“Razionalizzare le risorse economiche e valorizzare quelle umane. Non erano questi due dei capisaldi dell’era Zaia? L’accordo con Ca’ Foscari va in un’altra direzione, con la Giunta regionale che non considera i propri dipendenti meritevoli e di grande fiducia e con il “controllato”, che finisce per pagare il proprio “controllore”. Lo dichiara in una nota il capogruppo regionale di Italia dei Valori, Antonino Pipitone, presentando la sua interrogazione “Osservatorio sulla spesa sanitaria del Veneto. La Regione adesso paga quello che prima aveva in casa gratis?”, deposita oggi. “Pochi giorni fa – racconta il politico IdV – l’assessore alla Sanità, Luca Coletto, ha firmato con l’università Ca’ Foscari di Venezia un accordo di collaborazione in ambito sanitario, finanziato dalla Regione con 300mila euro l’anno per 3 anni, aumentabili fino a 500mila se ci saranno i risultati sperati.
L’obiettivo è di creare un “Osservatorio sulla spesa sanitaria” ed un “Centro di documentazione e supporto alle azioni del Piano sociosanitario regionale”, con la Regione, che si avvale delle competenze universitarie di studio, valutazione ed analisi per affiancare il management sanitario. Gli ambiti strategici toccati dall’accordo – precisa l’esponente di IdV – sono pressoché gli stessi compiti che aveva l’Arss, l’Agenzia Regionale Socio Sanitaria, che nel 2013 la Regione ha messo in liquidazione, sopprimendola e disperdendone i componenti in vari uffici, fra cui quelli di molte Ulss. Verifica e controllo gestionale in sanità, analisi dei bilanci, osservatorio prezzi e tecnologie, verifica e controllo della qualità dei servizi e delle prestazioni sanitarie. Questi sono alcuni esempi di tutto quello che faceva l’Arss e che i suoi uomini realizzavano.
E adesso – interroga Pipitone – chiediamo di farlo ad un’università, pagando come minimo 900mila euro, se non un milione e mezzo? Appare chiaro – osserva – che le analogie tra le competenze dell’Arss e quelle dei nuovi “Osservatorio sulla spesa sanitaria” e “Centro di documentazione e supporto alle azioni del Piano sociosanitario regionale”, sono stridenti. Così come appare chiaro che nei ranghi del management della Sanità regionale ci sono ancora dirigenti, funzionari e dipendenti in grado di produrre attività di studio, valutazione ed analisi sulla materia. Senza scomodare un’università e soprattutto senza sborsare tanti soldi per pagare quello che si aveva in casa fino a pochi mesi prima”. Nell’interrogazione si chiede alla Regione se questi fondi non si potevano impiegare meglio, per il sociale o le piccole imprese e l’artigianato. “Inoltre – conclude Pipitone – domando all’assessore se non veda una sottile vena di contraddizione nello stanziare del denaro per un Ente terzo a fini valutativi. In tal modo il “controllato” finirà comunque per pagare il proprio “controllore”.
5 marzo 2014