Se fosse confermato anche nel 2014, ad ogni medico del Servizio sanitario nazionale il blocco dei contratti e delle retribuzioni dei lavoratori del pubblico impiego, in vigore dal 2010 e che molto probabilmente verrà esteso a tutto il 2014, alla fine di questi cinque anni sarà costato circa 30mila euro. Altro che Imu. Una somma difficile da digerire, ben più alta della tassa sulla casa oggetto di tante discussioni nell’ultimo periodo. Per l’esattezza la cifra è di 29.480 euro lordi a testa, che moltiplicati per 107 mila medici contrattualizzati con il Ssn, porta a un risparmio per le casse dello Stato di oltre 3 miliardi in 5 anni. Secondo uno studio dell’Anaao, è questo il risultato economico del provvedimento in vigore dal 2010 che, con ogni probabilità, verrà esteso a tutto il 2014. Le tabelle
A scattare la fotografia sulla perdita del potere d’acquisto dei medici a causa del blocco dei contratti del pubblico impiego è un’analisi elaborata dall’Anaao Assomed, il principale sindacato della dirigenza medica del Ssn.
L’analisi parte da un dato certo: la retribuzione totale media annua dei camici bianchi, stabilita nell’ultimo contratto nazionale di lavoro del 2009, pari a 85.978 euro lordi, comprensivi di 10.700 euro di indennità di esclusività di rapporto. Analizzando i dati, che tengono conto dell’inflazione media Istat, è emersa con chiarezza la perdita, anno per anno, del potere di acquisto delle retribuzioni dei medici per colpa del blocco contrattuale: nel 2010, con un’inflazione dell’1,50% si è registrata una perdita consolidata di 1.311 euro lordi, salita a 3.683 nel 2011, fino a 6.387 nel 2012, con un’inflazione pari al 3%. Quest’anno i camici bianchi dovranno invece fare i conti con una perdita stimata del potere d’acquisto dei loro stipendi pari a 8.150 euro. Parliamo di circa 700 euro lordi al mese. Ma non finisce qui. A meno che il governo Letta non trovi una copertura diversa alla riduzione della spesa del pubblico impiego, anche nel 2014 verrà esteso lo stop alle contrattazioni. Con effetti dirompenti sulle buste paga dei medici: la perdita stimata per il prossimo anno sfiora infatti i 10.000 euro lordi.
A tutto questo si deve infine aggiungere l’impatto negativo che la riduzione dello stipendio avrà sulle future pensioni dei camici bianchi, sul trattamento di fine rapporto e, soprattutto, il danno di avviare il rinnovo triennale del 2015 partendo da una massa salariale più povera. Senza contare il significativo aumento della pressione fiscale con il contributo di solidarietà poi revocato e con costanti incrementi delle addizionali regionali e comunali Irpef.
“Nel momento in cui – commenta l’Anaao Assomed – si negoziano sconti fiscali per la generalità delle categorie (decontribuzione e detassazione dei salari di produttività per tutte le categorie tranne il pubblico impiego, rinnovi contrattuali anche in settori collegati al settore pubblico come le municipalizzate e le farmacie comunali) incrementare le penalizzazioni per i dipendenti pubblici rappresenterebbe una discriminazione di tipo ideologico inaccettabile e gravemente demotivante per il settore dei pubblici servizi”.
Cgil: blocco dei contratti costa ai dipendenti pubblici 4.100 euro. «Governo congeli il decreto di proroga al 2014»
Se fosse confermato il blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici anche nel 2014, la Cgil stima che dal 2010 al prossimo anno gli statali perderebbero complessivamente 4.100 euro medi lordi. La previsione è fornita dal coordinatore del Dipartimento del pubblico impiego della Cgil, Michele Gentile. Sono andati già in fumo 3.000 euro dal 2010 al 2012. «Fino al 2013, se confermata l’inflazione al 2% — prosegue Gentile — si perderebbero altri 600 euro per un totale di 3.600 euro. Nel 2014 (con i prezzi al consumo intorno all’1,6%) qualora proseguisse il blocco degli stipendi, ipotizziamo altri 500 euro e potremmo arrivare a 4.100 euro». Ma contemporaneamente, i dipendenti pubblici hanno vissuto anche il blocco del turn over.
