L’argomento più importante della conferenza Stato-Regioni di oggi è quello previsto al primo punto dell’ordine del giorno della Stato-Regioni di giovedì 5 dicembre: «Individuazione da parte della Conferenza Stato–Regioni delle tre Regioni di riferimento per la determinazione del fabbisogno sanitario standard di cui all’articolo 27, comma 5, del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68». La questione aperta è sulla terza Regione da inserire come benchmark, dopo Umbria ed Emilia Romagna, prima e seconda della classifica stilata da Salute ed Economia: è battaglia aperta tra Lombardia e Veneto. In discussione oggi in Conferenza dei presidenti anche la bozza dell’Atto di indirizzo per le convenzioni. Tra i punti forti l’applicazione del ruolo unico per i medici di medicina generale e l’obbligatorietà dell’adesione dei medici ai nuovi assetti organizzativi regionali e al sistema informativo nazionale.
La guerra lombardo-veneta del benchmark. Lombardia meglio piazzata, ma Zaia: o ci siamo o salta il tavolo
Al fotofinish. Lombardia meglio piazzata del Veneto: una delle due regioni in mano alla Lega dovrà farsi da parte. Zaia: o ci siamo o salta il tavolo. Luca Zaia contro Roberto Maroni. Lega lombarda contro Lega veneta. Lombardia contro Veneto. O Lombardia e Veneto da sole contro tutti? Mentre il Carroccio si conta per le primarie dei padani di sabato 7, in casa della Lega si è aperta un’altra partita. Una grana vera e propria: chi, tra Lombardia e Veneto, conquisterà il terzo gradino del podio delle regioni benchmark in sanità per il 2013? I biglietti vincenti della lotteria saranno svelati oggi dai governatori di tutta Italia. I giochi infatti sono ancora aperti. Nel senso che l’Umbria (la prima della rosa delle cinque migliori in base ai risultati del 2011) e l’Emilia Romagna (seconda) dovrebbero essersi garantite le prime due piazze. Mentre la terza regione benchmark – una volta eliminate le Marche (terze, ma piccole come l’Umbria) – sarà scelta tra Lombardia (quarta) e il Veneto (quinto). Fatto sta che la Lombardia sembra essere in pole position, escludendo quindi il Veneto. Che non ci sta affatto: «O c’è il Veneto o salta il tavolo», ha mandato a dire ruvidamente il governatore Zaia. Una patata bollente in più, oggi, per il parlamentino dei governatori riunito a Roma.
Sia chiaro, però: la partita sembra essere tutta interna al Carroccio, visto che le regioni in mano al centrosinistra non hanno alcuna intenzione di cedere altri posti in classifica. E di fatto Zaia, nel rivendicare la battaglia iperfederalista e il sogno di risparmi ultramiliardari (ben 30, pronostica) con i costi standard a regime, la sua battaglia a Roma oggi la condurrà apparentemente non “contro” la Lombardia, ma pro Veneto. Fatto sta che Umbria ed Emilia sono in mano al centrosinistra. E nessuna delle due ha intenzione di mollare, dopo il sacrificio già fatto cedendo il posto delle Marche (terze e di centrosinistra). Questione anche di principio. E così una delle due regioni governate dalla Lega dovrà suo malgrado rassegnarsi.
E quel «o noi o salta il tavolo» del presidente Zaia che rivendica «questa è una battaglia tutta veneta»? Chissà: spesso, piantata la bandiera ideologica, il Carroccio ha poi smesso di tirare la corda. Ma un fatto è certo: o Lombardia o Veneto, una delle due dovrà farsene una ragione. E poi alzare grandi barricate di parole, sempre buone da spendere in un Paese in campagna elettorale permanente. Anche perché poi, se il tavolo «saltasse», il rischio è che né i lumbard né i veneti finiscano sul podio. E così far rientrare le Marche. Come dire: tutto il centrosinistra a medaglia. Sarebbe una doppia disfatta.
D’altra parte, aldilà delle cifre sui risparmi sparate ad alzo zero dai leghisti sugli ipotetici risparmi da spending e costi standard associati per assestare la cura dimagrante ad asl e ospedali spreconi e ladroni da Roma in giù del Belpaese, non è che il benchmark per il 2013 sposterà chissà quali virgole. Non più di una manciata di milioni su 107 miliardi, si stima. Salvo, è chiaro, innescare quei meccanismi di gestione che potrebbero davvero far cambiare testa e comportamenti ai mala-amministratori. E così si pensa che andrà anche per il 2014, quando si ipotizza di cambiare, considerando un benchmark allargato a tutte le regioni con i conti e gli altri fondamentali in regola nel 2012, se mai passasse la proposta della Toscana ben vista al Nord, ma non al Sud. E neppure, a quanto pare, dal ministero della Salute e perfino da via XX settembre, che poi tiene i cordoni della borsa.
