di Roberto Turno. Per quelli già in carica non cambiarà niente. Ma nel futuro non sarà possibile che i governatori siano commissari di sé stessi per il profondo rosso della spesa sanitaria, non importa se ereditato dai vecchi presidenti. Se lo sono giurato, la ministra Lorenzin e le regioni, nel «Patto per la salute 2014-2016» che nella mattinata di ieri è stato pressoché messo in sicurezza. Anche, a quanto pare, col beneplacito dell’Economia sulla garanzia che i risparmi che si realizzeranno nel Ssn nei prossimi anni resteranno tutti nel perimetro di spesa della sanità pubblica. Sempreché, beninteso, prossime leggi di stabilità o manovre di contenimento dei conti pubblici, non impongano al Governo di fare di necessità “virtù”. Cioè di tagliare ancora. Il «Patto» verrà formalmente siglato con ogni probabilità la prossima settimana in Stato-Regioni.
Ufficialmente non esistono testi, ma “appunti”. Tutti da collazionare ed evidentemente da limare ancora in questi giorni. Anche in attesa, ad esempio che l’Economia sblocchi i suoi pareri come quello atteso sugli investimenti, dalle tecnologie all’ammodernamento strutturale, per i quali le regioni chiedono che siano garantiti quelli su cui il Cipe s’è già espresso. Ma che non sono ancora arrivati. La (quasi) cautela mostrata ieri dal rappresentante dei governatori, Vasco Errani, dimostra del resto che la trattativa col Governo non è da considerare chiusa. Non ancora, almeno. Intervenuta al Senato in audizione, Beatrice Lorenzin s’è mostrata però ottimista, rivendicando tra i risultati incassati al tavolo della trattativa alcuni punti fermi: a partire dalla certezza che l’accordo sarà applicato integralmente grazie a una clausola di salvaguardia che ne affida il controllo passo dopo passo ad un comitato ad hoc.
«Sono molto soddisfatta, il Patto sarà il passo decisivo per garantire la sostenibilità del Ssn per i prossimi 15-20 anni», promette la ministra. La partita dei ticket, intanto, sarà risolta con una sorta di delega da mettere nero su bianco entro fine anno. Poi si capirà anche quando effettivamente decollerà il sistema tutto da scoprire che punterà sul reddito, sulla composizione del nucleo familiare e su minori certezze per i cronici sotto determinate (e ignote, per ora) soglie di entrate. «Saranno improntati all’equità sociale e al contrasto verso chi evade», promette ancora la ministra. Anche per i Lea (livelli di assistenza) si arriverà a interventi che in tre anni varranno 900 milioni circa di minori garanzie rispetto alle attuali, scemando determinate prestazioni e prevedendo l’ingresso di altre.
Insomma, per gli italiani non sarà una partita a vincere, quella del welfare sanitario che si prospetta da un Patto che in tre anni vale circa 327 miliardi. Con gli operatori che aspettano al varco di conoscere il testo dell’accordo, tra sospetti e malumori, tanto che il primo sindacato degli ospedalieri, l’Anaao, già parla di «occasione mancata». Occasione che forse potranno cogliere i neo laureati in medicina: per loro potrebbero aprirsi le porte del Ssn, senza essere specializzati. Si formerebbero in ospedale, a stipendio basso, non da dirigenti. Se il testo finale lo confermerà.
Il,Sole 24 Ore – 27 giugno 2014