Il Veneto si prepara a dire no. «Uno storico no» precisa il governatore Luca Zaia, alla vigilia della calata a Roma per il voto sul Patto della salute: «Sarebbe la prima volta». Si tratta della mega partita da 337 miliardi di euro in tre anni (110 miliardi quest’anno, 112 per il 2015 e 115 per il 2016) del riparto sanitario nazionale, spartizione basata su criteri che non convincono per nulla il presidente ed i tecnici della Regione: «Abbiamo condotto una lunga battaglia per i costi standard, le abbiamo provate tutte per spingere chi finora ha sprecato verso la virtuosità – continua Zaia – e invece ecco che la proposta del ministro Beatrice Lorenzin, che domani incontreremo nella capitale, vira tutta, ancora una volta, a favore del Sud. Rispunta il principio di deprivazione, in base al quale si finanziano maggiormente le Regioni con i redditi più bassi».
«Mentre l’Agenzia delle entrate ci dice che al Sud si evade con tassi dell’80-90%, e questo perché si presume che chi ha redditi più bassi si ammala di più, mentre io sono convinto che si faccia più male chi si spacca la schiena lavorando. Poi si pretende di distribuire le cifre una tantum pro capite, superando la ripartizione ponderata che era invece più corretta, visto che la Liguria, dove il tasso di anzianità è altissimo, non può ricevere gli stessi fondi per l’assistenza delle regioni dove sono tutti ragazzi in forze. E non ci piace neppure la suddivisione delle risorse centralizzate per i Lea, che paradossalmente premiano chi i Lea finora non li ha mai rispettati».
Insomma, «il Veneto si prepara a votare contro e se noi votiamo contro, il Patto non si sigla, finisce nel cestino. Faremo asse con la Lombardia».
Proprio perché in attesa del riparto 2014 (e siamo a luglio!) la giunta ha deciso di rinviare l’approvazione dei bilanci preventivi delle Usl, delle aziende ospedaliere e degli altri enti sanitari, ed ha «congelato» i piani triennali di rientro delle sette Usl (Venezia, Rovigo, Belluno, Padova, Verona, Chioggia e San Donà) e delle due aziende ospedaliere (Padova e Verona) in deficit. I piani di rientro, monitorati da una commissione guidata dal segretario generale della Sanità Domenico Mantoan, prevedono che le Usl in rosso siano «accompagnate» verso il riequilibrio con finanziamenti decrescenti di anno in anno per fronteggiare i maggiori costi e, di pari passo, azioni mirate per limitare la spesa farmaceutica, dei dispositivi medici, del personale. I costi sono stimati in 70 milioni 597 mila euro di qui al 2016.
Ma.Bo. – Il Corriere del Veneto – 2 luglio 2014