Si fa sempre più complicato il confronto in consiglio regionale sul bilancio 2015. Abbondantemente superato il limite di legge del 31 dicembre, con l’esercizio provvisorio in corso e lo spettro della gestione provvisoria all’orizzonte (dopo il 30 aprile la Regione potrebbe pagare solo gli stipendi e i mutui, l’attività sarebbe completamente paralizzata), con i forestali e i dipendenti delle Province, delle Apt e di Veneto Agricoltura in attesa di conoscere il loro destino, con i Comuni, le Usl, le società partecipate, le imprese, i lavoratori e le associazioni costretti a tirare avanti senza sapere su quali risorse potranno davvero contare, l’assessore al Bilancio Roberto Ciambetti sta tentando faticosamente di trovare la quadra, alle prese com’è con una maggioranza dilaniata tra zaiani, tosiani, alfaniani, berlusconiani, fittiani e ribelli vari, tutti decisi a strappare il milione da sbandierare in campagna elettorale.
Più dei partiti, in questa fase contano le lobby territoriali, vicentini contro trevigiani, veneziani contro veronesi. Per dire, raccontano a Palazzo che Ncd abbia posto in termini molto chiari le sue condizioni: un budget di 1,5 milioni per ciascuno dei suoi consiglieri. «Altrimenti non si passa». Gli altri forse non l’avranno messa giù così dura, ma il clima quello è.
In quattro sedute appese ad un numero legale in bilico perenne i consiglieri sono riusciti ad approvare appena una decina di articoli e tra i duecento e passa emendamenti depositati stanno saltando fuori le ipotesi più disparate, così che ogni volta si deve ricorrere ad una sospensione, un vertice di maggioranza (urlacci sono risuonati in mattinata tra Ciambetti e il vice governatore Marino Zorzato), una riunione di gruppo o tra i capigruppo. Si è pensato, ad un certo punto, di mettere a bilancio l’incasso stimato dalla vendita degli immobili delle Usl, una trentina di milioni che avrebbero permesso di accontentare un po’ tutti, ma al primo accenno a Palazzo Ferro Fini sono planati il segretario generale della Programmazione Tiziano Baggio e quello della Sanità Domenico Mantoan che, increduli, si sono chiesti se in aula fossero tutti impazziti. Quei cespiti, infatti, sono già a bilancio delle singole Usl, per poterli sfruttare occorrono farraginosi cambi di destinazione d’uso da parte dei Comuni (da Soave a Schio, passando per San Bonifacio e Trecenta non si contano gli ex ospedali vuoti e inutilizzati) e comunque, come già accadde per i palazzi della Regione inseriti nel piano alienazioni di Zorzato, si tratta di soldi evanescenti, dati per certi sulla carta ma quasi mai incassati nella realtà. Se n’è parlato per tutto il pomeriggio e alla fine s’è deciso di lasciar perdere. Tornando al punto di partenza.
Lo stesso è accaduto con l’emendamento Toniolo per l’esenzione Irap a favore delle scuole d’infanzia paritarie e dei centri di formazione, che ha fatto infuriare le imprese del turismo che si sarebbe viste soffiare, a compensazione, 5,5 milioni di euro. L’assessore di reparto, Marino Finozzi, ha tranquillizzato tutti: «E’ una forzatura quella di mettere l’uno contro l’altro il settore turistico e le scuole paritarie, il Veneto non rinuncerà né a promuovere la prima industria del nostro territorio, né a finanziare le scuole private che garantiscono un’attività formativa irrinunciabile». Intanto l’emendamento è stato accantonato.
Si continua invece a discutere la proposta, avanzata da Pietrangelo Pettenò della Sinistra, Piero Ruzzante del Pd e Vittorino Cenci di Prima il Veneto di ridurre le Usl dalle attuali 21 a 7, una per provincia, più le aziende ospedaliere di Padova e Verona, più lo Iov. L’idea, che all’inizio i più avevano liquidato come una boutade, ha assunto via via consistenza coagulando un consenso trasversale proprio grazie all’imminenza del voto, visto che sia Luca Zaia che Alessandra Moretti si sono detti in diverse occasioni favorevoli alla razionalizzazione. Anche qui, è scattata la riunione, presente Mantoan: la rivoluzione partirebbe dal primo gennaio ma sarebbe accompagnata da un commissario per almeno 2 anni e farebbe leva sulla previsione del piano sociosanitario approvato nel 2012 secondo cui «l’ambito ottimale» delle Usl è compreso tra i 300 e i 400 mila abitanti. Passati gli ardori iniziali, il clima a favore si è un po’ raffreddato ma la proposta non è ancora del tutto archiviata.
Dopo una sequela di riunioni protrattesi fino a sera, Ciambetti continuerà oggi a lavorare con i suoi tecnici al maxi emendamento e anche per questo la seduta in agenda per oggi è stata sconvocata. Ci si rivede domani. Nel frattempo, il governatore è bersaglio del fuoco nemico (Lucio Tiozzo del Pd: «Qua siamo nel pantano, la maggioranza è dissolta e Zaia sta al Vinitaly a brindare») ma anche ex amico: «Ciambetti è un bravo assessore e si sta dando da fare ma purtroppo è stato lasciato completamente solo» dice Carlo Alberto Tesserin di Ncd mentre l’ex leghista Matteo Toscani, ora con Tosi, scudiscia: «Il governatore sembra più impegnato a farsi selfie tra gli stand che non a far approvare il bilancio. C’è una nave che affonda e il capitano non si sa dove sia: come può pensare di tornare al timone e riprendere la guida?».
Marco Bonet – Il Corriere del Veneto – 25 marzo 2015