The Lancet lancia un Manifesto per istituzioni, policy makers e funzionari. Nei giorni scorsi l’economista Kenneth Rogoff (Harvard) – uno dei pochi ad aver previsto-insieme al bocconiano Nouriel Roubinì, a Robert Shiller e a Nassim Nicholas Taleb – la crisi dei mutui sub-prime del 2008, aveva sottolineato con forza “il tema”: a livello globale ci sono “fallimenti di mercato” nel distribuire correttamente le risorse, che vanno affrontati e corretti. Per una questione di giustizia, per consentire alle generazioni future che abiteranno la terra di avere standard di vita se non proprio migliori, almeno simili a quelli dei loro padri. Ma soprattutto per la mera sopravvivenza. L’esempio più lampante che Rogoff avanza riguarda il cibo spazzatura: risultato di filiere produttive sempre più lunghe e apparentemente efficienti, che si avvantaggiano della trasformazione come misura per ottenere “plus valore”.
Ma questo “vantaggio per tutti” è solo di facciata: ed il gioco si rivela per quello che è: un vero e proprio arbitraggio (o tassa occulta) di pochi che producono sui molti che consumano, e che causa danni globali ed una perdita netta di ricchezza.
“Esternalità”; come le chiamano gli economisti: ovvero, obesità e malattie connesse, ma anche collasso delle filiere agricole più virtuose perchè di più piccola scala, ma meno efficienti se misurate con gli indicatori tradizionali dell’economia. Con costi ingenti sui piani sanitari nazionali e per le casse pubbliche.
“The Manifesto”
Segni di un pensiero collettivo, il breve testo di Rogoff, che si ritrova anche altrove. Fino al punto di diventare pervasivo. Non è un caso che il Lancet, una delle 5 principali riviste scientifiche sulla faccia della terra, abbia lanciato un vero e proprio manifesto. “Dalla salute pubblica alla salute planetaria”; il titolo dell’appello che chiama a raccolta ricercatori e accademici. La sfida? Passare da una idea restrittiva e ospedalizzata della salute pubblica a invece una gestione di insieme, che abbracci la prevenzione. E quando si parla di prevenzione, entrano necessariamente in gioco le buone abitudini, alimentari e non. Così come entra in gioco una idea di insieme della sostenibilità: che deve essere certamente ambientale, ma anche economica e poi nutrizionale.
Il testo recita:
<< Questo manifesto chiede un movimento sociale per trasformare la salute pubblica, sostenendo l'azione della sanità pubblica collettiva a tutti i livelli della società - personale, comunitaria , nazionale , regionale , globale e planetario . Il nostro obiettivo è di rispondere alle minacce che abbiamo di fronte: minacce per la salute umana e il benessere, minacce alla sostenibilità della nostra civiltà, e minacce ai sistemi naturali e artificiali che ci sostengono. La nostra visione è di un pianeta che nutre e sostiene la diversità della vita con cui coesistiamo e da cui dipendiamo.
Il nostro obiettivo è quello di creare un movimento per la salute del pianeta.
Il nostro pubblico comprende operatori sanitari e professionisti della sanità pubblica, politici e responsabili politici, così come funzionari internazionali che lavorano attraverso le Nazioni Unite e in agenzie di sviluppo, ma anche gli accademici. Soprattutto, il pubblico cui siamo rivolti è costituito ogni persona che ha un interesse per la propria salute , la salute degli esseri umani, e la salute delle generazioni future.
La disciplina della salute pubblica è fondamentale per questa visione a causa dei suoi valori di giustizia sociale e di equità per tutti, e la sua attenzione alle azioni collettive di popoli interdipendenti e responsabili.
I nostri obiettivi sono quelli di tutelare e promuovere la salute e il benessere, per prevenire le malattie e disabilità, per eliminare le condizioni che danneggiano la salute e il benessere, e per favorire la resilienza e l’adattamento.
Nel raggiungimento di tali obiettivi, le nostre azioni devono considerare la fragilità del nostro pianeta e contemperano il nostro obbligo di salvaguardare gli ambienti fisici e umani all’interno del quale esistiamo.
