Dalla Sardegna al Lazio, dalla Sicilia alla Toscana, “i focolai di bluetongue o ‘lingua blu’, malattia infettiva non contagiosa dei ruminanti arrivata in Italia dall’Africa sub-sahariana, stanno risalendo la Penisola. Sono segnalati ormai in Basilicata, Calabria, Lazio (Roma e Viterbo), Molise, Puglia, Sicilia e Umbria. “Complici i mutamenti climatici che rendono gli inverni non più tanto freddi da ostacolare in modo deciso lo sviluppo della malattia. Un problema che non presenta rischi per la salute umana, ma costa caro agli allevatori e incide pesantemente sulla sanità veterinaria”. Parola di Aldo Grasselli, segretario Sivemp (Sindacato Italiano Veterinari Medicina Pubblica), che evidenzia all’Adnkronos Salute come la malattia stia silenziosamente guadagnando terreno.
“Con pesanti costi per gli allevatori italiani e la sanità pubblica, in termini di vaccini e lavoro degli operatori”. La lingua blu, infatti, (il nome deriva dalla cianosi della mucosa linguale osservata negli animali colpiti in modo più grave) “non rappresenta un’emergenza per la salute umana, ma un problema economico. Agli allevatori falcidiati – dice l’esperto – costa la perdita di capi, pecore e agnelli, che possono valere da centinaia di euro a esemplare fino a molto di più, nel caso di animali selezionati geneticamente. Mentre per la sanità veterinaria si traduce in una spesa per i vaccini e gli straordinari degli operatori impegnati in monitoraggi, verifiche e immunizzazione”. Una situazione delicata.
“Siamo allertati, e il ministero della Salute monitora attentamente l’evoluzione”. Il 4 ottobre scorso il Dipartimento di Sanità pubblica veterinaria ha disposto, attraverso un provvedimento ‘ad hoc’, ulteriori misure di controllo ed eradicazione per contenere la diffusione del virus sul territorio”.
Nel provvedimento ministeriale si citano i focolai in Sardegna, Sicilia e Lazio, e la riunione il 1 ottobre dell’Unità di crisi a Roma per rafforzare le attività di sorveglianza e disposizioni urgenti per un Piano di vaccinazione nelle aree interessate. A quanto si apprende, solo nel territorio della Asl Roma D sono stati confermati 5 focolai e altri 3 sono in attesa di conferma. “La malattia – sottolinea Grasselli – non colpisce tutti gli animali allo stesso modo: la pecora è la specie più sensibile e presenta sintomi clinici anche gravi; bovini e caprini vengono infettati ma sono più resistenti e generalmente la malattia trascorre con sintomi lievi od assenti”.
“Anche questo può rappresentare un problema: non è semplice convincere gli allevatori di bovini a vaccinare animali che non saranno colpiti da malattia, ma possono fare da ‘serbatoio’ del virus. Solo una campagna di vaccinazione di massa può bloccare l’ulteriore diffusione della malattia. E già oggi i danni alla zootecnia sono notevoli”. Se le istituzioni e gli operatori sono allertati, il caso della “lingua blu che dall’Africa sub-sahariana è arrivata in Italia testimonia l’importanza di non abbassare la guardia nei confronti di patologie che magari ancora non sono presenti nel nostro Paese, ma potrebbero arrivare – conclude – complici i cambiamenti climatici e la globalizzazione”.
Adnkronos Salute – 7 novembre 2013