Aviaria H6n1, scoperto il primo caso d’infezione umana in una ragazza ventenne di Taiwan. Fino ad oggi medici e scienziati pensavano contagiasse solamente i volatili, ma ora devono ricredersi. È stato identificato in una donna taiwanese di 20 anni il primo caso di influenza aviaria H6n1 nell’uomo. ll fatto risale al maggio scorso ma ora viene ufficializzato dalla rivista The Lancet Respiratory Medicine, che ha diramato un rapporto dettagliato sulla paziente, affetta da questo ceppo del virus.La giovane era stata ricoverata per un’infezione polmonare e subito dimessa, dopo un trattamento con antibiotici. I sintomi, infatti, erano quelli della classica influenza: tosse, febbre e affanno. Oggi la minaccia principale, avvertono gli scienziati, arriva dalle zoonosi, ossia le infezioni o malattie che possono essere trasmesse direttamente o indirettamente dagli animali all’uomo
Solo in un secondo momento, grazie alle analisi effettuate su un campione di saliva prelevato con un tampone, i medici hanno potuto evidenziare la presenza di un nuovo ceppo del virus dell’aviaria, molto diffuso fra i polli e i volatili a Taiwan e in tutto il sud-est asiatico.
Secondo i ricercatori, il virus avrebbe sviluppato la capacità di colpire un recettore del tratto respiratorio superiore umano, adattandosi alle cellule umane. Tra l’altro, la paziente lavora in un negozio in cui non ha alcun contatto con animali vivi e gli investigatori non riescono a capire in che modo abbia potuto contrarre il virus.
Tuttavia gli esperti hanno verificato che i suoi parenti, dopo essere entrati in contatto con lei, hanno avuto sintomi influenzali, ma le analisi non hanno evidenziato la presenza dell’H6N1. E la ragazza ha risposto bene ai farmaci antivirali, riprendendosi perfettamente.
Un osso duro da debellare, dunque, il virus dell’aviaria. L’H6N1, infatti, ha colpito per la prima volta il paese negli anni ’70. La cosa rilevante dello studio – scrivono gli autori, coordinati da Ho-Sheng Wu – è che questo virus ha mostrato una mutazione nell’emagglutinina, la proteina che lo avvolge, tale da permettergli di infettare le cellule. Il virus in sé non è pericoloso, ma mostra come l’evoluzione sia continua, e i cambiamenti che si accumulano aumentano il potenziale rischio per l’uomo”.
Una buona notizia su questo fronte viene parallelamente, però, dai primi risultati dei test sull’uomo di un vaccino contro uno dei ceppi più letali dell’aviaria, l’H7N9 che ha colpito la Cina fino allo scorso agosto, pubblicati sul New England Journal of Medicine. I ricercatori l’hanno già provato su circa 300 volontari, ottenendo una alta risposta immunitaria, definendola ‘molto protettiva’.
L’umanità minacciata da epidemie imprevedibili
La Terra e i suoi abitanti sono minacciati da una situazione globale d’emergenza che richiede interventi drastici e immediati. Da non ultimo, ci sarebbero anche le possibili pandemie virali. Se già gli esseri umani sono minacciati dagli sconvolgimenti climatici, i cataclismi sempre più frequenti (terremoti, inondazioni, tifoni e così via), l’inquinamento delle risorse vitali (terreni, acque) e dell’aria, la devastazione del territorio (deforestazione e distruzione dei “polmoni” del pianeta)… è anche l’ora delle epidemie virali – o ,peggio, pandemie – che secondo gli scienziati di Taiwan sono imprevedibili, e dunque in grado di mettere in serio pericolo il futuro dell’umanità.
La minaccia principale, avvertono gli scienziati, arriva dalle zoonosi, ossia le infezioni o malattie che possono essere trasmesse direttamente o indirettamente dagli animali all’uomo. Tra queste, ricordano l’influenza aviaria H6N1, di cui il primo caso è stato segnalato in una donna all’inizio di quest’anno.
Nonostante le notizie in merito, in molti hanno pensato che il rischio non è così grande come qualcuno ha paventato, tuttavia il rapporto pubblicato su The Lancet evidenzia la necessità di un monitoraggio intensivo delle zoonosi e, in particolare, dell’influenza aviaria come l’H6N1 di cui non si pensava potesse infettare gli esseri umani: ecco perché l’allarme è proprio puntato sull’imprevedibilità di certe malattie infettive.
La donna che nel maggio 2013 è risultata essere stata infettata dal virus H6N1 viveva vicino a un allevamento di polli, anatre e oche. Il problema però è che non è mai stata rilevata l’origine precisa del contagio.
«Il verificarsi di un caso umano di infezione da H6N1 mostra l’imprevedibilità dei virus influenzali – si legge nel rapporto del Centres for Disease Control di Taiwan – La nostra relazione mette in evidenza la necessità di una preparazione a una pandemia influenzale, compresa la sorveglianza intensiva del virus dell’influenza aviaria che è sempre in evoluzione».
Gli esperti europei sono tuttavia convinti che, oggi, vi siano i mezzi per tenere sotto controllo queste epidemie imprevedibili. Ma è chiaro che la vigilanza deve essere sempre attiva, onde evitare che la situazione possa sfuggire di mano.
Insomma, anche se gli scienziati da una parte lanciano allarmi e poi rassicurano, non c’è sempre da dormire sonni tranquilli, anche perché a minacciare l’umanità, come detto, non ci sono soltanto le epidemie, ma una situazione globale che richiede interventi urgenti prima che sia davvero troppo tardi.
Repubblica e La Stampa -15 novembre 2013