secondo il rinnovato assetto con meno Ulss.
IL PROGETTO. Il presidente di commissione Boron, citando uno studio dell’università Ca’ Foscari, smonta la denuncia del Pd secondo cui con la riforma sarebbero a rischio 700 posti di lavoro. «Fanno terrorismo – dichiara -. Ma si è mai visto un dipendente pubblico perdere il posto? Si risparmieranno costi importanti con l’Azienda zero, vero. E ci sarà una ridistribuzione degli incarichi. Ma vorrei tanto sapere da dove salta fuori l’idea dei 700 lavoratori a rischio. Uno dei primi passi concreti sarà la realizzazione di un sistema informatico unico. Poi le gare di appalto unificate faranno risparmiare. Si entrerà a regime nel 2018 risparmiando 90 milioni di euro l’anno, cifra stimata per difetto».
IL FRONTE APERTO. Questo è l’obiettivo finale. Il difficile, al momento, sembra arrivarci. In commissione sanità la proposta di legge sulla riforma sembra più impantanarsi che assumere chiarezza tecnica, come denunciano le opposizioni. Per non parlare dell’aspetto politico. A distanza di una settimana dalla presentazione del maxiemendamento della maggioranza, per esempio, ecco le due versioni sul futuro dei policlinici. E su questo sarà come minimo discussione. I toni di Boron nel comunicato ufficiale di ieri sono concilianti («è un argomento decisamente interessante e da approfondire senza preclusioni di sorta»), ma sono ben diversi da quelli di martedì sera, a caldo dopo il deposito in commissione del documento di FI. «È un emendamento inammissibile – ha dichiarato a II Giornale di Vicenza – perché si prevede una modifica dei confini delle Ulss: ciò richiederebbe, per esempio, un nuovo passaggio in commissione dei sindaci in audizione. Non se ne parla». Massimiliano Barison, capogruppo di FI, è pronto a fare quadrato: «La nostra è una proposta che prende spunto dalla riforma sanitaria già approvata in Friuli e che, in realtà, risponde proprio alle istanze ricevute durante le audizioni già svolte».
Se sui policlinici si prospetta una prova della tenuta della coalizione, ci sono da considerare gli aspetti tecnici e formali della questione: policlinici e ospedali delle Ulss hanno regimi amministrativi diversi. Sarà cosi facile spostarli di competenza? E ancora. Sullo sfondo c’è un impianto di leggi nazionali in odore di modifiche. Sulla nuova fisionomia di policlinici e Ulss nei giorni scorsi è intervenuto l’assessore alla sanità, Luca Coletto, mettendo in guardia da un rischio non da poco: cioè che si finisca col finanziare la ricerca con i soldi stanziati per le cure del fondo sanitario regionale.
Il Giornale di Vicenza – 12 novembre 2015