Niente firma entro l’anno, quindi. Ma per Lorenzin il grosso del lavoro è fatto e a gennaio avremo un documento già definito sul quale stringere l’accordo. I nodi restano gli stessi di sempre: risorse, Lea, ticket, ospedali e investimenti. “Il nuovo Patto della Salute per la prima volta in un decennio si inserisce in un quadro programmatico che non prevede tagli lineari per il settore sanitario. Ecco perché il Patto sarà una strumento di garanzia per un uso razionale delle risorse sanitarie e per l’eliminazione degli sprechi del sistema. Il tema della riorganizzazione della rete ospedaliera e la rivisitazione dei piani di rientro costituiranno i punti nodali attraverso i quali si potrà ripensare ad una riqualificazione del Ssn per avere un’omogeneità dell’erogazione dei livelli di assistenza sull’intero territorio nazionale”.
È questo il nuovo Patto per la Salute secondo la ministra Beatrice Lorenzin che lo ha illustrato questa mattina in audizione ai componenti della Commissione Affari Sociali della Camera.
Lorenzin ha spiegato il lavoro fatto in questi mesi e ha riferito che da quando si è insediata “sono stati messi a punto i presupposti per una grande riforma del Sistema sanitario nazionale che potrà essere attuata nel Patto per la Salute”.
I presupposti essenziali sono due. “Il primo – ha riferito Lorenzin – è ridare certezza e stabilità al fondo sanitario nazionale e questo è avvenuto anche con la legge di stabilità in cui non ci sono stati tagli lineari, anzi per la prima volta il fondo è stabilizzato”. E questo secondo la ministra “dà certezza per una fase di programmazione nuova”. Il secondo elemento “non secondario, sono i costi standard”. E qui Lorenzin ha ricordato come ieri le Regioni hanno approvato il riparto. “Con i costi standard abbiamo una nuova modalità di riparto del fondo”.
Dopo un aver fatto riferimento al contesto normativo all’interno del quale si colloca il nuovo Patto per la Salute Lorenzin ha riferito che “il fatto che negli scorsi anni non si sia realizzato il ha fatto sì che non ci sia stata una pianificazione, una programmazione omogenea e condivisa sul territorio nazionale”. Oggi dunque la situazione è cambiata “abbiamo una grande chance che lo Stato italiano non può permettersi di perdere perché ci darà la certezza di una programmazione che mette in sicurezza la sostenibilità del Ssn, dà risposte ai Lea e ci dà anche una prospettiva di lungo termine per lavorare sulle sfide che abbiamo di fronte”.
Queste sfide per la ministra sono tre: “la longevità della popolazione; la personalizzazione della medicina, con cure sempre più care che faranno impallidire i costi attuali e infine le cure transfrontaliere, già attuali, in cui la competizione non è più solo fra regioni ma anche fra stati”.
I temi rilevanti del nuovo Patto per la Salute
“Innanzitutto – ha riferito Lorenzin – la determinazione dei fabbisogni e costi standard del Ssn. Tra i temi di maggior rilievo del Patto merita di essere segnalata la programmazione del fabbisogno standard del Ssn e dei fabbisogni standard regionali nel quadro del rispetto degli obblighi comunitari degli obiettivi di finanza pubblica. E dunque questioni preliminari sono la definizione del quadro di programmazione economico finanziaria di riferimento, la determinazione sulle misure di compartecipazione all’assistenza farmaceutica e sulle altre prestazioni erogate dal Ssn, l’aggiornamento dei Lea (priorità questa per garantire una corretta prestazione sui nostri territori, l’aggiornamento comporterà anche un risparmio in quanto verranno tolte prestazioni non più attuali)”.
Altro punto al centro del Patto è la riforma dell’assistenza ospedaliera. “Con le Regioni stiamo definendo gli standard qualitativi strutturali tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera in relazione alla riduzione del numero di posti letto. L’iniziativa prevede adeguati processi di riqualificazione dell’assistenza ospedaliera e l’avvio di azioni sinergiche tra ospedale e territorio. Il provvedimento si inserisce nell’ambito delle manovre che le Regioni devono attuare per una riqualificazione della rete e per un riassetto delle spese sanitarie”. Su questo ha chiarito Lorenzin “non stiamo all’anno zero, ma è necessario che ciò si realizzi in maniera omogenea su tutto il territorio e non a macchia di leopardo”.
Accanto a questo c’è “il territorio, tema importantissimo perché non è possibile immaginare una riforma dell’assistenza senza i territori. Puntiamo su una serie di iniziative da realizzarsi per garantire la continuità all’assistenza ospedaliera nel domicilio del paziente”.
