Strategie di eliminazione della tubercolosi nei Paesi a bassa incidenza: il summit di Roma (4-5 luglio) tra 4-0 Stati voluto da Oms ed Ers ha un orizzonte ventennale, ma chiede impegni ora. L’Italia è in ballo: lo dimostrano i casi gravi di Tb superresistente alle cure dei due undicenni milanesi dell’ottobre scorso (ceppi provenienti dalla Romania), quelli degli studenti di medicina di Torino o gli allarmi per immigrati, nelle carceri o tra i poliziotti dell’operazione Mare Nostrum (con confusione tra Tbc attiva e positività ai test). “ Manca una Rete seria di sorveglianza”, ricordano da Stop Tb Italia e dal Centro Oms del San Raffaele di Milano. I dati ufficiali sono fermi al Rapporto 2-008: dall’Iss il solitario Lanfranco Fattorini si ostina a raccogliere cifre (nel 2-011 sono 4-453 i casi notificati).
E mentre a New York dopo i tagli dei fondi del 5-0% (articolo su Nejm) si registra per la prima volta un aumento di casi, con spese lievitate a causa dei farmaci per la multiresistenza, Londra da anni è capitale europea della Tbc (su Lancet). Ma, se si vuole, la Tbc si può fermare. (m. pag.)
MARIO RAVIGLIONE *. IN UNA storica sessione dell’Assemblea Mondiale della Salute il 19 maggio 2014, i ministri della sanità dei Paesi hanno adottato una risoluzione che li impegna ad accelerare gli sforzi e gli investimenti per la lotta globale alla tubercolosi. La risoluzione si appoggia su una nuova strategia di controllo e su alcuni obiettivi che mirano a ridurre drasticamente la Tbc entro il 2035: rispetto al 2015, mortalità ridotta del 95%, incidenza annuale ridotta del 90% e nessun malato di Tbc che soffra di “spese catastrofiche” (termine usato in economia sanitaria che significa, in pratica, «scendere sotto il livello di povertà a causa di una malattia»).
La nuova strategia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), appena approvata dopo due anni di consultazioni con governi, Ong, fondazioni, società civile e le varie agenzie che lavorano in questo campo, prevede alcuni principi generali e tre pilastri che riassumono gli interventi fondamentali.
Il primo pilastro è una guida specifica e programmatica su: diagnosi precoce; terapia; assistenza speciale al malato che è sieropositivo oppure affetto da forme di Tbc multi-resistenti ai farmaci; profilassi.
Il secondo pilastro si rivolge invece ai ministeri della Salute e altri organi di governo incitando alla pianificazione e agli investimenti; alla collaborazione con operatori non-governativi che sono impegnati nell’assistenza al malato; alle politiche sanitarie quali l’accesso universale e l’obbligo della notifica, l’uso razionale dei farmaci per evitare la farmaco-resistenza e il controllo delle infezioni in ambito sanitario, e infine la protezione sociale per evitare le “spese catastrofiche” al malato.
Il terzo pilastro sottolinea l’importanza della ricerca per introdurre mezzi innovativi e per facilitare il transfer rapido di tecnologia nei paesi più colpiti. La riunione del 4 e 5 luglio 2014 a Roma, convocata dall’Oms con l’appoggio della Società Europea di Malattie Respiratorie e il patrocinio del ministero della Salute italiano, rappresenta l’importante tentativo di adattare la nuova strategia ai Paesi con i livelli di Tbc più bassi del pianeta (meno di 10 casi per 100.000 abitanti). Infatti, questi Paesi, tra cui l’Italia, sono quelli che possono aspirare all’eliminazione della malattia in tempi brevi. Chiaramente, trattandosi di economie avanzate e con caratteristiche ben diverse da quelle di Paesi più poveri dove la Tbc ancora uccide 1.3 milioni di persone all’anno (3500 al giorno), i Paesi come l’Italia hanno bisogno di focalizzarsi su alcuni interventi precisi, considerato che il problema Tbc è concentrato spesso in alcuni segmenti di popolazione che comprendono i marginalizzati, i meno abbienti o i meno sani. Si tratta spesso di immigrati recenti, sieropositivi, carcerati, alcolisti, minoranze nomadi, ma anche di diabetici, anziani e persone che utilizzano certi medicinali che possono ridurre la protezione contro la Tbc da parte del sistema immune. In collaborazione con esperti di molti Paesi, l’Oms ha così elaborato una approccio specifico per i Paesi in cui l’incidenza della tubercolosi è bassa derivandolo dalla nuova strategia globale. Si tratta di otto interventi prioritari che verranno discussi durante la riunione di Roma dai rappresentanti di 40 Paesi a bassa incidenza tubercolare e di seguito finalizzati per l’adozione definitiva.
