Da 1,2 a 1,6 miliardi per rinnovi i contratti del pubblico impiego. E almeno altri 3-4,8 miliardi per l’eventuale proroga degli sgravi contributivi per i neo-assunti, sui quali nel 2015 si è partiti da una base di 1,8 miliardi, e per la possibile (ma non certa) flessibilità in uscita delle pensioni. Prendono corpo le prime cifre, seppure ufficiose, delle ‘Voci variabili” della legge di Stabilità che segnerà la prima tappa della rivoluzione copernicana sul fisco annunciata da Renzi. Di queste tre voci al momento solo quella relativa ai rinnovi nel pubblico impiego è certa di essere inserita nella manovra per effetto della pronuncia della Consulta. La dote necessaria varia da 1,2 a 1,6 miliardi a seconda che per le base di calcolo si consideri solo lo stipendio base o anche la componente accessoria. Ma sulla Stabilità già infiamma la polemica.
Con l’Anci che per voce del delegato alla finanza locale, Guido Castelli, respinge l’ipotesi di nuovi tagli ai Comuni e afferma: «Impensabile ottenere un risparmio di un miliardo in un anno dal riordino delle partecipate».
Le «spese fiscali». Questo riordino costituisce uno dei punti fermi della spending review 2.0 che sta mettendo a punto Yoram Gutgeld insieme a Roberto Perotti per ottenere 10 miliardi di risparmi nel 2016, revisione delle tax expenditures compresa. E da un documento consegnato alla commissione Finanze della Camera dal direttore del dipartimento Finanze del Mef, Fabrizia Lapecorella, emerge che tra il 2011 e il 2015 sono stati introdotti 35 nuovi sconti fiscali e ne sono stati abrogati 9. Nello stesso documento si spiega che il bilancio dello Stato 2015 include 269 delle 720 voci del rapporto Ceriani del 2011. Altre 294 non sono incluse perché frutto di un diverso benchmark di riferimento. Delle tax expenditures allegate al bilancio dello Stato 84 sono da considerare “strutturali” (esenzioni e riduzioni Irpef), e valgono oltre il 5 del Pil.
Secondo l’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) le agevolazioni fiscali valgono 161,3 miliardi e l’80% è «generale» (senza destinazione settoriale) mentre all’interno del 20% rivolto a uno specifico settore le perdite di gettito più rilevanti riguardano edilizia e mercati immobiliari (12,9 miliardi). Gli sconti di maggiore dimensione finanziaria sono le detrazioni per fonte di reddito (37,8 miliardi) e per carichi familiari (11,2 miliardi). Nell’analisi consegnata dall’Upb alla commissione Finanze del Senato si afferma che «per interventi «più immediati di contenimento» delle tax expenditures ci si potrebbe concentrare «su voci settoriali di impatto finanziario contenuto» presenti «soprattutto nei campi delle accise sui prodotti energetici e dell’Irap».
Per il presidente dell’Upb, Giuseppe Pisauro, i tagli alle tax expenditures potrebbero partire da «sussidi impliciti». Tornando alla riduzione delle tasse, il ministro Graziano Delrio afferma che l’abolizione della Tasi sulla prima casa aiuterà a far ripartire l’edilizia. Il ministro Boschi aggiunge: «Le opposizioni si lamentano ma gli italiani sono contenti». Ma restano le tensioni con la minoranza Pd. Con Pier Luigi Bersani che insiste: «La demagogia è il cancro di questo Paese» occorre combattere l’evasione fiscale.
Le «voci variabili» della manovra. Vacanza contrattuale da 400 milioni per il 2015
Un punto di inflazione, calcolalata con l’indicatore Ipca, vale da 1,2 a 1,6 miliardi in termini di maggiore spesa determinata dal rinnovo dei contratti del pubblico impiego (circa 3,3 milioni di dipendenti). È dunque all’interno di quella forchetta che si dovrà ragionare quando si arriverà alla voce “costo del personale” nella formazione del bilancio 2016. La riapertura di un negoziato per il rinnovo dei contratti è stata imposta dalla sentenza della Corte costituzionale, la cui pubblicazione è attesa per fine mese. E siccome l’anno prossimo l’Ipca programmata è dell’1% (contro lo 0,4% di quest’anno) è da lì che si dovrebbe partire.
Tenendo conto anche del recupero degli ultimi cinque mesi dell’anno in corso: dal giorno della pubblicazione della sentenza, infatti, scatta il ricalcolo dovuto, un addendo che dovrebbe aggirarsi sui 400 milioni di euro da conteggiare come vacanza contrattuale aggiuntiva. La differenza tra 1,2 e 1,6 miliardi dipende dalla base di calcolo: se si considera solo lo stipendio base (com’era avvenuto con gli ultimi accordi per il quadriennio 2006-2009) oppure se il rinnovo dovesse valere anche per la componente accessoria. Gli stipendi degli statali sono fermi dal 2010, un blocco imposto dal DI 78/2010 e successivamente prorogato che ha fatto risparmiare circa 11 miliardi, come ha reso noto la Ragioneria generale dello Stato.
Naturalmente i margini di trattativa politica sono tutti aperti: per esempio si può decidere di non fare un rinnovo sul cento per cento dell’indice Ipca, in quel caso si avrebbe qualche risparmio. Il rinnovo sarà sul triennio 2016-2018, con effetti costo cumulati. Il che significa che l’impegno di spesa quasi raddoppierebbe l’anno successivo, visto che l’Ipca è programmata all’1,9%, e nel 2018, con un Ipca all’1,8%. Ma come detto i margini di contrattazione esistono, visto che l’inflazione reale del biennio passato s’è rivelata a consuntivo più bassa del programmato, le parti potrebbero trovare un’intesa su un ordine di grandezza condiviso di indicizzazione magari lasciando più margini alla contrattazione di secondo livello. La trattativa dovrebbe aprirsi su quattro comparti e non più sugli oltre 16 del passato.
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22 luglio 2015