Interrogazione del Parlamento europeo: la Commissione intende rendere pubbliche le aziende che commettono frode? Due deputati hanno chiesto se i dati di tale registro saranno accessibile al pubblico. E un rapporto sottolinea: frodi peggio del bioterrorismo, manca spesso conoscenza e lucidità nel commetterle. L’estate 2014 non ha fermato il dibattito sulle frodi alimentari, tema ormai caldo e dotato di una portata compiutamente pan-europea. Mentre la relazione di Esther de Lange ha innescato la miccia, c’è ora chi ha proposto un registro europeo delle frodi- una sorta di catalogo per poterle meglio censire e controllare. Tale azione, necessaria per esercitare poi una sufficiente repressione-ha visto una serie di domande alla Commissione Europea.
Marc Tarabella e Jean Louis Cottigny, lo scorso gennaio (ma la pubblicazione è solo di agosto) avrebbero segnalato tramite il Parlamento Europeo, la richiesta ripetuta di un registro UE per raccogliere dati sulle frodi alimentari. Tale registro inoltre servirebbe per focalizzarsi sulle buone prassi per rinvenire e combattere le frodi.
I due deputati inoltre hanno chiesto se la Commissione intenda pubblicare i dati di tale registro rendendolo accessibile al pubblico.
Il Commissario alla Salute e Consumatori Tonio Borg ha risposto:
– La Commissione sta lavorando ad un sistema informatico dedicato per rafforzare la cooperazione tra Stati europei e assicurare un efficace scambio di informazioni su potenziali violazioni normative a sfondo economico, nei commerci intra-statali. Tale strumento sarà a supporto del team delle autorità nazionali che contrastano le frodi, consentendo un più rapido scambio di informazioni e dati.
– La Commissione non ha al momento una idea precisa sul creare un registro europeo di aziende accusate di frodi alimentari, ed è responsabilità degli Stati membri decidere come gestire tali casi.
– La Commissione intende nondimeno lanciare uno studio sull’applicazione dell’esistente quadro legale per verificare come le regole attuali consentano di prevenire le frodi o le prassi commerciali ingannevoli, in accordo con l’articolo 8 del regolamento 178/2002 della Commissione, che – ricordiamolo- richiama alla necessità di scelte informate e consapevoli da parte dei consumatori.
Intanto, un rapporto del GFSI (Global Food Safety Initiative, un think tank internazionale che include Danone e Wal Mart), pone alcuni spunti centrali per “mitigare i rischi posti dalle frodi alimentari alla salute pubblica”. A differenza delle azioni maliziose come il bioterrorismo- sottolinea il report- le frodi spesso sono effettuate con ignoranza o negligenza da parte del frodatore. E questo può produrre conseguenza gravi per la salute pubblica, come la melanina nel latte cinese nel 2009, o ancora, il riutilizzo di oli esausti per la cottura, con situazioni che sfuggono al controllo.
Il think tank sottolinea come le frodi alimentari richiedano un approccio completamente nuovo, ed una prospettiva differente rispetto alle capacità tradizionalmente usate nella gestione routinaria della sicurezza alimentare.
Un approccio diverso
In tal senso, occorre in primis sottolineare le vulnerabilità del sistema alimentare analizzato. Più facile a dirsi che a farsi, ma non si può escludere un esame puntuale dei momenti in cui lungo la filiera si possono verificare incidenti e frodi. La prioritizzazione è una conseguenza. In secondo luogo è necessario un piano di controllo sulle misure da mettere in atto.
Certo due punti sono pochi- e non coprono tutti i casi minuti in cui le frodi emergono- difficile inoltre capire la differente portata rispetto- ad esempio- ad un HACCP classico. Forse- questo è il punto di svolta- si tratta di entrare nella testa del frodatore, cercando di capire i momenti di vantaggio economico che possono emergere per gli operatori, insieme al sistema di incentivi e disincentivi sociali e più generali che si prospettano. Gli incentivi e disincentivi economici tuttavia non sono strettamente gli unici da considerare.
Intanto ci si interroga sulle frodi: cosa sono? Da dove vengono e come possono essere contrastate anche a livello regolatorio?
In tal senso chi froda o aggira deliberatamente la legge (UE) può davvero scegliere i paesi… in cui le sanzioni son meno severe o … i controlli meno efficaci (o entrambi).
Il problema della mancanza di una chiara definizione legale non è inoltre un problema soltanto europeo. Negli Usa, in base al Food Safety Modernization Act del 2011, la definizione di “economically motivated adulteration” sembra troppo vaga e non in grado di comprendere al suo interno le frodi. La motivazione economica, pure necessaria, sembra dover infatti essere indirizzata ad un obiettivo guadagno da parte di chi esercita la frode.
Un terreno scivoloso quindi. Ma certamente ne sentiremo parlare ancora presto.
Sicurezza Alimentare Coldiretti – 4 settembre 2014