di Davide Patitucci. Dopo le accese polemiche scatenate dall’approvazione alla Camera della delega al Governo che recepisce, inasprendola, la Direttiva europea un’altra iniziativa rischia di alimentare ancor di più il dibattito. I ricercatori minacciano di avviare una procedura di infrazione all’Ue. Una petizione popolare, battezzata “Stopvivisection”, che proprio in questi giorni ha superato il traguardo delle 500mila firme. Estate bollente per il mondo della ricerca biomedica italiana. Dopo le accese polemiche scatenate dall’approvazione alla Camera, lo scorso 31 luglio, della delega al Governo che recepisce, inasprendola, la Direttiva europea “Sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici”, un’altra iniziativa rischia di alimentare ancor di più il dibattito.
Una petizione popolare, battezzata “Stopvivisection”, che proprio in questi giorni ha superato il traguardo delle 500mila firme, chiede alla Commissione europea l’abrogazione della Direttiva appena licenziata dagli Stati membri e la presentazione di una nuova “proposta finalizzata al definitivo superamento della sperimentazione animale”. Promossa lo scorso anno da un gruppo di studiosi, associazioni di animalisti e parlamentari europei, l’iniziativa popolare ha l’obiettivo di raggiungere entro l’1 novembre il milione di firme, traguardo a partire dal quale la Commissione europea è obbligata ad analizzare le richieste dei cittadini entro tre mesi dal deposito delle firme.
La Lav: “La sperimentazione animale è un clamoroso errore metodologico”. Le associazioni animaliste come la Lav si mostrano soddisfatte che il tema della sperimentazione animale sia sempre più al centro del dibattito pubblico, ma considerano le nuove norme solo un primo passo. E rilanciano, schierandosi a favore della petizione europea: “Dopo un’iniziale perplessità sui tempi scelti, sosteniamo attivamente con la raccolta firme l’iniziativa “Stopvivisection” – afferma il presidente della Lav Gianluca Felicetti -. È una delle strade positive da praticare contro lavivisezione. Un termine, questo, usato come sinonimo di sperimentazione sugli animali anche da autorevoli dizionari scientifici e che crea paura perché evoca purtroppo la realtà. Fino ad oggi, secondo i dati ufficiali sottostimati, un esperimento su quattro è stato condotto senza anestesia”. Quanto al testo approvato dal Parlamento, la Lav lo considera ancora carente: “Il testo rappresenta certamente la base per una legge realmente migliorativa per i quasi 900mila animali utilizzati ogni anno in Italia. Un punto di partenza per altri cambiamenti. Ma – precisa Felicetti – non è equilibrato, in quanto non prevede ancora l’abolizione dell’uso degli animali. La sperimentazione animale è, infatti, un clamoroso errore metodologico, con tutti i rischi quindi di essere inaffidabile e fuorviante sul piano scientifico: nessuna specie vivente può essere considerata un modello umano semplificato a causa delle enormi differenze genetiche, anatomiche, biologiche, metaboliche, psichiche ed etologiche che le contraddistinguono. E così ciò che risulta innocuo negli animali può essere tossico per l’uomo. Gli animali da laboratorio, spesso frutto di manipolazioni genetiche, – sottolinea il presidente della Lav – talvolta differiscono perfino dai loro simili in libertà. Anche le malattie indotte sugli animali a fini sperimentali sono diverse dalle patologie che si manifestano naturalmente”.
Il mondo della ricerca è in allarme: “Mistificazioni e inganni sulla reale situazione dei laboratori”. Il mondo della ricerca è in allarme. Gli scienziati, che non ci stanno a essere descritti alla stessa stregua di assassini o torturatori, giudicano il nuovo testo approvato dal Parlamento un ennesimo colpo alla ricerca italiana, già fortemente penalizzata dagli esigui finanziamenti e dal fenomeno della fuga dei cervelli. “È bene chiarire alcuni termini per non cadere in trappole linguistiche e culturali – commenta Carlo Alberto Redi, accademico dei Lincei e professore di Zoologia e Biologia dello sviluppo presso l’Università di Pavia -. Va subito precisato, per non falsare un necessario e utile confronto di posizioni, che purtroppo molti degli attivisti contrari all’impiego degli animali nella ricerca biomedica usano il termine vivisezione in modo del tutto inappropriato. La vivisezione è una pratica criminale, vietata da molti decenni dalla legge e che oggigiorno ha, per fortuna, solamente un significato storico. È un termine carico di emotività che viene associato ad immagini terribili (di cui spesso non è nota la provenienza), che impressionano il grande pubblico e non aiutano a sviluppare un utile dibattito tra i cittadini, mistificando e ingannando sulla situazione che in realtà è presente nei laboratori di ricerca. A riguardo, va ribadito che gran parte delle conoscenze scientifiche in base alle quali un medico può svolgere la sua attività a salvaguardia della salute dei cittadini deriva proprio dalla sperimentazione animale”.
