Costi standard crescono in sanità. Ma con cautela. Con un avamposto in preparazione, tanto voluto da quelle regioni che possono vantare conti che tengono (ma sempre meno e sempre con più fatica) e che insieme possono vantare qualità avanzata delle cure. In sostanza dal Nord non solo padano e leghista fin sopra il Lazio. Per queste regioni infatti con la legge di Stabilità 2016 potrebbe essere confezionato un premio a sorpresa: un “fondino”, di quota ancora da stabilirsi, all’interno del Fondo sanitario nazionale. Insomma, un premio di “virtuosità”, una compensazione che ormai tutti i governatori con la coscienza sanitaria a posto, e non solo quelli di centrodestra, rivendicano rispetto al Mezzogiorno, fatta eccezione per la Basilicata e, appunto, il Lazio, una delle regioni storicamente più impantanate in vecchi debiti, anche se i bilanci sembrano migliorare.
Il capitolo “buoni acquisti” – in sostanza la capacità di spendere bene, rilanciando insieme la spending review – dovrebbe essere appunto uno dei principali fattori premiali di questa operazione allo studio del Governo e in discussione con le regioni. Quelle del Nord, intanto. Un’operazione che ha preso un primo contorno nel vertice di lunedì a Palazzo Chigi con Renzi, Lorenzin e De Vincenti da una parte, e quattro governatori (Chiamparino, Maroni, Rossi, Bonaccini) dall’altra. Assente Padoan. Una prima presa d’atto del problema («da Renzi c’è stato un impegno», giura però il lumbard Roberto Maroni). In attesa che dapprima i governatori domani discutano tra loro del “se, come e quanto”, e che poi martedì in un incontro finale col Governo si decida cosa (e se) davvero prevedere con la manovra 2016. Manovra che a quel punto sarà pressoché pronta per il varo in Consiglio dei ministri, e dunque nel caso si dovrà procedere di gran carriera.
Tanto più che, nient’affatto sbollita la contestazione sui tagli a 208 prestazioni «inappropriate» per le quali sia Renzi che Lorenzin hanno teso una mano ai medici, sia regioni che sindacati tengono ancora alto il tiro contro i tagli ai fondi per il 2016. Tagli che Renzi continua a non considerare tali: per il premier i 111 mld annunciati per il 2016 costituiscono 1 mld in più del 2015, non 2 in meno rispetto ai 113 previsti anche dalla Nota di aggiornamento al Def.
Ma anche a partita sui fondi è destinata a chiudersi proprio a ridosso del varo della manovra. Lorenzin ha ricordato esplicitamente al premier che avanzano i contratti, che i Lea costeranno 900 mln (circa 450 mln più di quanto stimato inizialmente) e che come per la scuola c’è da risolvere il rebus del precariato e quello del turn over. Insomma: 111 mld sarebbero pochini, spending o non spending. Che si arrivi a 112 mld e tutti vivranno felici e contenti?
Roberto Turno – Il Sole 24 Ore – 7 ottobre 2015