«Noi siamo voi senza diritti. Perché basta che non rinnovino il contratto ed è tutto finito». Sono come un pugno nelle stomaco le parole di uno dei 70 veterinari convenzionati del Veneto, appesi di anno in anno al rinnovo di rapporti di lavoro atipici. In questa Regione l’Acn del 2005 è stato recepito solo nel 2012 e ancora deve essere applicato. E intanto gli anni passano: quattro, otto, dieci. Cosa fai quando ti trovi a quarant’anni, la moglie e i figli da crescere, e ancora sei precario? Quando non riesci, come dice il nostro collega, «ad avere un contratto come si deve, anzi ogni volta è più corto»? Come può vivere chi aspetta di essere assunto da dieci anni ma sa «che basta un nonnulla per essere lasciato a casa»?
E intanto gli anni passano. «Il 27 si controlla il conto corrente e si aspetta il mese prossimo». Perché niente è sicuro. «Io ho perso metà delle mie ore da un mese all’altro – racconta il collega -. Hanno chiuso uno dei due macelli dove lavoravo. Così sono a casa a fare giardinaggio. Però prima faceva comodo avere uno che ha tenuto da solo un macello da 30mila bovini l’anno…»
Parole da cui traspare la fatica, la disillusione, l’amarezza profonda. La consapevolezza della propria fragilità. Fisica, «ho ceduto alla stanchezza perché non riesco più ad alzarmi alle due di notte», morale, «lo so c’è la crisi, ma prima c’era qualcosa d’altro e prima altro ancora… Se l’Ulss in cui lavoro fattura un milione di euro di veterinaria e non mi assume dopo che ho visto passare davanti a me più di mezzo milione di bovini c’è qualcosa che non va…».
Qualcosa che non va. E a poco è servito l’impegno dei colleghi Poggiani e Canalia «di fronte a tanta insofferenza». In una Regione «dove è pieno di orticelli da coltivare e difendere. E non parliamo delle cose che dopo dieci anni di macello, giorno e notte, uno impara». «Per non dire degli atti intimidatori» afferma ancora, «dei danni alla mia auto» .
«Io in fondo sono fortunato perché il concorso l’ho fatto e ora tocca quasi a me. Ma i colleghi? Quelli che sono dieci anni che aspettano almeno un contratto?»
E al sindacato: «Noi non chiediamo attenzione o soldi, chiediamo dignità. Pretendete che chi lavora abbia almeno un contratto legale»
Fin qui la testimonianza del collega. Ma, come se non bastasse, ora al danno si aggiunge la beffa.
«Le modalità di applicazione dell’Acn adottate nella nostra Regione – spiega Roberto Poggiani, segretario Fvm-Sivemp – per paradosso escluderanno dai benefici dell’Accordo nazionale proprio i colleghi che da decenni hanno lavorato in Veneto e che hanno cooperato, a pieno titolo, al funzionamento e alla piena operatività dei servizi veterinari».
A cura Ufficio stampa Sivemp Veneto – 25 maggio 2013