Le 24 aziende sanitarie venete più l’Arpav sono finite nel mirino degli ispettori regionali per la scarsa attenzione all’assenteismo tra un totale di 58 mila dipendenti. «Nelle aziende sanitarie — ha spiegato in V commissione Egidio Di Rienzo, a capo del Servizio ispettivo — non risulta radicata la consapevolezza dei danni ingenti provocati dal fenomeno». Solo il 25% ha posizionato tornelli o meccanismi di accesso controllato all’ingresso delle sedi di lavoro, solo l’Usl 19 di Adria fa ricorso alle telecamere sulle macchinette timbratrici, tre quarti dei dirigenti non eseguono verifiche incrociate tra presenze effettive e timbrature nè appurano le giustificazioni per i permessi retribuiti.
E appena un terzo controlla le assenze per missione, così come 5 aziende su 25 misurano l’impegno dei dirigenti nel contrastare comportamenti improduttivi, inefficienti o scorretti.
Agli scarsi deterrenti all’assenteismo corrisponde l’incapacità di valorizzare l’impegno e il rendimento dei dipendenti: il 73% delle aziende non monitora i carichi di lavoro, non verifica né la presenza del personale nè che questa sia produttiva.
Ma anche il personale ha motivi di scontento, primo fra tutti le ferie non godute: un monte complessivo di 998.964 ore al 21 dicembre 2011. Con il picco di 189.223 dell’Azienda ospedaliera di Padova, dove il 57% dell’organico, dicono gli ispettori, nel 2011 ha potuto usufruire di appena metà delle vacanze previste. E poi ci sono le tante richieste di trasferimento (20 ogni mille impiegati), soprattutto nelle Usl di San Donà e Monselice, le assenze per malattia (media di 8,3 giorni l’anno contro una giornata e mezza nelle piccole aziende private) e quelle per la legge 104, che consente di assistere un parente non autosufficiente. Se ne avvalgono in misura nettamente superiore alla media regionale i dipendenti delle Usl di Feltre, Pieve di Soligo, Venezia, Cittadella, Verona e Legnago. Eppure visite fiscali e provvedimenti disciplinari sono usati col contagocce. «Attiveremo un monitoraggio — dice Coletto — ma il vero problema è che i vari paletti statali hanno ridotto il nostro personale all’osso». (Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto)
Maglia nera all’Ulss di Rovigo (11,2 giorni l’assenza media per malattia per dipendente nel 2011), seguita da Chioggia (10,9) e da Belluno (9,5); sul fronte opposto, l’Istituto di oncologia (Iov) che registra un 6,3 e precede le virtuose Alta Padovana (6,4) e Pieve di Soligo (6,5). È quanto emerge dalla “Ricognizione sull’assenteismo” svolta dal Servizio ispettivo e di vigilanza della Regione su incarico della quinta commissione di Palazzo Ferro-Fini, presieduta da Leonardo Padrin. Il monitoraggio ha interessato i 58,102 addetti della sanità veneta: il dato complessivo (8,3 giorni in media) non è allarmante rispetto ai valori registrati dall’Inps nella regione e risulta largamente inferiori alla media nazionale (15 giorni). Scarsi però i controlli e inadeguata l’attività di prevenzione
Assenteismo: tutti i dati nelle Usl del Veneto. Una media di 8 giorni di malattia l’anno contro un giorno e mezzo nel privato
Pochi controlli da parte delle aziende, dirigenti con scarsa consapevolezza dei carichi di lavoro dei loro sottoposti, poche iniziative per valorizzare i dipendenti meritevoli e per scoraggiare comportamenti assenteistici o deresponsabilizzanti nel personale sanitario e amministrativo. Questa la fotografia che emerge dalla ricognizione sul fenomeno “assenteismo” tra i 58 mila dipendenti (46 mila medici e paramedici, quasi 12 mila amministrativi e tecnici) delle 25 aziende sanitarie venete (21 Ulss, due aziende ospedaliere, Iov e Arpav) condotta dal servizio ispettivo del Consiglio regionale veneto su richiesta della commissione Sanità.
“Nelle aziende sanitarie – ha spiegato Egidio Di Rienzo alla commissione presieduta da Leonardo Padrin – non risulta radicata la consapevolezza dei danni ingenti provocati dall’assenteismo. Solo 2 aziende su 25 hanno diffuso strumenti volti a favorire la segnalazione di comportamenti assenteistici. Invece è provato a livello internazionale che più misure di prevenzione e di contrasto ci sono, più l’assenteismo cala”.
Nel dettaglio, risulta che solo il 25 per cento delle aziende ha posizionato tornelli o meccanismo di accesso all’ingresso delle sedi di lavoro, solo una fa ricorso alle telecamere posizionate sulle macchinette timbratrici, tre quarti dei dirigenti delle Ulss non fanno controlli incrociati tra presenze effettive e timbrature o controllano le giustificazioni per i permessi retribuiti (ad esempio concorsi, esami, permessi sindacali), solo un terzo dei dirigenti svolge controlli sulle assenze per missione, appena 5 aziende su 25 misurano l’impegno dei dirigenti nel contrastare comportamenti improduttivi, inefficienti o scorretti.
Agli scarsi deterrenti all’assenteismo corrisponde, del resto, l’incapacità da parte di aziende e dirigenti di valorizzare l’impegno e il rendimento dei loro dipendenti. Il 73 per cento delle aziende sanitarie non monitora i carichi di lavoro, non verifica quindi né la presenza del personale assegnato ne tantomeno che questa presenza sia effettiva e produttiva. Nessuna delle 25 aziende ha coinvolto le rappresentanze sindacali sul problema, quando invece – sottolinea Di Rienzo – il coinvolgimento attivo e cooperativo dei lavoratori è indispensabile per quell’innovazione culturale e organizzativa che garantisce dedizione e impegno nel luogo di lavoro e servizi produttivi.
Tra gli indicatori che rappresentano possibili “spie” di malessere dei lavoratori, e quindi possono essere connessi a comportamenti assenteistici, l’indagine del Servizio ispettivo ha esaminato le ferie non godute (il picco si registra nell’azienda ospedaliera di Padova dove il 57 per cento del personale nel 2011 ha usufruito di appena metà delle ferie spettanti, segnale questo di organizzazione poco efficiente), le richieste di trasferimento (consistenti nelle Ulss 10 e 17, invece pressochè inesistenti nell’Ulss 16 e nell’azienda ospedaliera di Padova), le assenze per malattia (8,3 giorni in media l’anno per i dipendenti della sanità veneta, mentre nelle piccole aziende private la media è pari a una giornata e mezza) e le assenze per la legge 104 che consente di assistere un congiunto non autosufficiente: ad avvalersene in misura nettamente superiore alla media regionale sono i dipendenti delle Ulss 2, 7, 12, 15, 20, 21.
Il comportamento delle aziende nel verificare le effettive assenze dei propri dipendenti appare molto diversificato: poche le visite fiscali per malattia (in media una ogni 100 giorni di malattia), limitatissimi i provvedimenti disciplinari: la media è di 5,7 ogni mille dipendenti, con la punta massima di 21 per mille nell’Ulss 13 e zero allo Iov. (il Mattino di Padova)
23 novembre 2012