La responsabilità di gestione di una amministrazione, dal più piccolo comune al maggior ministero di spesa, sarà tutta in capo alla dirigenza che risponderà dei risultati (o degli eventuali errori) sul piano contabile ed erariale. È quanto prevede l’emendamento al Ddl Pa presentato dal relatore, Giorgio Pagliari (Pd), e approvato ieri in commissione Affari costituzionali del Senato. L’ok è arrivato dopo un teso confronto politico con i rappresentanti del Movimento 5 Stelle all’attacco contro una «misura salva-politici» e con altri settori dell’opposizioni critici per la scarsa efficacia della norma. Critiche anche fuori dal Parlamento con alcuni sindacati dei dirigenti pubblici che parlano di misura «salva-sindaci» e «salvapresidenti di Provincia e Regione». Tutti rilievi respinti con forza da Governo e relatore.
L’emendamento approvato affida al Governo una delega in più nell’ambito del previsto riordino del lavoro pubblico per meglio distinguere gli atti che rientrano nella gestione di un’amministrazione da quelli più propri dell’indirizzo politico. In altre parole si definirà con un decreto legislativo la tipizzazione di casi e fattispecie che non rientrano nell’indirizzo politico ma che sono propri della funzione amministrativa di cui risponde, appunto, la dirigenza.
«Immaginiamo una dirigenza autonoma anche in grado, se lo ritiene, di dire no alla politica» grazie alla«separazione tra l’attività di gestione e l’indirizzo politico», ha chiarito il ministro della Semplificazione e della Pa, Marianna Madia. Un concetto ribadito anche dal relatore Pagliari che ha sottolineato come l’approvazione dell’emendamento «che rafforza il principio di separazione tra l’indirizzo politico-amministrativo e la gestione» sia «un punto importante della riforma. Per questo – ha aggiunto – trovo ingiuste le critiche piovute dai gruppi di opposizione».
Sulla riforma più complessiva della dirigenza prevista all’articolo 10delDdlcheèincardinatasulprincipiodellarotazionedegliincarichi e dell’istituzione del ruolo unico, la Commissione dovrebbe votare probabilmente martedì prossimo, data in cui la “Affari costituzionali” dovrebbe concludere i suoi lavori che per oggi prevedono il voto sul capitolo delle partecipate. In ogni caso il testo approderà in Aula al Senato il 2 aprile e non più il 31 marzo come originariamente previsto. Un leggero slittamento che è stato deciso ieri dalla Conferenza dei capigruppo di palazzo Madama. Il Senato darà quindi il suo via libera dopo Pasqua al provvedimento che a quel punto potrà cominciare il suo cammino alla Camera.
Ieri in Commissione sono stati approvati diversi altri emendamenti all’articolo 13, sul lavoro pubblico, che spaziano dal conferimento all’Inps dell’attività di accertamento sulle assenze per malattia alla semplificazione di tutta la normativa prevista nella riforma Brunetta per il riconoscimento del merito e della premialità fino al ridimensionamento delle procedure disciplinari «per rendere concreto e certo il tempo di espletamento» di una sanzione.
Tra gli emendamenti approvati anche quello che prevede, per le amministrazioni con oltre 200 addetti, la nomina di un dirigente responsabile dell’inserimento di dipendenti affetti da disabilità. Sul passaggio dalle Asl all’Inps: l’operazione riguarda sia le competenze per le verifiche sia delle risorse (si tratterebbedi70milionieuro).Nelle chiamate per gli accertamenti sarà data priorità ai medici inseriti in liste speciali dell’Inps. Saranno quindi loro, poco meno di 1.200, a sorvegliare sulla validità dei certificati.
Via libera anche alle nuove misure sui concorsi conl’accentramento delle selezioni per gli ingressi per tutte le Pa, la revisione delle regole per il loro svolgimento, una sorta di corsia preferenziale per i precari, la definizione dei tetti per gli idonei e lariduzionedeiterminiperlavaliditàdellegraduatorieperlequaliscatta di fatto una stretta. «L’obiettivo è avere concorsi con scadenze metodiche», ha detto il ministro Madia. Che, parlando del riordino delle partecipazioni societarie delle pubbliche amministrazioni in votazione oggi in Commissione, ha sottolineato: «Non partiamo da un numero,ma ci sarà una drastica riduzione delle partecipate».
Il Sole 24 Ore – 26 marzo 2015