Con 150.000 nuovi casi e 10.000 morti all’anno di Tbc, anche i Paesi più ricchi del pianeta hanno un dovere urgente di intervenire per salvare vite umane e prevenire la diffusione di una malattia che si può guarire con solo pochi euro. Ci vuole impegno politico e volontà di agire urgentemente. * Direttore Programma Globale Tubercolosi, Oms, Ginevra
* Segretario Gen. Società Europea di Medicina Respiratoria – Repubblica – 1 luglio 2014
Quell’infezione mai scomparsa
di Dacia Maraini Leggo sul Times di un nuovo pericolo tubercolosi. «C’è veramente da preoccuparsi?» chiedo a Mario Raviglione, direttore del Programma Globale contro la Tbc (Gtb), all’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) di Ginevra. «Tutti pensano che la tisi sia una malattia scomparsa», mi spiega «ma si dà il caso che colpisca ancora quasi 9 milioni di persone ogni anno e di questi ne uccida un milione e trecentomila, ovvero 3.500 al giorno, quasi quanto le morti procurate dalla Sars nel corso della sua epidemia di due anni; centinaia di volte i morti che fanno le influenze suine ed aviarie e quasi il doppio della malaria. Gli uccisi dalla tisi equivalgono oggi a quelli dell’Aids, le due epidemie che sembrano competere per la prima causa di morte infettiva al mondo».
In effetti anch’io ritenevo la tubercolosi come la malattia di un passato che non conosceva gli antibiotici, di cui ha tanto raccontato la letteratura a cavallo fra l’800 e i primi del ‘900. Penso alla morte straziante di Katherine Mansfield, alla lunga agonia di Guido Gozzano, ai viaggi verso il mare e il sole di Chopin, alla bellissima «montagna incantata» di Thomas Mann. Chi conosce l’ex sanatorio Forlanini di Roma, sa quanta sapienza architettonica, quanta poesia malinconica c’è in quelle scalinate a spirale, in quelle terrazze dove malati di grande spirito e cultura — la consunzione si prestava alle metafore e molti l’hanno elevata a simbolo della fine di un’epoca di grande eleganza intellettuale, quasi una introduzione alla più feroce e barbara delle guerre — una malattia che si accompagnava a morbosi riti elegiaci, come l’indimenticabile Hans Castorp che, innamorato di madame Chauchat, si portava in una tasca vicina al cuore, la radiografia del polmone malato di lei. «A cosa è dovuta questa recrudescenza?» chiedo. «Lei deve pensare che circa un terzo dell’umanità (2 miliardi), porta l’infezione in modo latente. Di queste, solo il 10% svilupperà la malattia. E saranno i più deboli, gli ammalati di Hiv/Aids, di silicosi, gli alcolizzati, i grandi fumatori, i diabetici. La gente che muore di Tbc è quella più marginalizzata nel Nord del mondo e quella più povera e miserabile nel resto del pianeta. Di questi milioni di persone non interessa a nessuno, malgrado il fatto che, con 25 euro di farmaci per 6 mesi, si possano guarire quasi tutti».
Ci sono prevenzioni? Vaccini? «Il vaccino c’è ma è poco efficace. La prevenzione migliore è una buona salute. Moltissimi, come le ho detto, hanno i bacilli in corpo, ma se fanno vita sana, riescono a ucciderli. Nei Paesi più poveri, la Tbc è endemica e c’è ovunque. Il bacillo Tbc non rispetta le frontiere e si sposta con il Boeing 747 in poche ore. Con la popolazione mondiale in continuo movimento, la Tbc non può essere arrestata alle frontiere, ma solo con un’azione globale basata su buoni programmi di controllo e lotta alla povertà. Di qui l’importanza della cooperazione internazionale. La malattia, nonostante la recrudescenza, sta nell’insieme, regredendo, ma troppo lentamente. Si calcola che ci vorranno due o tre secoli per eliminarla. Noi vogliamo accelerare questa eliminazione che costa tanto in vite umane e cure prolungate».
Corriere della Sera – 1 luglio 2014