Regioni in piani di rientro. “Non c’è dubbio che questo tema va sottoposto ad una profonda rivisitazione avendo presente che i piani sono programmi di riorganizzazione e riqualificazione del Ssr non solo di riqualificazione delle finanze. Il Patto sarà dunque occasione di rivisitazione della disciplina normativa. L’esperienza degli ultimi quattro anni focalizza l’attenzione sull’esigenza di affiancamento dell’azione dei ministeri sotto il profilo tecnico dell’accompagnamento nella scelte regionali. È necessario rivedere il sistema di affiancamento per puntare l’attenzione sul miglioramento qualitativo del Ssr per garantire il controllo e l’efficientamento della spesa sanitaria. Da una parte va innalzato il livello istituzionale della verifica in particolare nelle regioni commissariate in considerazione del fatto che i commissari ad acta sono organi straordinari nominati dal governo. Dall’altra vanno indirizzate risorse sul fronte dell’accompagnamento e formazione in materia di tutela della salute e garanzia dei Lea nonché per gli aspetti di carenza dellagovernence della struttura amministrativa regionale”.
In sostanza, il problema dell’attuale normativa è che chi entra nei piani di rientro non ne esce più. “È come un processo irreversibile. Quello che immaginiamo per dirla in modo semplificato è una specie di Sos azienda in cui si arriva, si mette in efficienza il sistema, e te ne vai. Ovviamente tenendolo sotto controllo spesa ed efficienza. Di questo ne stiamo discutendo anche con il Mef anche per dare maggiore centralità al ministero della Salute”.
Mobilità interregionale transfrontaliera questa è una dinamica complessa, ha riconosciuto Lorenzin, “in quanto la direttiva europea applica un concetto di Europa dei popoli e non soltanto dell’economia in cui i sistemi di welfare si aprono e danno la possibilità al cittadino di scegliere e potersi muovere. Questo deve calibrarsi con una omogeneità di prestazioni di servizi e di costo dei servizi”.
Ultimo punto su cui si fonda il nuovo Patto della Salute è l’edilizia sanitaria. “Le politiche di programmazione di investimenti pubblici destinati al patrimonio strutturale e tecnologico del Ssn hanno seguito l’andamento delle politiche di riqualificazione dell’offerta assistenziale. Offerta caratterizzata da una crescente attenzione vero l’assegnazione efficace ed efficiente degli investimenti ai fini del contenimento della spesa sanitaria pubblica. Gli obiettivi individuati dal legislatore per la ristrutturazione edilizia e l’ammodernamento tecnologico del patrimoni sanitario pubblico e la realizzazione di residenze sanitarie assistenziali per anziani e soggetti non autosufficienti sono stati nel tempo integrati con finalità specifiche. Tra queste l’adeguamento delle norme di sicurezza degli edifici e degli impianti nonché il riequilibrio ospedale-territorio”.
In questi anni ha ricordato Lorenzin il Parlamento ha stanziato con le finanziarie 2007, 2008 e 2010 investimenti per circa 7 mld di euro che sono stati ripartiti tra le regioni con diverse finalità. “Ho chiesto al ministro della Coesione territoriale, Carlo Trigilia, di destinare per il 2014 parte dei fondi a sua disposizione anche nella infrastrutture sanitarie che sono infrastrutture di asset del sistema”.
A questo punto quando sarà pronto il nuovo Patto della Salute “I tempi saranno brevissimi – ha concluso Lorenzin – è stato già fatto tutto il lavoro di marcatura con i dieci tavoli tecnici, quindi credo che potremmo fare una riunione per arrivare ad un documento di sintesi a metà gennaio e cominciare a discuterlo”.
Il dibattito
Il dibattito con i parlamentari è stato però contingentato per la contemporanea chiama dei deputati al voto sulla legge di stabilità. E c’è stato tempo solo per pochi scambi di battute. Tant’è che Lorenzin si è impegnata a tornare in Commissione per un confronto più ampio sulle molte tematiche sollevate dal Patto.
Tra le poche risposte fornite in particolare quella sulla riorganizzazione ospedaliera e sulla spesa farmaceutica ospedaliera.
“Dobbiamo trovare un equilibrio tra l’ideologia del posto letto e la necessità di dare una prestazione – ha detto il ministro – tenendo conto di una conformità territoriale come la nostra, che ha realtà rurali e di montagna, quindi non semplice. Il tema non è la valutazione dell’ospedale per prestazione, perché se un reparto non fa un minimo di prestazioni necessarie a raggiungere lo standard quel riparto diventa pericoloso”.
Per quanto riguarda il settore farmaceutico “non c’è nessuna intenzione di sforare i tetti di spesa, anzi dobbiamo capire perché la spesa farmaceutica ospedaliera non sta nei parametri. Occorrerà fare qualche correzione per capire cosa non funziona. Perché a fronte di un’opera di contenimento molto forte, 9 mld, non possiamo uccidere un settore che dà lavoro. Cerchiamo quindi di tenere insieme le due cose ovvero il contenimento della spesa e l’attenzione verso le aziende che danno lavoro, con intelligenza”.
Guarda il video dell’audizione.
21 dicembre 2013 – Quotidiano sanità