di Filippo Tosatto. Nel prossimo triennio la sanità del Veneto subirà una riduzione di risorse statali stimata intorno al miliardo. Il “sistema della salute” attuale (fondato com’è su una fitta rete ospedaliera generalista non immune da sprechi e duplicati) non è in grado di reggere questa mazzata, pena compromettere la qualità delle prestazioni erogate. Urge invertire la rotta, alleggerendo la pressione sugli ospedali attraverso una redistribuzione della medicina sul territorio: ricoveri ridotti al minimo nei poli tradizionali; cure moltiplicate in hospice, ospedali di comunità, centri riabilitativi e residenze temporanee. Il vantaggio – sulla carta, almeno – è duplice; abbattimento dei costi, perché la degenza in reparto costa 6-700 euro al giorno mentre quella “territoriale” flette a 150. La delibera della Giunta su schede dotazioni ospedaliere. In fondo all’articolo tutti gli allegati
E riduzione del disagio per il paziente, che ha l’opportunità di essere dimesso in tempi brevi ricevendo le terapie necessarie a breve distanza da casa o addirittura a domicilio.
È questa la ratio che ispira le schede di programmazione del Piano socio-sanitario approvate ieri, in via definitiva, dalla giunta di Palazzo Balbi. Le osservazioni del Consiglio regionale – che aveva radiografato e integrato il documento in commissione sanità, sotto la spinta riformista del presidente Leonardo Padrin – sono state accolte pressoché integralmente, soprattutto per quanto i riguarda i “saldi” nei posti letto e gli interventi di razionalizzazione dei reparti.
Con due novità significative rispetto alla formulazione originale. L’abbandono della logica dei due tempi (prima le chiusura, poi le nuove attivazioni in un rapporto di 1775 a 1027) fortemente contestata dall’opposizione: «L’attivazione delle strutture di ricovero intermedio dev’essere contestuale alla riduzione dei posti letti ospedaliero», afferma la delibera, specificando che – in via prioritaria, entro il 2015 – i presìdi di medicina territoriale dovranno essere istituiti in sedi distrettuali e ospedali parzialmente o totalmente dismessi.
L’altra variazione (il diavolo si nasconde nei dettagli, già) riguarda la nomina dei primari delle cliniche universitarie; il Consiglio aveva rivendicato una voce – consultiva – in capitolo ma il governatore Luca Zaia è stato di parere diverso: a indicare i destinatari delle ambìte poltrone sarà lui stesso d’intesa con i rettori degli atenei di Padova e Verona. Ce n’è abbastanza per indurre Zaia al colpo di grancassa: «Adesso il Veneto dispone di un “piano industriale” vero e proprio e di una vera programmazione in materia sanitaria, che il cittadino avrà la certezza di vedere governata al cento per cento».
«Abbiamo ricucito su misura l’abito della nostra sanità», fa eco l’assessore Luca Coletto «e l’opera di ammodernamento non avverrà a suon di tagli lineari, come quelli imposti sistematicamente da Roma, ma attraverso il buon senso. La razionalizzazione dei posti letto, per citare il punto più importante, ha portato sì a tagliare circa 1.200 posti per acuti, ma riversandoli sul territorio, visto che abbiamo ottenuto addirittura una trentina di posti in più tra posti a bassa-media intensità e posti di cura nei cosiddetti ospedali di comunità, con forti risparmi che tuttavia non incideranno sull’eccellenza delle prestazioni mediche fornite».
Chi non condivide tanto entusiasmo è Claudio Sinigaglia, l’esperto del Pd in materia di welfare: «Basta chiedere agli addetti ospedalieri e ai cittadini di realtà come Dolo, Belluno, Asiago, Rovigo, Adria, Castelfranco, San Donà, Verona o Padova per capire che le schede presentano molte scelte sbagliate», commenta il consigliere «che si tratti solo si tagli è confermato dal fatto che mancano risorse certe per realizzare le promesse, facile prevedere che non saranno mantenute».
Nota a margine, ma neanche tanto. Caposaldo della rete oncologica preventiva e curativa è senz’altro l’Iov, il cui direttore generale Pier Carlo Muzzio lascerà l’incarico a fine anno. Un’eredità importante che richiede un successore all’altezza. «Non escludo di nominarlo utilizzando il bando in atto 270 candidati che sono stati già vagliati», fa sapere Zaia, definendo l’Istituto di Padova «un pilastro strategico» meritevole di di dotazioni tecnologiche di livello: «Il nuovo acceleratore lineare è solo l’inizio, abbiamo dato disposizione di acquistare quella tomografia che ci permetterà di entrare nel clan della grande oncologia mondiale».
Le «pagelle» per i reparti. I primari rischiano il posto. La Giunta approva l’ultima versione delle schede ospedaliere
di Michela Nicolussi Moro. La novità più importante riguarda «la pagella» dei primari. Le Unità operative complesse che per due anni non raggiungerano i parametri ministeriali (per esempio un basso indice di mortalità a 30 giorni per le Cardiologie, una percentuale indicata di interventi in laparoscopia per le Chirurgie o un numero di cesarei non superiore al 22% del totale parti per le Ginecologie) saranno infatti sottoposte a «una puntuale verifica» dalla Regione. Palazzo Balbi manderà i risultati di tale revisione all’Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari) e se il giudizio sarà negativo salterà il responsabile del reparto «in osservazione», che rischierà la chiusura. E’ uno dei paletti introdotti dalle schede ospedaliere ieri definitivamente approvate dalla giunta Zaia dopo il passaggio in commissione Sanità, della quale sono state recepite diverse modifiche e respinte altre.
