di Claudio Tucci dal Sole 24 Ore. Mobilità intercompartimentale. Staffetta generazionale, con risorse derivanti dal part-time, dalla revisione dell’istituto dell’esonero, dalla risoluzione anticipata del rapporto di lavoro. Più automatismi nelle carriere dei dirigenti. Più peso alle valutazioni. Una riduzione consistente degli enti intermedi locali, regionali e nazionali. E un pacchetto di misure urgenti di semplificazione delle procedure. In edilizia. Ma anche per i diversamente abili e sul fronte della prescrizione dei farmaci per i malati cronici. Poi, in una seconda fase, scatterà la caccia alle risorse per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, bloccati ancora per quest’anno. Muove su più fronti l’intervento sul pubblico impiego che il governo punta a mettere in campo. Ieri il ministro Marianna Madia ha portato al premier, Matteo Renzi, il report delle consultazioni sulla riforma della Pa.
Che dovrebbe arrivare sul tavolo del consiglio dei ministri il prossimo 13 giugno. «Sono arrivate 34.674 mail di proposte. Ci siamo», ha twittato il presidente del Consiglio.
Sul fronte della dirigenza si cercherà di realizzare “un mercato” organico dei manager pubblici, articolato territorialmente (ciò implicherà anche un intervento sulla disciplina dei segretari comunali). Un approccio che avrà effetti anche sulle retribuzioni che dovrebbero ispirarsi al merito e alla omogeneità (a parità di prestazioni o incarichi svolti). Si potenzierà la valutazione delle performance che dovrebbe avvenire sulla base di obiettivi misurabili fissati dal ministro competente. Non si giudicherà solo la persona, ma pure la struttura che si è chiamati a guidare. I premi ai dirigenti saranno legati anche a criteri di carattere generale come l’andamento dell’economia o il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica. «Escludiamo un sistema di spoil system – ha detto ieri alla Camera il ministro Madia ma non si entrerà più in una amministrazione per restarvi tutta la vita con carriere automatiche». Una forte mobilità, quindi. Con la possibilità di licenziamento per il dirigente che rimane privo di incarico oltre un termine. Nella Pa si entrerà per concorso. Poi si dovrà fare una seconda selezione di abilitazione per diventare dirigente e avere accesso a un ruolo unico (oggi i dirigenti sono divisi in due fasce, prima e seconda).
Il ministro Madia ha spiegato inoltre che si vuole abrogare l’istituto del trattenimento in servizio, con la probabile liberazione fino al 2018 di circa 10mila-13mila posti. Un punto questo che è stato tra i più commentati nelle mail inviate alla Funzione pubblica per raccogliere suggerimenti sui 44 punti della riforma della Pa lanciata lo scorso 30 aprile. Altri punti che dovrebbero entrare nel pacchetto Pa sono la riduzione del 50% del monte ore dei permessi sindacali e l’introduzione dell’esonero dal servizio. Si ragiona anche su un intervento “robusto” sulle municipalizzate: a questi enti potrebbe essere infatti chiesto un contributo aggiuntivo di risparmi a ottobre in una nuova operazione di spending review del commissario Carlo Cottarelli. L’obiettivo è arrivare a un processo di riordino istituzionale dell’amministrazione centrale e periferica (prefetture, ragioneria, agenzie, commissioni tributarie, forze dell’ordine).
Si punterà anche a semplificare il sistema delle regole del lavoro pubblico per arrivare a un livello minimo di norme e un livello regolatorio più specifico frutto della negoziazione. Potrebbero poi arrivare nuove misure di semplificazioni di aiuto al settore dell’edilizia, quali le autorizzazioni sismiche, quelle paesaggistiche e in particolare per i piccoli interventi (rappresentano il 75% delle attività delle soprintendenze). Nel mirino c’è pure la riduzione dei tempi di rilascio del permesso di costruire. Più in generale si punterà a ridurre i procedimenti in cui è necessario un intervento autorizzatorio della Pa (che dovrà avere compiti di regolazione e controllo) e tra gli obiettivi c’è anche quello di eliminare ogni richiesta di documenti o certificati già in possesso dell’amministrazione. Entro il 2016 dovrà scomparire ogni forma di utilizzo della comunicazione cartacea. E si responsabilizzano enti e amministrazioni: tutti gli attori impegnati nell’esercizio di una funzione pubblica dovranno rendicontare il loro operato.
Il Sole 24 Ore – 29 maggio 2014