Sono state depositate oggi le motivazioni in base alle quali la Corte costituzionale ha dichiarato illegittime le norme sul blocco dei contratti nella Pubblica amministrazione. ‘Discriminante’ rispetto ai lavoratori privati, ‘sproporzionato’ per misura e durata e per giunta ‘irragionevole’. Tanto da violare le libertà sindacali. Questa la motivazione che ha indotto la Corte, lo scorso 24 giugno, a bocciare il congelamento della parte economica delle procedure contrattuali e negoziali dei contratti pubblici, scattato per il 2013-2014 ed esteso fino al 2015. “Il reiterato protrarsi della sospensione delle procedure di contrattazione economica altera la dinamica negoziale in un settore che al contratto collettivo assegna un ruolo centrale”. È quanto scrive la Corte costituzionale nella sentenza n.178/2015 con cui è stato dichiarato illegittimo il blocco economico dei contratti della Pubblica amministrazione che perdura dal 2010.
Nella sentenza la Corte rileva come “Il carattere ormai sistematico di tale sospensione sconfina in un bilanciamento irragionevole tra libertà sindacale (art. 39, primo comma, Cost.), indissolubilmente connessa con altri valori di rilievo costituzionale e già vincolata da limiti normativi e da controlli contabili penetranti (artt. 47 e 48 del d.lgs. n. 165 del 2001), ed esigenze di razionale distribuzione delle risorse e controllo della spesa, all’interno di una coerente programmazione finanziaria (art. 81, primo comma, Cost.)”.
La Consulta segnala proprio come “l’estensione fino al 2015 delle misure che inibiscono la contrattazione economica e che, già per il 2013-2014, erano state definite eccezionali, svela, al contrario, un assetto durevole di proroghe. In ragione di una vocazione che mira a rendere strutturale il regime del “blocco”, si fa sempre più evidente che lo stesso si pone di per sé in contrasto con il principio di libertà sindacale sancito dall’art. 39, primo comma, Cost”. E in questo senso “il sacrificio del diritto fondamentale tutelato dall’art. 39 Cost., proprio per questo, non è più tollerabile”.
I giudici rilevano poi come “solo ora si è palesata appieno la natura strutturale della sospensione della contrattazione e può, pertanto, considerarsi verificata la sopravvenuta illegittimità costituzionale, che spiega i suoi effetti a séguito della pubblicazione di questa sentenza”.
Ma ci sono altri due valori costituzionali che sono stati violati, a parere della Consulta: l’articolo 2, ovvero l’universale dovere di solidarietà economica, e il principio delle gradualità dei sacrifici imposti (articolo 53), perché il blocco aveva finito per introdurre «un prelievo tributario a carico dei pubblici dipendenti». Finendo quindi per «discriminarli» rispetto ai privati. A presentare ricorso alla Corte erano state proprio le sigle sindacali, che contestavano, oltre al blocco dei contratti, lo stop ai trattamenti accessori, le progressioni di carriera e la vacanza contrattuale.
Per quanto riguarda il futuro la Corte fa notare come “rimossi, per il futuro, i limiti che si frappongono allo svolgimento delle procedure negoziali riguardanti la parte economica, sarà compito del legislatore dare nuovo impulso all’ordinaria dialettica contrattuale, scegliendo i modi e le forme che meglio ne rispecchino la natura, disgiunta da ogni vincolo di risultato. Il carattere essenzialmente dinamico e procedurale della contrattazione collettiva non può che essere ridefinito dal legislatore, nel rispetto dei vincoli di spesa, lasciando impregiudicati, per il periodo già trascorso, gli effetti economici derivanti dalla disciplina esaminata”.
Madia: “Decideremo nella Legge di Stabilità, la discussione in autunno”. Il blocco dei contratti nella pubblica amministrazione dopo la sentenza della Corte costituzionale? “Si tratta di riaprire la contrattazione da una certa quantità di risorse”, il commento di Marianna Madia, ministro della Pubblica amministrazione. “Nella discussione sulla prossima legge di Stabilità capiremo le risorse e da lì dobbiamo partire”, precisa. “Tra l’ altro -aggiunge- si tratta di una discussione da fare in autunno”.
23 luglio 2015