Michele Ferrante, la Gazzetta dello Sport. Da anni il sistema antidoping nell’ippica funziona poco e male, con picchi grotteschi come l’annullamento di 108 positività nel 2010, per un errore dell’Unire nell’interpretazione del regolamento riguardante le seconde analisi. Qualche giorno fa è invece arrivata la richiesta di rinvio a giudizio del pm Ferdinando Esposito per l’ex direttore generale di Unirelab (il laboratorio antidoping dell’ippica) Paolo De Iuliis, per fatti risalenti al 2009, una novantina di test effettuati contro le norme previste (l’accusa avanza sospetti di manipolazione). Risale invece a pochi mesi fa un’ inquietante «negativizzazione» ufficiale di una positività al metabolita della cocaina (benzoylecgonina), trattata come se il regolamento antidoping prevedesse una soglia di tolleranza invece inammissibile a livello internazionale, Italia compresa.
E’ scritto nero su bianco. In un campione prelevato da un cavallo lo scorso 8 aprile a Napoli viene rintracciata una quantità di metabolita della coca inferiore ai 20 nanogrammi per millilitro di urina. La relazione di Unirelab, con firma del responsabile del laboratorio Marco Fidani, è indirizzata a Mipaaf (ufficio benessere animale) e per conoscenza alla commissione scientifica e all’ufficio premi: dichiara il campione negativo, facendo riferimento alle istruzioni operative comunicate dall’Unire in una nota del 30 gennaio 2009 e alla relativa delibera del marzo successivo. Quindi, secondo Unirelab, l’antidoping italiano prevede una soglia di tolleranza della cocaina, al di sotto della quale i positivi diventano negativi. Ci si sostituisce di fatto alle commissioni di disciplina e non si capisce come l’ufficio benessere del Mipaaf non abbia rilevato la macroscopica anomalia.
Non valida In effetti quella delibera esiste, fu redatta nel 2009 dal Cda dell’Unire guidata da Goffredo Sottile e stabiliva appunto la soglia di tolleranza di 20 nanogrammi di coca. Ma quella delibera manca della necessaria ratifica Mipaaf e quindi non è mai diventata operativa. Come se non fosse stata mai scritta e in ogni caso nessuna norma omologa compare nel nuovo regolamento antidoping riscritto nel 2012 e valido ora.
Spiegazioni? Non si comprende, quindi, come Unirelab possa aver tenuto conto di una regola inesistente per «negativizzare» un positivo alla cocaina. E sarebbe appunto interessante sapere come il Mipaaf, la commissione scientifica e l’ufficio premi, abbiano trattato il caso, che potrebbe non essere l’unico. Il problema delle positività con quantità minime come i 20 nanogrammi della coca, spesso da collegare a inquinamento ambientale o assunzione involontaria, è reale e attualissimo, proprio in questi giorni l’Inghilterra è alle prese con positività alla morfina (compreso un cavallo della Regina) contenuta in un mangime. Ma dovrebbe essere risolto all’ interno della normativa vigente attraverso l’ armonizzazione analitica, una sorta di taratura dei macchinari in modo che le quantità minime (di coca in questo caso) non vengano rilevate. Ma in caso contrario le stesse quantità non possono venire ignorate, originando così positività e non assoluzioni. La giustizia sportiva ha gli strumenti per modulare l’entità delle pene.
La Gazzetta dello sport – 2 agosto 2014