Ma quel che conta, in Italia, sono sempre le medagliette da appuntare sul petto. Vuoi mettere: «Facciamo da benchmark. Cari cittadini, vi diamo buoni servizi». Tanto, prima o poi, si vota. Intanto di sicuro a primavera per le europee.
Ecco l’Atto di indirizzo per le convenzioni. Obiettivo: un nuovo modello di assistenza e l’H24 per tutta la settimana
Sarà oggi in discussione alla Conferenza dei presidenti delle Regioni la bozza. Tra i punti forti l’applicazione del ruolo unico per i medici di medicina generale e l’obbligatorietà dell’adesione dei medici ai nuovi assetti organizzativi regionali e al sistema informativo nazionale.
“L’approvazione del Decreto Balduzzi, oltre alla necessità di rivedere gran parte dell’impianto normativo degli ACN vigenti, ha aperto e stimolato tra le regioni, anche in considerazione delle esperienze nazionali ed internazionali in atto, una profonda riflessione sulla necessità di rivedere e riorganizzare il modello assistenziale del Servizio Sanitario Nazionale, nella parte che riguarda l’assistenza territoriale”.
Si apre così la premessa alla bozza dell’Atto di indirizzo per le convenzioni che domani sarà all’esame della Conferenza dei Presidenti delle Regioni.
Nel documento è poi sottolineata la necessità di “una profonda revisione del modello assistenziale territoriale che, facendo affidamento sui medici convenzionati, promuova, diversamente da quanto già succede, l’erogazione dell’assistenza primaria con modalità multiprofessionali ed integrate”.
“I medici di assistenza primaria ed i pediatri di libera scelta – sottolinea il documento – pur mantenendo il fondamentale rapporto fiduciario con i propri assistiti, dovranno essere inseriti, cosi come indicato dalla L.189/2011, in un modello organizzativo definito dalle regioni, che permetta la condivisione delle competenze, una gestione più efficace e più efficiente delle patologie croniche ed un generale miglioramento delle capacità di presa in carico dei pazienti”.
“In sintesi – si legge nell’Atto di indirizzo -, si tratta da un lato, di rivedere e completare le norme vigenti relative alle AFT e alle UCCP, per renderle più rispettose del nuovo testo dell’art. 8, comma 1 del Dlgs 502/92; dall’altro di introdurre e disciplinare nell’ACN della Medicina Generale il nuovo istituto del ruolo unico della medicina generale. Inoltre, i nuovi ACN devono recepire, in modo esplicito e non ambiguo, il principio della obbligatorietà dell’adesione dei medici all’assetto organizzativo e al sistema informativo di ciascuna Regione e al sistema informativo nazionale, così come previsto dal punto m-ter del comma 2, art.1 della legge in questione”.
“Tale processo di aggiornamento e integrazione degli ACN vigenti – prosegue il documento – dovrà riguardare anche altri aspetti rispetto a quelli citati, quali ad esempio: rappresentatività e diritti sindacali, modalità di compenso dei professionisti convenzionati, integrazione professionalità per l’assistenza nelle carceri, deve avvenire per tutti i livelli negoziali, senza alcun onere aggiuntivo a carico della finanza pubblica”.
“I nuovi principi introdotti nell’art.8 del Dlgs 502/92 chiedono prima agli Accordi nazionali e successivamente a quelli regionali – sottolinea ancora il documento di indirizzo – di delineare un assetto organizzativo dei servizi territoriali delle cure primarie che, per la componente convenzionata, sia strutturato esclusivamente attorno a due forme organizzative, le AFT e le UCCP inserite in una rete di strutture territoriali di riferimento, entro le quali si deve sviluppare l’attività dei vari professionisti, collegate attraverso la programmazione delle attività e la definizione dei livelli di spesa al Distretto sanitario”.
“Tale assetto organizzativo, dove i professionisti operano non più da soli ma in una logica di squadra, assieme a loro pari (nelle AFT) o assieme ad altri professionisti (nelle UCCP), collegati alla rete informatica, al sistema informativo nazionale e al resto della rete dei servizi regionali – insiste il documento – rappresenta il modo per garantire l’assistenza per l’intero arco della giornata e per 7 giorni la settimana, ridurre il bisogno di impegnare i servizi sanitari di secondo e terzo livello, aumentare l’efficienza complessiva del SSN e quindi operare a favore della sua sostenibilità”.
“Per facilitare il processo di integrazione tra i professionisti convenzionati, in particolare tra i medici di medicina generale, è previsto che si istituisca il ruolo unico della medicina generale, vale a dire uniformi requisiti e modalità di accesso alle funzioni oggi ricomprese in questo settore di attività in particolare l’assistenza primaria e la continuità assistenziale. Tale processo tuttavia – sottolinea ancora l’Atto – deve avvenire fermi restando i livelli retributivi specifici delle diverse figure professionali (comma 3, art.1. legge 189/2012)”.
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Sole 24 Ore e Quotidiano sanità – 5 dicembre 2013