Garattini, Airc, Telethon, Accademia dei Lincei contro decisione della Camera. Una delle prime voci a levarsi contro la nuova legge italiana è quella di Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, che ha immediatamente criticato la decisione della Camera,attirandosi le ire di alcuni gruppi animalisti, che hanno contestato allo studioso la partecipazione al Festival della mente di Sarzana, sebbene la sua conferenza vertesse su altri temi. L’intervento del farmacologo, di fronte a una platea di 800 persone, alla fine si è svolto secondo programma. Lo studioso ha parlato per un’ora e risposto per un’altra ora alle domande del pubblico, interrotto solo per alcuni minuti da tre attiviste che, eludendo il cordone di sicurezza, sono riuscite a entrare nella sala conferenze e a gridare slogan di scherno all’indirizzo del relatore per le sue posizioni sulla sperimentazione animale. All’esterno, intanto, altri attivisti hanno esposto cartelli e striscioni. Tra loro alcuni esponenti locali del Movimento 5 Stelle, che hanno alla fine invitato Garattini a un dibattito pubblico sul tema.
Alle critiche di Garattini si aggiungono quelle di migliaia di studiosi dell’Airc, di Telethon, dell’Accademia dei Lincei, o del Gruppo 2003 che raccoglie i ricercatori italiani con all’attivo il maggior numero di citazioni sulle riviste scientifiche, che hanno firmato un appello rivolto al Governo – cui è indirizzata la delega del Parlamento e cui spetta adesso predisporre un regolamento di attuazione – affinché tuteli la ricerca italiana. Minacciano, altrimenti, di avviare unaprocedura d’infrazione di fronte all’Ue. Secondo gli studiosi, infatti, “sul piano tecnico il testo intacca uno dei pilastri fondativi dell’Unione, l’armonizzazione delle regole nei diversi Stati. E su quello scientifico, potrebbe mettere la ricerca italiana fuori dall’Europa”. I ricercatori lamentano, inoltre, “la totale assenza di consultazione della comunità scientifica da parte del Legislatore”. Il presidente della Lav respinge al mittente queste critiche, bollate come “difesa di posti di potere da parte di alcuni scienziati atterriti dal cambiamento in atto da tempo in altri Paesi”.
Ma cosa prevede il testo di Bruxelles e perché gli scienziati ne difendono lo spirito? “La Direttiva europea è stata studiata a lungo, discussa in molte sedi istituzionali, compresa l’Italia – ragiona Redi – e il testo finale è un corretto compromesso tra la necessità della sperimentazione animale e il rispetto per gli animali”. Il provvedimento, nello specifico, vieta che le procedure sulle cavie siano svolte senza anestesia, nel caso in cui il dolore superi quello di un’iniezione. Fissa glistandard per l’allevamento e chiede che i ricercatori ottengano l’ok di un’autorità competente prima di effettuare i test. Ma, al contempo, ammonisce i Paesi dell’Unione a non introdurre norme più restrittive.
Proprio su quest’ultimo punto si concentrano le critiche degli scienziati, secondo i quali questo aspetto sarebbe stato disatteso. “Come ricercatori siamo preoccupati del modo in cui l’Italia ha recepito la Direttiva comunitaria sulla sperimentazione animale – si legge nell’appello promosso dal Gruppo 2003 – tradendone di fatto lo spirito e vietandola in ambiti importanti della ricerca di base e della biomedicina, pur con i giusti richiami al benessere animale e ai conseguenti controlli.Occorre fermare questo stravolgimento. La Direttiva Ue – sottolineano gli studiosi – non vieta, infatti, l’utilizzazione degli animali ma indica i principi da rispettare nel loro uso e nell’allevamento a fini sperimentali. Se applicati, i divieti contenuti nel testo licenziato dalla Camera produrranno inevitabilmente il blocco dei finanziamenti, sia futuri che quelli già attribuiti alla ricerca di base, e di fatto l’impossibilità di praticarla”.