La salute del pianeta è un atteggiamento verso la vita e una filosofia di vita. Si concentra sulle persone, non sulle malattie, e sull’equità, non sulla creazione di società ingiuste. Lo scopo deve essere quello di minimizzare le differenze di salute che dipendano dalla ricchezza, istruzione ricevuta, sesso e luogo di nascita. Sosteniamo la conoscenza come una fonte di trasformazione sociale, e il diritto di realizzare , progressivamente, i più alti livelli raggiungibili di salute e benessere.>>
Sostenibilità: fare qualcosa, presto per evitare il collasso
Il manifesto poi continua con l’introduzione dell’idea di una sostenibilità a 360°: e urgente da raggiungere, pena la compromissione degli standard di salute e più in genere di benessere della popolazione globale. Le parole sono pesanti e inequivocabili:
<< I nostri modelli di consumo eccessivo sono insostenibili e finiranno per causare il collasso della nostra civiltà. I danni che continuiamo a infliggere ai nostri sistemi planetari sono una minaccia per la nostra stessa esistenza come specie. I guadagni realizzati in salute e benessere nel corso degli ultimi secoli, anche attraverso azioni di sanità pubblica, non sono irreversibili e possono essere facilmente persi: lezione che non siamo riusciti a imparare dalle civiltà precedenti. Abbiamo creato un sistema economico mondiale ingiusto che favorisce una piccola elite benestante sui molti che hanno così poco.
La fine del progresso
La stessa idea del progresso “incrinato”-così ricorrente nella storia dell’umanità- , torna a farsi sentire. Un’idea, quella della fine della civiltà, cui in diversi pensatori hanno prestato nel corso dei secoli diverse suggestioni, da Malthus fino a Marx, a Spengler e Fukuyama (“la fine della storia”). In realtà più che altro filosofi, il cui pessimismo nel tempo era stato smentito, immolato sull’altare del connubbio sempre più stretto tra economia e tecno-scienza. Che dando di volta in volta risposte, sembrava in grado di trovare le soluzioni per scongiurare il collasso planetario.
Fa quindi effetto sentire la “rivista della scienza” (non certo un covo di profetizzanti pessimisti o filosofi depressi) così affermare: l’ idea di progresso illimitato è una pericolosa illusione umana: il successo porta nuove e potenzialmente più pericolose minacce. La nostra tolleranza del neoliberismo e delle forze transnazionali, improntati ad eccessi lontani dai bisogni della stragrande maggioranza delle persone, e soprattutto a quelli dei soggetti più esposti e vulnerabili, sta solo approfondendo la crisi che abbiamo di fronte. Viviamo in un mondo dove la fiducia tra di noi, le nostre istituzioni , e i nostri leader, sta cadendo a livelli incompatibili con quelli necessari per il mantenimento di società pacifiche, contribuendo così a una diffusa disillusione rispetto alla democrazia e al processo politico.
Una trasformazione urgente si rende allora necessaria nei nostri valori e nelle nostre pratiche basate sul riconoscimento della nostra interdipendenza e l’interconnessione dei rischi che abbiamo di fronte. Abbiamo bisogno di una nuova visione, a partire da un’azione cooperativa e democratica a tutti i livelli della società e di un nuovo principio di “planetism” e benessere per ogni persona su questa Terra – un principio che afferma che dobbiamo conservare, sostenere, e rendere resilienti i sistemi planetari e umani su che la salute dipende dando priorità al benessere di tutti. Troppo spesso i governi si prendono impegni, ma non riescono ad agire su di essi.
La voce della salute pubblica e della medicina, come la coscienza indipendente della salute del pianeta ha un ruolo speciale da svolgere nel raggiungimento di questa visione Insieme con le comunità abilitate, siamo in grado di confrontarci con interessi radicati e per combattere le forze che mettono a rischio il nostro futuro. Un potente movimento sociale basato su un’azione collettiva a ogni livello della società consegnerà la salute del pianeta e, allo stesso tempo, accompagnerà lo sviluppo umano sostenibile .
Gli agricoltori italiani di Coldiretti sono stati invitati a dare supporto al Manifesto, e hanno risposto all’appello, sottoscrivendolo. Il Manifesto coglie in pieno alcune difficoltà che tanto consumatori quanto agricoltori hanno entro le filiere alimentari globalizzate. Più salute e benessere, partendo da lontano rispetto all’ospedale: questa la sfida.
Richard Horton , Robert Beaglehole , Ruth Bonita , John Raeburn , Martin McKee , Stig Muro
The Lancet , London NW1 7BY , UK ( RH) , University of Auckland , Auckland , Nuova Zelanda ( RBE , RBO ), Dipartimento di Sanità Pubblica , AUT University, Auckland , Nuova Zelanda ( JR ), Department of Health Services Research and Policy, London School of Hygiene and Tropical Medicine, London , UK (MM) , e del Dipartimento di sanità Pubblica e Medicina clinica , Università di Umeå , Umeå , Svezia ( SW )
Sicurezza alimentare Coldiretti – 12 marzo 2014