Via libera in V commissione a un “doloroso” riparto provvisorio del fondo sanitario 2013 alle Usl, che ammonta a 7.831.764.483 euro, 200 milioni in meno concessi dallo Stato rispetto a una prima ipotesi. In compenso il governo ha assegnato al Veneto 42 milioni utili a garantire gli «Extra Lea», ovvero prestazioni ulteriori ai livelli essenziali di assistenza erogate gratuitamente dalla Regione ai soggetti deboli (anziani, disabili, minori): tra queste gli assegni di cura. Nella seduta di venerdì la commissione presieduta da Leonardo Padrin ha approvato anche un fondo di rotazione e un fondo comune di investimento di tipo chiuso riservati agli investimenti in sanità. Il fondo di rotazione, così come previsto dal testo licenziato e da porre al vaglio del consiglio regionale, si comporrà di diversi cespiti.
E cioè delle quote di ammortamento delle anticipazioni finanziarie ricevute dalle Usl, dei proventi delle alienazioni del patrimonio immobiliare disponibile e vendibile, di stanziamenti regionali, di cespiti del patrimonio disponibile destinati al fondo delle aziende sanitarie e dagli apporti di soggetti come la Cassa depositi e prestiti e le Fondazioni bancarie.
L’eventuale introduzione dell’addizionale Irpef su base regionale sarà destinata a questo fondo investimenti e non per coprire le spese correnti della sanità. Quanto al fondo comune di investimento immobiliare chiuso, previsto dal legislatore nazionale per favorire la dismissione di immobili pubblici, il principale vantaggio starà nella sua formula, «aperta» alla partecipazione di banche, fondi pensioni, assicurazioni e investitori istituzionali. Operazioni preliminari all’avvio dei due fondi saranno il censimento dei beni patrimoniali vendibili delle aziende sanitarie, l’autorizzazione regionale al piano di alienazioni e la rapida revisione delle destinazioni urbanistiche degli immobili da alienare.
Ma tornando al riparto nella riunione di ieri il direttore regionale per la sanità Domenico Mantoan «ha annunciato – spiega una nota – l’assegnazione al Veneto di un finanziamento di 42 milioni». Significa, come ha sottolineato il presidente della commissione Leonardo Padrin (Pdl), «una copertura importante delle prestazioni extra Lea per il 2013, in particolare per quanto riguarda gli assegni di cura. Al di la delle polemiche questa maggioranza in Regione per il 2013 garantirà a tutti i cittadini veneti gli stessi servizi di cui hanno goduto nel 2012».
Critico sul riparto fondi Claudio Sinigaglia (Pd): «La Giunta lascia ai direttori generali il compito di arrangiarsi su come riorganizzare i servizi per risparmiare». Inoltre i 42 milioni sono quelli dati da Roma per i servizi sociali al Veneto, con la Legge di stabilità del governo Monti, «e non accetteremo che quei soldi vengano dirottati integralmente per tappare quanto viene tagliato negli extra-Lea. Sono risorse indispensabili per servizi fondamentali a favore di persone disabili, famiglie, formazione professionale e soprattutto per costituire il Fondo per le emergenze sociali a tutela di chi si ritrova impossibilitato a pagare affitti, utenze e ad affrontare spese di primaria necessità». Critico anche Antonino Pipitone (Idv), che teme l´introduzione di nuovi ticket: «Nei fatti passa il principio, ormai chiaro, di uno scenario sociosanitario “zoppo”. Chi ha una malattia se la deve pagare e chi ha la sfortuna di avere un familiare disabile, visti i tagli previsti agli extra Lea, si deve arrangiare».
I numeri del riparto 2013 approvato dalla Giunta in dicembre
Il riparto del fondo annuale tra le 22 Usl venete, le 2 aziende ospedaliere di Padova e Verona e lo Iov, infatti, seppur provvisorio, parla chiaro: lo stanziamento complessivo passa da 8 miliardi 32 milioni di euro a 7 miliardi 831 milioni, con una perdita secca di oltre 200 milioni. A farne le spese, in termini assoluti, saranno soprattutto l’Usl di Padova (meno 24 milioni), di Verona (meno 23 milioni), di Treviso e Venezia (entrambe meno 17 milioni), che sono però anche le aziende che più ricevono dalla Regione, perché più popolate. Per farsi allora un’idea dell’impatto che i tagli avranno nel 2013 conviene mettere a confronto la spesa pro capite e cioè quanto ciascuna Usl potrà spendere nel 2013 per i propri abitanti: le cifre sono tutte al ribasso (picchi a Belluno, meno 60 euro, Venezia ed Adria, meno 58 euro) con le sole eccezioni di Mirano e dell’Alta Padovana, che vedranno invariato il loro budget.
Particolarmente interessante è poi la previsione di disavanzo 2013, perché da quest’anno i contratti dei direttori generali stabiliscono espressamente che il mancato raggiungimento dell’obiettivo di bilancio può operare come condizione risolutiva del rapporto di lavoro. Circa la metà delle Usl dovrà arrangiarsi con quel che arriverà, perché la proiezione è il pareggio, punto. L’altra metà, invece, godrà di una wild card, una sorta di franchigia dettata dal fatto che per la stessa Regione in quelle aziende non sarà possibile raggiungere l’equilibrio. E’ il caso, ad esempio, di Venezia (rosso di 69 milioni), dell’azienda ospedaliera di Padova (38 milioni) e di Rovigo (34 milioni). In totale, il buco che si profila all’orizzonte è di 270 milioni per quest’anno e di altri 240 milioni per il 2014. «I livelli obiettivo di perdita – si legge nella delibera approvata a Natale dalla giunta regionale – andranno aggiornati in relazione ai risultati di esercizio conseguiti nell’anno 2012». Il quadro finanziario, infatti, è in continuo mutamento: «Le numerose, sistematiche e rilevanti manovre di finanza pubblica – continua la delibera firmata dall’assessore alla Sanità Luca Coletto – delineano una situazione straordinaria, caratterizzata dall’incertezza». Prova ne è che il dettaglio dei tagli imposti dalla spending review e dal decreto Balduzzi per il Veneto ancora non è stato calcolato, così come non sono disponibili i costi ed i fabbisogni standard su cui da quest’anno andrà parametrata la spesa sanitaria.
La Dgr del 24 dicembre 2012. Allegato A. Allegato B. Allegato C
Corriere del Veneto e Giornale di Vicenza – 2 febbraio 2013