Contraria, invece, a un “recepimento-fotocopia” della Direttiva la Lav: “La miglior riprova che il testo salva animali licenziato dalla Camera è importante è data proprio dall’opposizione che ha ricevuto. Come immediata conseguenza – precisa Felicetti – sarà chiuso per sempre l’allevamento Green Hill e non vedremo mai più il nostro Paese complice nell’ospitare questo tipo di lager”.
Ma quali sono nello specifico i divieti introdotti dal Parlamento? Il nuovo testo italiano prevede che prima di ogni iniezione (come i prelievi di sangue) alle cavie sia somministrato un sedativo per bocca (eccetto per i test su anestetici e analgesici). Vieta l’allevamento e l’uso di cani, gatti e primati. Sancisce il divieto di utilizzare gli animali “per gli esperimenti bellici, per gli xenotrapianti e per le ricerche su sostanze d’abuso, negli ambiti sperimentali e di esercitazioni didattiche, ad eccezione dell’alta formazione dei medici e dei veterinari”. Questo punto, in particolare, allarma molto gli studiosi. Con il termine xenotrapianti, infatti, secondo gli esperti non s’intende solo la sostituzione di organi interi da una specie all’altra, ma anche il trapianto di un piccolo numero di cellule dei tumori dell’uomo nei roditori, uno dei metodi più adoperati per testare nuove terapie oncologiche personalizzate. “Si tratta di ulteriori appesantimenti e restrizioni al testo originario, che pongono ancora una volta limiti non razionali alla ricerca scientifica italiana – spiega Redi -. È opportuno ricordare che la sperimentazione animale è già condotta nel rispetto di rigide regole: ogni programma di ricerca deve, infatti, essere approvato dal veterinario incaricato dal ministero della Salute e gli stabulari sono controllati da ispettori delle Aziende sanitarie locali, al fine di assicurare l’assenza di pratiche dolorose per gli animali. Occorre controbattere – incalza lo scienziato dei Lincei – alla diffusione di informazioni parziali e distorte, fare conoscere la realtà e impedire interpretazioni non corrette delle norme sulla sperimentazione animale”.
La Lav: “Esistono metodi alternativi”, Redi: “Sperimentazione animale indispensabile”. Il Governo ha anche accolto un ordine del giorno che lo impegna, indicando dove attingere le risorse, a “sviluppare approcci alternativi idonei a fornire lo stesso livello o un livello superiore di informazioni rispetto a quello ottenuto nelle procedure che usano animali”. Un punto carente, secondo la Lav, in quanto “interpretabile nella sua traduzione in legge – critica Felicetti -. Esistono centinaia di metodi alternativi alla sperimentazione animale: i modelli informatici, le analisi chimiche, le indagini statistiche (come l’epidemiologia e la metanalisi), gli organi bioartificiali, i microchip al Dna e i microcircuiti con cellule umane. Nei crash test di automobili o nei test di gravidanza, ad esempio, oggi non si utilizzano più animali. È indispensabile – sottolinea il presidente della Lav – promuovere maggiori investimenti nella ricerca senza uso di animali e istituire un registro ufficiale aggiornato di questi metodi. Altrettanto importante è favorire la cultura della prevenzione: uno stile di vita sano, una corretta alimentazione, anche questa senza fare uso di animali, può essere un valido aiuto. Nessun compromesso – chiosa Felicetti – sarà possibile, finché l’uso degli animali non sarà abolito”. I pareri restano molto distanti. “I ricercatori sarebbero senz’altro pronti a rinunciare alla sperimentazione animale, se questa non fosse indispensabile – spiega Redi -. Ma la notevole espansione delle ricerche biomediche a livello cellulare e molecolare verificatasi negli ultimi decenni non ha, purtroppo, eliminato la necessità della sperimentazione animale”.
il fatto quotidiano – 27 settembre 2013