Busta paga più leggera – A regime le retribuzioni, secondo Gentile, perderanno a fine 2013 in termini reali (a causa del mancato adeguamento rispetto all’inflazione in questi anni) circa 200 euro mensili. Tra il 2010 e il 2012 le retribuzioni dei dipendenti pubblici non hanno recuperato l’8,1% di aumento dei prezzi che si è registrato nel periodo (insieme allo scarto tra inflazione programmata e reale che c’e’ stato nel biennio precedente). La stima per il costo del lavoro tra il 2011 e il 2014 è di un calo di sette miliardi con il passaggio da 169 a 162 miliardi.
“E’ ora – dice Gentile – di dare forti segnali di discontinuità nelle politiche relative al lavoro pubblico. Parlare di semplificazione e di snellimento delle pubbliche amministrazioni senza affrontare e rimuovere contemporaneamente i gravi effetti distorsivi delle politiche sin qui seguite verso il lavoro pubblico significa non voler occuparsi veramente di riforma”.
Blocco del turn over – Contemporaneamente, i dipendenti pubblici hanno vissuto anche il blocco del turn over e quindi un calo del personale. Tra il 2007 e il 2011, secondo i dati del Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato i dipendenti pubblici sono diminuiti del 4.3%, cioè 150.000 in meno (da 3,43 milioni a 3,28 milioni). Ma, per la Cgil, la diminuzione dovrebbe essere ancora più sensibile negli anni successivi con una stima di 400.000 lavoratori pubblici in meno tra il 2007 e il 2014. Fino a fine 2014 si può assumere solo nel limite del 20% dei lavoratori usciti.
Resta irrisolto inoltre il problema del precariato con circa 200.000 tra contratti a termine, lsu, interinali e collaborazioni nel complesso delle amministrazioni.
“Il governo congeli il decreto che proroga il blocco delle trattative sindacali – “Chiediamo al Governo – dice Gentile – di congelare il decreto con il quale si proroga il blocco della contrattazione nazionale al 2014 e di riaprire su questo tema un confronto con i sindacati per far ripartire la stagione contrattuale. Chiediamo misure urgenti sul precariato nelle pubbliche amministrazioni che impediscano la perdita del lavoro alla scadenza dei contratti.
I sindacati chiedono al Governo di rinnovare immediatamente i contratti dei precari in scadenza a luglio. “Vanno immediatamente rinnovati – dice il segretario confederale Uil Antonio Foccillo – si rischia di non poter dare i servizi essenziali”. Inoltre Foccillo ha ricordato che esiste un problema di persone vincitrici di concorso pubblico che a causa del blocco del turn over sono rimaste bloccate e ancora in attesa del badge. “Quanto al tema dei salari – avverte – diciamo no a un ulteriore blocco dei contratti per il 2014”.
La Cisl funzione pubblica chiede al Governo di rinnovare i contratti in scadenza del pubblico impiego già con il primo provvedimento, quello che affronterà il nodo delle risorse per la cig in deroga e l’Imu. Per il rinnovo di quelli in scadenza a luglio servono 150 milioni. Una volta affrontate le emergenze però, afferma il segretario generale Giovanni Faverin, bisognerà cercare le risorse per i rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici in modo da far ripartire le trattative per tre milioni di lavoratori con le buste paga ferme al 2010. Al momento i contratti sono bloccati fino a fine 2013 ma è stato messo a punto un decreto per prorogare il blocco anche per il 2014. Per un triennio, secondo Faverin, servono 7-8 miliardi.
fonti: Quotidiano sanità, ItaliaOggi e Corriere della Sera – 13 maggio 2013