L’attività di governo potrebbe ripartire dal capitolo del pubblico impiego, lasciato in sospeso nell’ultimo Consiglio dei ministri quando si è discusso di un provvedimento per favorire una massiccia uscita di dipendenti pubblici, con l’obiettivo di ridurre la spesa pubblica, favorire il ringiovanimento della burocrazia dove quasi la metà del personale ha più di 50 anni e aprire la porta anche ad alcune assunzioni. Il Cdm della prossima settimana (è atteso per venerdì) dovrebbe discutere anche le misure messe a punto per tentare una risposta sistemica al problema del personale precario delle pubbliche amministrazioni. Il condizionale è d’obbligo perché la materia dovrebbe prima passare al vaglio politico della cabina di regia maggioranza-governo
Dal Corriere della Sera:
Statali, arrivano nuovi tagli. L’ipotesi prepensionamenti. Al consiglio dei ministri le misure per la spending review
Spending review, con particolare riguardo ai risparmi ottenibili con i prepensionamenti nel pubblico impiego, e riforma dell’Imu sono le grandi questioni sul tavolo del governo al rientro dalle vacanze di Ferragosto. Per mercoledì o giovedì è prevista la riunione del preconsiglio dei ministri per preparare il Consiglio dei ministri che dovrebbe tenersi venerdì.
In attesa di trovare un compromesso sull’abolizione o riduzione dell’Imu sulla prima casa, l’attività di governo potrebbe ripartire dal capitolo del pubblico impiego, lasciato in sospeso nell’ultimo Consiglio dei ministri quando si è discusso di un provvedimento per favorire una massiccia uscita di dipendenti pubblici, con l’obiettivo di ridurre la spesa pubblica (la pensione costa un po’ meno dello stipendio), favorire il ringiovanimento della burocrazia dove quasi la metà del personale ha più di 50 anni e aprire la porta anche ad alcune assunzioni, avviando a soluzione problemi che si trascinano da anni. Proprio ieri la Cgil è tornata alla carica ricordando che ci sono 150 mila precari nel pubblico impiego con il contratto in scadenza a fine anno, senza contare le decine di migliaia di vincitori di concorso in attesa di assunzione.
Nei giorni scorsi il governo, in particolare attraverso il ministro della Pubblica amministrazione Gianpiero D’Alia, ha smentito l’indiscrezione di un piano per mandare a casa 200mila dipendenti pubblici su un totale di 3,3 milioni. Ipotesi che aveva scatenato le proteste dei sindacati. Lo stesso D’Alia ha però affermato che nell’ambito della nuova spending review bisogna mettere in conto «eccedenze di personale di circa 108 mila unità», che verrebbero smaltite gradualmente, s’intende. Le ipotesi allo studio prevedono una nuova revisione delle piante organiche, dopo gli scarsi risultati ottenuti con le norme del governo Monti che puntavano a ridurre del 20% i dirigenti e del 10% il resto dei dipendenti e che hanno portato all’individuazione di appena 7.800 esuberi nelle amministrazioni centrali e degli enti previdenziali.
In sostanza, il taglio del personale deciso un anno fa si è fermato agli statali senza allargarsi a Regioni ed enti locali. Si tratta quindi di riprovarci, magari rimettendo in campo gli strumenti già previsti di gestione degli esuberi: dalla mobilità ai prepensionamenti. Le norme attuali prevedono la possibilità di mandare in pensione con le regole precedenti alla riforma Fornero il personale dichiarato in esubero che maturi i vecchi requisiti entro il 2014. Questa possibilità potrebbe essere prorogata. Del resto forme di prepensionamento (fino a 4 anni di anticipo rispetto ai nuovi requisiti) sono previste dalla stessa riforma Fornero per il settore privato, sia pure a carico delle aziende. Determinante, affinché l’operazione di svecchiamento della Pubblica amministrazione vada in porto, sarà l’accordo con i sindacati e ancora di più con le Regioni e gli enti locali. Il ministro punta a convincere questi interlocutori spiegando che parte dei risparmi potrebbero appunto essere utilizzati per stabilizzare i precari e aprire spazi per la contrattazione decentrata, fermo restando che quella nazionale è bloccata fino a tutto il 2014.
Dal Sole 24 Ore:
Precari Pa, decreto al vaglio del Governo. Pronte le regole su concorsi, gestione degli esuberi, consulenze
Il Consiglio dei ministri della prossima settimana (è atteso per venerdì) dovrebbe discutere le misure messe a punto per tentare una risposta sistemica al problema del personale precario delle pubbliche amministrazioni. Il condizionale è d’obbligo perché la materia dovrebbe prima passare al vaglio politico della cabina di regia maggioranza-governo. Il decreto, già anticipato nei suoi contenuti principali, prevede diverse misure che spaziano dai concorsi riservati a chi abbia cumulato almeno tre anni di contratti a tempo determinato negli ultimi cinque anni alla proroga di due anni (dal 31 dicembre 2014 al 31 dicembre 2016) della possibilità di pensionamento con i requisiti pre-riforma Fornero.
Un mix di interventi che si completerebbe con i nuovi termini per la gestione degli esuberi legati alla spending review ed altri interventi di taglio delle spese (auto di servizio e consulenze esterne) che, nelle intenzioni del ministero della Pa, dovrebbe scongiurare il rischio di arrivare a fine anno con un governo obbligato, nei fatti, alla terza proroga consecutiva dei contratti in scadenza a dicembre. Un’eventualità cui non si vorrebbe arrivare in ogni caso, ripetono fonti interne al ministero.
Il nodo dei circa 150mila precari della Pa è stato sollevato ieri, nuovamente, dalla Cgil, con il coordinatore dei settori pubblici, Michele Gentile, che ha chiesto una convocazione da parte del ministro Gianpiero D’Alia. «La soluzione è passare dal tempo determinato al tempo indeterminato – ha spiegato Gentile – anche perché si tratta di lavoratori instabili che gestiscono servizi stabili. Ad esempio quelli dei centri per l’impiego. Si tratta di 5.500 lavoratori a tempo determinato che cercano “stabilmente” il lavoro agli altri. E molti dei 150.000 precari hanno abbondantemente superato il limite dei 3 anni a tempo determinato che è il limite europeo. Se fossero lavoratori del privato sarebbero già assunti».
Secondo la Cgil, il cui obiettivo è una misura organica capace di affrontare anche il problema del personale delle società controllate a rischio di rimanere senza contratto e senza ammortizzatori sociali se dovessero scattare le liquidazion previste dalla spending review, «una nuova proroga sarebbe comunque meglio dell’interruzione del rapporto». Ma siccome c’è ancora tempo, da qui a fine anno, «meglio muoversi ora con una trattativa vera» conclude Gentile. Il personale precario della Pa a fine 2011, escludendo i dipendenti delle società esterne, comprende oltre 86mila contrattisti a tempo determinato, i co.co. co (42.409), i lavoratori interinali (9.346) e gli addetti a lavori socialmente utili (17.998).
18 agosto 2013