Questo passaggio ha trovato l’ok di entrambi gli organi, perchè finalizzato a «mantenere alta la qualità in tutti i reparti». «Ce ne sono alcuni che vanno molto bene e altri meno — spiega Domenico Mantoan, segretario regionale della Sanità — la valutazione dei primari servirà proprio a garantire omogeneità di assistenza in ogni struttura del territorio».
E’ invece riservata ai disabili e ai soggetti fragili come malati di Aids e anziani non abbienti l’introduzione dell’Odontoiatria di comunità, che ogni Usl dovrà garantire non in ospedale ma sul territorio, anche ricorrendo a convenzioni con altre Usl o con privati accreditati, per assicurare le cure gratis ai soggetti citati. In scaletta poi l’attivazione nelle sette Usl capoluogo di un’Unità semplice di Psicologia ospedaliera, la creazione di una rete diabetologica e di 600 posti letto aggiuntivi riservati ai malati di fuori regione. Per i centri convenzionati sono il 15% del totale, che sale al 30% per i centri psichiatrici.
Quanto al pubblico ne sono stati assegnati fino a 120 ciascuna alle due Aziende ospedaliere di Padova e Verona, 30 l’uno ai nosocomi di Feltre e Malcesine, 20 ognuno a quelli di Venezia, Treviso e Vicenza. Infine, dopo due anni e mezzo di blocco del turn-over, le richieste di nuove assunzioni da parte delle aziende torneranno ad essere indirizzate alla segreteria della Sanità, non più alla giunta. Sono i passaggi salienti dell’ultima versione della riforma della sanità, inizialmente prevista nel triennio 2013/2015 e ora da attuare nei due anni che restano. Si opererà la riduzione di 1219 letti ospedalieri (rispetto ai 18.667 del 2012) a fronte di altri 1263 posti da riservare alle strutture di ricovero intermedie sul territorio (già forti di 1775), sul quale dovranno sorgere anche gli ambulatori h24 («troveremo l’accordo con i medici di famiglia, i soldi per aprirli ci sono», dice l’assessore alla Sanità, Luca Coletto). Il taglio dei letti ospedalieri e la creazione di quelli territoriali (dove metterli lo decideranno Conferenze dei sindaci, direttori generali delle Usl e medici di base) dovrà essere contestuale.
Tra le novità più «tecniche», la conferma della Terapia intensiva pediatrica con 10 letti in Azienda ospedaliera a Verona, l’Ortopedia a «Villa Salus» a Mestre, il primariato di Endocrinologia in Azienda ospedaliera a Padova, 50 letti aggiuntivi in strutture intermedie nell’Usl 12, 20 dei quali all’ospedale civile di Venezia. Una riorganizzazione che dovrebbe partire il prossimo febbraio, perchè adesso i direttori generali hanno 90 giorni di tempo per presentare alla Regione il proprio piano aziendale per il 2014 e il 2015, nel quale indicare «le azioni da intraprendere per l’adeguamento della dotazione assistenziale, nel rispetto dell’equilibrio di bilancio».
«Il 98% del lavoro è stato fatto — dice il governatore Luca Zaia — ora, un po’ alla volta, apporteremo aggiustamenti con altre delibere». La prima contempla la scelta, da parte dello stesso Zaia con i rettori, di quanti tra gli 80 primariati l’una delle Aziende ospedaliere di Padova e Rovigo dovranno andare ai medici ospedalieri e quanti agli universitari. «Il fine della riforma è di riorganizzare il sistema in base ai bisogni della popolazione, all’appropriatezza dell’assistenza e a una più equa e uniforme distribuzione delle risorse, ma senza operare tagli orizzontali e indiscriminati — aggiunge Coletto —. Possiamo dire di aver rifatto l’abito alla sanità, un abito su misura, che assicura le cure il più vicino possibile al paziente, compatibilmente all’alta qualità, alla sicurezza e all’efficacia». Ma l’opposizione storce il naso. «Macchè rivoluzione, vengono fatte promesse poi non mantenute — sbotta Claudio Sinigaglia (Pd) — le schede sono piene di scelte sbagliate, a partire dal territorio, dove non è previsto nulla in termini di strutture intermedie».
La Regione ha fornito anche un nutrito numero di schede di approfondimento che nello specifico ridisegnano il servizio sanitario regionale:
-Il documento contenente gli indirizzi e i criteri relativi all’aspetto territoriale ed all’organizzazione delle reti ospedaliere e del modello organizzativo di integrazione tra Ospedale e Territorio(allegato A);
-le schede di dotazione ospedaliera, sia delle strutture pubbliche sia degli erogatori privati accreditati, che individuano la qualifica di ciascun ospedale all’interno della rete ed adeguano la dotazione, di cui alla l.r. 39/1993, alle disposizioni previste dalla L.R. n.23/2012 e s.m.i. (allegato B);
-la dotazione di mezzi medicalizzati e di ambulanze di supporto avanzato delle funzioni vitali, con infermiere (ALS) (allegato C);
-la programmazione dei Distretti socio-sanitari e delle Aggregazioni Funzionali Territoriali a livello regionale e di singola Azienda Ulss (allegato D);
-i criteri e la determinazione dei posti letto di strutture di ricovero intermedie a livello regionale e per singola Azienda Ulss (allegato E);
-i dati relativi all’offerta ricettiva dei centri di servizio per anziani, rilevata al 31 dicembre 2012, a livello regionale e per singola Azienda Ulss (allegato F)
-le schede di dotazione territoriale dettagliate per singola Azienda Ulss (allegato G).
Il Mattino di Padova e il Corriere Veneto – 20 novembre 2013