Riorganizzazione dell’amministrazione dello Stato. Riforma della dirigenza. Semplificazione delle norme e delle procedure amministrative. Conciliazione vita-lavoro. In tutto 16 articoli, che contengono dieci deleghe, secondo step della riforma avviata con il dl Madia, per completare la riforma della pubblica amministrazione, iniziata con il dl 90. E’ iniziato al Senato, in commissione Affari costituzionali, l’esame del ddl di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. Nel ddl c’è il cuore della rivoluzione annunciata per il pubblico impiego: la riforma della dirigenza, oltre alla riorganizzazione delle amministrazioni dello Stato e alla razionalizzazione delle prefetture. La discussione generale inizierà martedì 9 settembre, per consentire un adeguato approfondimento dei diversi temi affrontati e da più parti è arrivata la richiesta di svolgere anche un ciclo di audizioni per approfondire alcuni aspetti.
In particolare l’articolo 10 delega il Governo ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi per riformare la dirigenza pubblica. Mentre l’articolo 13 prevede il riordino della disciplina del lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione.
Si punta a una robusta semplificazione dei servizi per cittadini e imprese: l’esecutivo dovrà emanare decreti delegati per assicurare piena accessibilità online alle informazioni e ai documenti in possesso delle amministrazioni pubbliche.
Saranno poi ridefiniti i tipi di conferenza di servizi, i casi di convocazione obbligatoria, saranno ridotti i termini di conclusione del procedimento, e si darà maggior spazio all’utilizzo degli strumenti informatici.
Il ddl prevede interventi anche sul fronte dell’acquisizione dei “concerti” per l’adozione di provvedimenti normativi o atti amministrativi, introducendo il silenzio-assenso nell’acquisizione di tale “concerto” (tranne nei casi in cui è il diritto europeo a richiedere l’emanazione di provvedimenti espressi, e non ci si può quindi limitare al silenzioassenso).
Si delega poi il governo ad adottare un decreto legislativo per l’individuazione dei procedimenti oggetto di segnalazione di inizio attività; e si mira a delimitare, in maniera più incisiva rispetto alla disciplina attuale, le possibilità di intervento in autotutela da parte della pubblica amministrazione. Un’altra delega riguarda la modifica di alcune disposizioni della disciplina in materia di prevenzione della corruzione, con l’obiettivo di precisare meglio l’ambito applicativo in particolar modo sul fronte della trasparenza, dell’inconferibilità e dell’incompatibilità.
La riorganizzazione dell’amministrazione dello Stato passerà pure per la razionalizzazione della rete organizzativa delle prefetture-uffici territoriali del governo, con revisioni delle relative competenze e funzioni (anche attraverso la riduzione del loro numero), nonché la revisione dell’assetto dei corpi di polizia.
Dopo la spalmatura su tre anni del taglio ai diritti camerali, le Camere di commercio dovranno riformarsi. Il diritto annuale dovuto dalle imprese dovrà essere eliminato, e andranno ridefinite le circoscrizioni territoriali (dovrà essere emanata una disciplina transitoria per il mantenimento dei livelli occupazionali).
Piatto forte del ddl è anche la delega al riordino della dirigenza pubblica. Dovranno essere istituiti tre ruoli unici (rispettivamente, dirigenti dello Stato, delle regioni e degli enti locali). L’accesso alla dirigenza avverrà essenzialmente per corsoconcorso.
Si punta infine a promuovere la conciliazione vita-lavoro, a riordinare anche le partecipazioni azionarie delle pubbliche amministrazioni e a rivedere la disciplina dei servizi pubblici locali. Qui essenzialmente per razionalizzarne la gestione.
tratto da Il Sole 24 Ore – 3 settembre 2014