Camilla Madinelli dall’Arena. La sanità veneta è a rischio, come tutta quella italiana, se i tagli previsti dal governo Renzi nell’ambito della legge di Stabilità andranno in porto. Non è solo una frase da propaganda politica, o braccio di ferro tra Lega e Pd, su un tema che interessa da vicino i cittadini perché riguarda salute e accesso alle cure mediche. Non è solo campagna elettorale in vista delle regionali del 31 maggio, insomma. Prova ne sia che il grido di allarme viene lanciato dal direttore generale dell’Area regionale Sanità e sociale, Domenico Mantoan. «Se al Veneto saranno applicati tagli da 250 milioni di euro l’anno per tre anni» afferma «nell’ambito dei tre miliardi annui che lo Stato intende risparmiare sulla spesa sanitaria per un triennio, non ci sarà alternativa per la sanità italiana: si dovranno ridurre servizi e prestazioni, in Veneto abbassando gli standard elevati raggiunti in questi anni, oppure salterà l’intero sistema».
Oltretutto, sottolinea Mantoan, «il fondo sanitario è fermo dal 2010. A questo punto saremo costretti a ridurre l’offerta e a rimetterci saranno, alla fine, i cittadini. Non potremo più affrontare innovazioni tecnologiche e nuove sfide, con questi tagli. Sarà tornare indietro di 10 anni».
Renzi, però, alle Regioni ha detto: «Risparmiate». «Ma noi già l’abbiamo fatto, in Veneto» ribatte il dirigente regionale. E cita dati Istat: «Dal 2010 al 2014 la spesa sanitaria veneta pro capite è passata da 1.800 a 1.724 euro. La cura dimagrante c’è stata. Meno di così attenzione, perché andiamo sottopeso». Ma un altro suggerimento del presidente del consiglio è «Riducete le Uiss».
Ribatte Mantoan: «Ma cosa vuoi dire? Cosa si risparmia in questo modo? La trovo una ricetta penosa. Mandi lui un bravo tecnico da Roma, vediamo se riesce a ridurre in questo modo di 250 milioni. I dati oggettivi in Veneto sono chiari: finora siamo la regione che spende meno e che offre di più, in termini sanitari. Ma non ce la faremo più, con i tagli annunciati».
Il dirigente della Regione non ha mezzi termini, mentre visita l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar insieme al presidente del Veneto Luca Zaia e all’assessore alla sanità Luca Coletto. E per il governatore c’è alle porte un «massacro nella Sanità». Zaia ha ribadito che il Veneto è l’unico che non applica il ticket sanitario regionale e l’addizionale Irpef sulla sanità «rinunciando a 200 milioni annui per lasciarli nelle tasche dei veneti». Poi ha sottolineato che il Veneto, nell’intesa Stato-Regioni, ha già votato contro per due volte, sola contro tutti, ed è pronta a rifarlo a fine aprile. Gli altri presidenti non sono preoccupati? Nemmeno le Regioni governate dalla Lega, come la Lombardia di Maroni, si fanno sentire? «Tutti sono preoccupati, ma ognuno si fa i suoi calcoli» risponde Zaia. «Intanto noi veneti non abbiamo vergogna ne paura a fare da apripista nel dire no».
L’Arena – 26 aprile 2015