di Filippo Tosatto. Tredici miliardi e mezzo spezzettati in una miriade di flussi di spesa, dove la sanità e il sociale fanno la parte del leone, la difesa del territorio riceve risorse cospicue e così le infrastrutture viarie. Agli altri capitoli è riservata minore attenzione, cui fa eco una pioggia di microstanziamenti (talvolta nell’ordine delle migliaia di euro) dal sapore elettorale. La legge finanziaria e il bilancio 2014 della Regione, approvati a tarda sera dall’assemblea veneta dopo dieci sedute (34 sì, 19 contrari) alternano luci e ombre: buona tenuta dei conti, scarsità di segnali forti. Rispetto all’impostazione originaria, voluta dalla giunta di Luca Zaia e illustrata dall’assessore Roberto Ciambetti, il Consiglio ha apportato cambiamenti dettati più dalle pressioni del territorio e delle categorie che da un disegno organico di spesa. Una maratona che ha messo a dura prova la maggioranza di centrodestra
Prima i franchi tiratori leghisti, poi le tensioni tra Forza Italia e Ncd: in conferenza dei capigruppo, un alterco verbale tra Dario Bond e Carlo Alberto Tesserin (nella foto) ha sfiorato lo scontro fisico, costringendo il presidente Clodovaldo Ruffato a placcare il forzista inviperito. «Questa maggioranza ruba il mestiere a noi dell’opposizione», ironizza Stefano Peraro dell’Udc, promotore di una protesta collettiva contro il ritardo dei lavori.
Nel dettaglio, il capitolo welfare esce consolidato, tanto da consentire alla sanità (destinataria del 65% dell’intero bilancio) lo stanziamento della prima rata da 50 milione per il nuovo ospedale di Padova mentre i servizi sociali (nell’attesa dei 17 milioni supplementari promessi) mantengono il sostanzioso budget precedente.
Altro versante cruciale, quello ambientale, dove – accanto agli investimenti nella salvaguardia idraulica – spiccano i 40 milioni dirottati d’urgenza per sanare gli effetti di frane e alluvioni; abbastanza da richiedere sacrifici ad altri settori, insufficienti a risarcire danni pubblici e privati stimati in mezzo miliardo. Ingente il budget riservato alla mobilità, concentrato sulle opere viarie (l’onerosa Pedemontana in primis) mentre i 406 milioni destinati al trasporto pubblico locale non compensano i tagli attuati in precedenza. Controverse le iniziative in materia di lavoro e sviluppo: accanto a novità interessanti – come i 3 milioni stanziati per azzerare la quota-lavoro dell’Irap alle piccole imprese che assumano giovani e over 50, ideata da Moreno Teso (Fi) – si registra l’inspiegabile flessione (da 5 a 4 milioni) del fondo che finanzia i lavori di pubblica utilità, nonostante i buoni risultati conseguiti nel 2013.
«Bene i piccoli aiuti ma è mancata la scossa, anziché disperderle in tanti rivoli, le risorse andavano concentrate su un obiettivo prioritario, quello di favorire l’accesso al lavoro dei giovani, attraverso incentivi diretti all’assunzione e corsi di qualificazione retribuiti», è il commento di Giuseppe Bortolussi, il direttore della Cgia di Mestre.
La coda del dibattito ha alternato provvedimenti importanti – 1,8 miliardi per il sostegno e all’assistenza dei malati di Sla, approvati su proposta di Pietrangelo Pettenò ( Sinistra Veneta) – a situazioni paradossali, tipo l’emendamento presentato da Piero Ruzzante del Pd per equilibrare al ribasso i compensi annui dei soprintendenti lirici di Arena (250 mila euro) e Fenice (70 mila): «E allora stabiliamo che ricevano entrambi quanto percepito dal sindaco di Venezia, ovvero 70 mila euro», ha obiettato l’assessore Daniele Stival, inducendo i democratici a ritirare la proposta: «Nessuno accetterebbe l’incarico a queste condizioni», spiega il capogruppo Lucio Tiozzo, che boccia l’intera manovra: «Bilancio raffazzonato, zeppo di mance elettorali, che elude i problemi principali del Veneto, la maggioranza è dilaniata, manca un indirizzo politico e il secessionista Zaia continua a latitare».
