Ma che fine hanno fatto le tanto annunciate, e mai approdate in giunta, schede ospedaliere? Ovvero la riforma della rete, con relative riconversioni di strutture e riduzione di reparti, letti e primariati, nell’ottica di un sistema più efficiente e meno costoso disegnato dal nuovo piano sociosanitario approvato a giugno dal Consiglio regionale? Per legge dovevano essere licenziate dall’esecutivo Zaia entro il 5 ottobre scorso, per poi passare alla commissione Sanità, chiamata ad esprimersi nel giro di 90 giorni. Invece è tutto fermo. Piano, schede e pure revisione del numero e dei confini delle Usl. L’ha deciso il governatore Luca Zaia dopo aver sentito il parere dei legali della Regione.
Il motivo è lo stesso che la scorsa estate ha fatto litigare la maggioranza, ovvero il ricorso del governo alla Corte Costituzionale contro due passaggi del piano che già l’assessore alla Sanità, Luca Coletto, aveva cercato di emendare durante l’approvazione dello stesso. Ovvero il parere obbligatorio e vincolante della V commissione sulle schede e lo spostamento dal governatore (che potrà solo proporlo) all’assemblea di Palazzo Ferro Fini della nomina del direttore generale della Sanità. Il semaforo rosso si è acceso perchè un eventuale pronunciamento della Consulta sfavorevole al Veneto potrebbe scatenare ricorsi nei confronti di modifiche al sistema sanità operate nel frattempo. Perciò meglio stare fermi fino a sentenza.
«L’ho detto alla giunta martedì — conferma Zaia —. Nel massimo rispetto dell’autonomia del consiglio, che ha votato il piano sociosanitario anche con i due passaggi sotto esame e da me non condivisi, abbiamo solo due strade davanti. O emanare una leggina che ci faccia tornare al punto zero, cioè renda consultivo ma non vincolante il parere della V commissione sulle schede e riporti dal consiglio al governatore la nomina del dg della Sanità in modo da far cadere l’impugnativa del governo, oppure aspettare la sentenza. Non ho alternative, c’è poco da fare i conti di quanto ci costa al giorno ritardare le schede (il presidente della commissione Sanità, Leonardo Padrin, ha messo un contatore sul suo sito, ndr), bisogna essere prudenti. Anche nell’ipotesi più tranquilla — le presento in giunta e passano senza modifiche in commissione —, gli esperti legali ci dicono che chiunque potrebbe impugnarle. Mettiamo il caso del privato che si è visto tagliare i letti, avrebbe il supporto giuridico per fare ricorso e ciò si tradurrebbe in un danno per noi. Procedere con cautela — chiude il presidente — è un’azione responsabile, ogni passo va compiuto nella legalità. Perciò se il consiglio è disponibile a modificare i punti contestati siamo pronti a presentare subito dopo le schede, altrimenti bisogna aspettare il pronunciamento della Consulta».
«Questo è il diritto — allarga le braccia Remo Sernagiotto (Pdl), assessore al Sociale — non possiamo accelerare i tempi per far vedere quanto siamo bravi e poi tornare indietro. Blocchiamo la fase attuativa di piano e schede ma lavoriamo lo stesso, discutendo il ridisegno del sistema, ricalcolando il reale bisogno di sanità, sociale, ospedale e territorio del Veneto, avviando simulazioni. In modo che quando arriveranno o la leggina o la sentenza, saremo pronti a partire subito. Abbiamo aspettato 16 anni il nuovo piano sociosanitario, non cade il mondo per qualche altro mese di pazienza». «Purtroppo è così — conferma l’assessore Daniele Stival (Lega), che la stessa spada di Damocle se l’è ritrovata sulla testa per una legge sulla caccia — se la Corte costituzionale dà ragione al governo, qualunque modifica alla rete ospedaliera può essere impugnata e vanificata. L’unico disagio nell’aspettare la sentenza, sono i tempi: si parla di un anno».
Per accelerare, Diego Bottacin (Verso Nord) la prossima settimana presenterà in consiglio tre emendamenti al collegato alla legge finanziaria in materia di sociale, sanità e prevenzione, di cui è correlatore, per chiedere che il parere della V commissione sulle schede sia obbligatorio ma non vincolante, che la nomina del dg della Sanità torni in capo al governatore e, novità, che quest’ultimo «fino alla ridefinizione dei confini delle Usl nomini solo i dg delle aziende cui afferiscono i Comuni capoluogo. Gli stessi dg affideranno le reggenze ad interim delle restanti Usl». «Così almeno non rischiamo di tenere in congelatore le schede per un anno — spiega Bottacin — e ripristiniamo la legalità».
Annuncia invece battaglia Claudio Sinigaglia (Pd), vicepresidente della V commissione: «Se nel giro di una settimana non ci sarà una decisione definitiva, organizzeremo manifestazioni di protesta in consiglio e a Palazzo Balbi. Ci stanno prendendo in giro, la sanità è allo sbando, ora basta».
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 8 novembre 2012