Vuoti di organico negli uffici pubblici da colmare facendo leva su una mobilità di fatto obbligatoria per gli statali. Sono alcuni dei suggerimenti che provengono dai dossier delle 25 task force sulla spending review di Carlo Cottarelli, il commissario straordinario per la revisione della spesa. In due anni sono previsti risparmi dai 15 ai 20 miliardi. Vuoti d’organico negli uffici pubblici da colmare facendo leva su una mobilità di fatto obbligatoria per gli statali. Retribuzione di risultato dei dirigenti pubblici da garantire solo nel caso in cui vengano centrati gli obiettivi di riduzione della spesa e con una efficiente gestione finanziaria delle strutture amministrative. Decisa potatura della foresta delle oltre 7mila società partecipate locali con l’eliminazione, anche attraverso l’uso di incentivi ad hoc, di quelle non di pubblica utilità. Soppressione e fusioni di enti e strutture cosiddette inutili.
E ulteriore giro di vite sulle uscite per gli acquisti di beni e servizi rafforzando il metodo Consip. Sono alcune delle indicazioni che arrivano dalle relazioni tecniche o dai semplici suggerimenti delle 25 task force sulla spending review attivate da Carlo Cottarelli in gran parte sono già sulla scrivania dell’attuale commissario straordinario per la revisione della spesa.
Gli ultimi contributi arriveranno domani. E già lunedì Cottarelli li tradurrà nel rapporto definitivo della prima fase di spending review, con le proposte di tagli selettivi per centrare l’obiettivo dei 32 miliardi di risparmi entro il 2016, da sottoporre subito al nuovo premier (al momento ancora soltanto “incaricato”), Matteo Renzi, e del successore di Fabrizio Saccomanni all’Economia. In altre parole, Cottarelli ha già individuato le aree dove ricavare i risparmi necessari per cominciare a ridurre le tasse sulle imprese e sul lavoro.
Le proposte d’intervento erano state in gran parte anticipate, seppure in via preliminare, da Cottarelli il 6 febbraio scorso a Enrico Letta prima che l’attuale presidente del Consiglio desse l’annuncio delle sue dimissioni. Ed erano servite allo stesso Letta per indicare nel suo documento programmatico “Impegno Italia” i risparmi prudenziali attesi dalla “spending” nel biennio 2014-2015, quantificati nel complesso in 16,6 miliardi, 13 dei quali da destinare prioritariamente alla riduzione del cuneo fiscale. A questi 16,6 miliardi andrebbero però aggiunti altri 488,4 milioni già nel corso di quest’anno per coprire il mancato taglio delle detrazioni fiscali. Si arriva quindi quasi a quota 17,1 miliardi e si potrebbe salire a quasi 17,9 miliardi per coprire la mancata potatura delle detrazioni fiscali anche nel 2015 (quasi 800 milioni). Si tratterebbe di tagli già superiori a 1 punto di Pil. Ma la ricetta prospettata per grandi linee da Cottarelli a Letta, che ora il commissario straordinario è pronto a sottoporre a Renzi, prevederebbe un intervento più massiccio, con tagli selettivi per almeno 5 miliardi nel 2014 e non meno di 15 nel 2015. In tutto 20 miliardi nel biennio.
A Renzi e al nuovo ministro dell’Economia toccherà subito decidere le sorti di questo dossier (e anche dello stesso commissario straordinario). Un dossier che è uno dei più attesi dal governo in via di formazione. Che punta a ridurre la spesa corrente per abbassare le tasse su imprese e lavoro. Tra l’altro nel giudizio espresso dalla Corte dei conti sull’ultima legge di stabilità si evidenzia che già quest’anno la spesa tornerà a crescere. Ad attendere il “dossier tagli” è anche la Ue che vincola al buon esito della spending review la partita sulla flessibilità di bilancio al momento ancora congelata nonostante l’uscita dalla procedura d’infrazione per deficit eccessivo. Una partita che Renzi conta di riaprire.
Quanto ai contributi tecnici forniti a Cottarelli, dal tavolo sul pubblico impiego sono arrivati suggerimenti sulla possibilità di rafforzare gli attuali strumenti che regolano la mobilità senza ricorrere a un dispositivo nuovo di zecca. In altre parole in caso di vuoti d’organico se risultasse impossibile percorrere la strada della mobilità volontaria per mancanza di richieste, che rimarrebbe prioritaria, scatterebbe automaticamente la mobilità obbligatoria (su base regionale come già previsto). A gestire il “traffico” sarebbe una nuova cabina di regia in cui sarebbero presenti ministero dell’Economia e l’attuale ministero della Pa. Palazzo Vidoni, con il suo capo dipartimento, Antonio Naddeo, ha lanciato anche la proposta di vincolare la retribuzione di risultato dei dirigenti pubblici al rispetto degli obiettivi sulla gestione finanziaria degli uffici e sulla riduzione della spesa.
Dalla task force sulla partecipate arriva l’indicazione di procedere rapidamente alla chiusura delle società, soprattutto a livello locale, che non hanno un interesse pubblico, verificando anche la possibilità di re-internalizzare l’attività o di prevedere incentivi per la loro liquidazione. Tutto il processo dovrebbe essere accompagnato da meccanismi ad hoc per la gestione degli esuberi. Sul fronte degli acquisti di beni servizi il suggerimento del gruppo di lavoro sarebbe stato quello di rafforzare il metodo Consip procedendo alla semplificazione del sistema delle centrali di acquisto regionali. E anche con una stretta sulle forniture sanitarie ora gestite a livello regionale: dai rifiuti sanitari ospedalieri al lavaggio della biancheria ospedaliera. La semplificazione delle centrali regionali è stata in qualche modo auspicata anche dall’ad di Consip, Domenico Casalino. Sempre dai tavoli sono arrivate le proposte su un uso più razionale degli immobili pubblici, con possibilità di “scambi” tra ministeri, regioni e Comuni, e su una gestione più coordinata dei “presidi per la sicurezza”. Tra gli interventi a “presa rapida” destinati a confluire nel dossier Cottarelli anche il giro di vite sulle auto blu, rendendo più soft la stretta per soli tre ministeri (Intero, Giustizia e Difesa), e sulle consulenze da dove sono attesi risparmi consistenti.
Il Sole 24 Ore – 21 febbraio 2014