Diverso il parere di Leo Padrin, speaker di Forza Italia: «Una manovra molto sofferta perché ci avviamo alla fine della legislatura, tuttavia le priorità sono state affrontate in modo adeguato, pur con qualche contrasto tra il liberismo del Piano casa e il protezionismo nella tutela del suolo. Convincenti le risposte in materia di sanità. Lo sfilacciamento? Riflette la frammentazione dei gruppi politici». «Scelte coerenti e responsabili», secondo Federico Caner della Lega. Perplesso Tesserin («Gestione finanziaria corretta ma non abbiamo lanciato segnali inequivocabili») mentre il «rivale» Bond è s soddisfatto: «Le istanze del territorio sono state rispettate e così le emergenze aperte. Volevo qualcosa di più in tema di lavoro, ma la partita non è affatto chiusa». (Il Mattino di Padova)
Via l’Irap per chi assume. Sgravi alle Pmi e alle cooperative che daranno lavoro
di Marco Bonet. «Buona la decima!», direbbero sul set. E c’è da credere che il regista non sarebbe molto contento. Figuriamoci gli uffici, le Usl, le società ed il resto della galassia che ruota attorno alla Regione, costretti ad attendere dieci sedute dieci (tre settimane) per veder finalmente approvato, a tre mesi dalla scadenza del 31 dicembre imposta dalla legge, ultimi in Italia, il bilancio di previsione 2014. Un iter lungo e complicato, protrattosi fino a notte anche nella decisiva seduta di ieri (non senza il piacevole intermezzo di Fiorentina-Juventus su tablet, per qualcuno), con 50 articoli che si sono via via aggiunti ai 19 di partenza soprattutto a causa della maggioranza spacchettata tra «tosiani», Zaia-boys, ex leghisti, nuovicentrodestristi, neo forzisti e forzisti «neri», tutti decisi a far sentire il loro peso, a far passare il loro emendamento, a guadagnare un posto al sole in vista delle Regionali del 2015 (questo era infatti il vero «bilancio elettorale», quello del prossimo anno approderà in aula in tempi non utili ai comizi). Con più d’un momento di tensione, come quello che ha visto protagonisti mercoledì Dario Bond di Forza Italia per il Veneto e Carlo Alberto Tesserin di Ncd, il cui contatto fisico è stato evitato solo dall’intervento del presidente del consiglio Valdo Ruffato, o la spaccatura del Carroccio che ha mandato sotto la maggioranza martedì, con furiosa resa dei conti tra i padani serrati nei loro uffici.
Ebbene, dopo che già era stato confermato il no a nuove tasse (a cominciare dall’addizionale Irpef che pure farebbe comodo) ed erano stati approvato l’emendamento da 40 milioni per il risarcimento dei danni provocati dal maltempo di gennaio e febbraio e quello da 150 milioni in tre anni per l’avvio dei lavori del nuovo ospedale di Padova, la principale novità emersa ieri è l’approvazione dell’emendamento firmato da Moreno Teso di Forza Italia (riveduto e corretto dalla giunta) che introduce uno sgravio Irap a favore delle imprese sotto i 250 dipendenti, delle cooperative e delle imprese a capitale parzialmente pubblico che assumono nuovi dipendenti. Con una comunicazione all’Agenzia delle Entrate, per il tramite di Veneto Lavoro, chi assumerà un lavoratore a tempo determinato per almeno 2 anni potrà dedurre dall’Irap pagata sul relativo stipendio (oggi è al 3,9%) fino a 15 mila euro, una cifra che sale a 30 mila euro se il contratto è a tempo indeterminato ed a 60 mila se il lavoratore è ultra cinquantenne (in entrambi i casi resta il limite di 2 anni). «Stimiamo che la norma possa favorire l’assunzione di circa 2 mila persone – dice Teso -. Una risposta concreta alle piccole e medie imprese che ormai da tempo stanno attraversando un momento di forte crisi». L’operazione è finanziata con 3 milioni, più le risorse indefinite derivate dalla spending review.
Il consiglio, approvando un emendamento della giunta, ha poi sospeso qualsiasi tipo di autorizzazione a nuovi impianti di trattamento dei rifiuti nella zona del bacino del Parco del Sile fino al 31 dicembre 2015, codicillo studiato ad hoc per bloccare la discarica CoVeRi a Casale sul Sile, ed ha anestetizzato per un soffio l’emendamento dell’assessore alla Caccia Daniele Stival che, appoggiandosi ad un emendamento di Piero Ruzzante del Pd che chiedeva un riequilibrio degli stipendi dei sovrintendenti dell’Arena e della Fenice (rispettivamente 250 mila e 170 mila euro), proponeva per questi ultimi «lo stesso stipendio del sindaco di Venezia», ossia 85 mila euro. Una proposta che ha avuto il via libera (più o meno inconsapevole) della maggioranza e che è stata affondata in extremis da Ruzzante con il ritiro del suo emendamento, mossa che a cascata ha fatto cadere pure il sub-emendamenti di Stival. Il rischio era infatti d’incorrere in un caso simile a quello del taglio del 70% degli stipendi del difensore civico e del tutore dei minori di cui al bilancio 2012, per cui la Regione ha subito pure una sconfitta al Tar (senza contare che non era chiaro se il consiglio potesse o meno decidere d’imperio gli stipendi dovuti da due fondazioni di cui la Regione è solo uno dei componenti).
Grazie al taglio lineare del 3% a tutti gli assessorati è stato possibile ripristinare il fondo dedicato alla non autosufficienza (721 milioni contro i 707 iniziali), quindi è stata estesa a tutti i titolari di un passo carraio, privato o agricolo che sia, l’esenzione dalla tassa oggi prevista per chi affaccia sulla strada (si tratta di centinaia di persone, soprattutto nel Trevigiano). Il maxi emendamento, 92 milioni su 13 miliardi complessivi recuperati per lo più dalla compartecipazione Iva (57 milioni) e dagli introiti legati dall’escavazione della sabbia e della ghiaia lungo i fiumi (10 milioni), stanzia oltre ai 50 milioni per il nuovo ospedale di Padova di cui si è detto, 15 milioni alle pensioni degli emotrasfusi (1.300 persone coinvolte). Brutte notizie, invece, per bus, treni e vaporetti: a differenza degli anni passati tra le pieghe del bilancio non sono state trovate risorse aggiuntive, né per la gomma e la navigazione (27 milioni di tagli dal 2010 ad oggi), né per l’acquisto di nuovi treni e per i «servizi tampone» in caso di ritardi o soppressione delle corse. (Il Corriere del Veneto)
21 marzo 2014