E’ una bella stangata per il Veneto la nuova sforbiciata di 1,5 miliardi al Fondo sanitario nazionale imposta nelle ultime ore dalla legge di stabilità, che infierisce sui tagli di 1,8 miliardi per il 2013 e di 2 miliardi per il 2014 decisi in luglio. Se fino a tre giorni fa la Regione avrebbe perso 80 milioni degli 8,7 miliardi che il governo doveva corrisponderle, ora è destinata a lasciare allo Stato circa 140 milioni, compresi i 15 persi per l’aumento dell’Iva dell’1%. La manovra sancita dal governo Monti raddoppia infatti dal 5% al 10% la riduzione degli oneri per gli appalti già in essere, che le Usl dovranno dunque ridiscutere per la seconda volta, blocca gli stipendi per il 2014 e abbassa il tetto per i dispositivi medici dal 4,9% al 4% nel 2013 e dal 4% al 3,9% nel 2014.
«Un disastro — commenta l’assessore alla Sanità, Luca Coletto — è la classica operazione centralista che non ha conformità con il titolo quinto della Costituzione: se le Regioni hanno la delega alla Sanità, non ci può essere una trattenuta alla fonte. E’ un dramma, soprattutto per chi, come noi, ha già razionalizzato: è una misura priva di copertura normativa, perchè non esiste più il titolo “a parità di servizi”, garantito dalla spending review». E infatti il timore diffuso, anche tra medici e associazioni a tutela dei pazienti, è che una volta raschiato il fondo del barile si inizino a intaccare i servizi al cittadino. «Mai e poi mai vorremo la paternità di una simile azione, che abbiamo sempre escluso a priori — s’infiamma Coletto — bisogna toccare le sacche di inefficienza che però in Veneto non ci sono, perciò con l’ultimo provvedimento l’esecutivo Monti mette una tara pesante sull’efficienza. E’ l’ennesima manovra indirizzata a defraudare le Regioni, per dimostrare che non sanno governare, ma la gente non la puoi prendere in giro. A fronte di tagli orizzontali alla sanità, il governo si prenda la responsabilità di rimodulare i Livelli essenziali di assistenza. Non puoi far sfigurare una giunta che ha sempre amministrato bene non corrispondendole le risorse adeguate a mantenere i Lea, se a questo punto non sono più garantiti».
In attesa di nuove direttive, la giunta Zaia dovrà comunque rifare un piano d’azione, per comunicare alle Usl come procedere alla rimodulazione dei contratti con i fornitori, in base al raddoppio della decurtazione, salita appunto al 10%. Va detto che in effetti era già in esame la possibilità di non rinnovare molti dei 158 primariati in scadenza, di prolungare a tutto il 2013 il blocco delle apicalità deciso fino al 31 dicembre e anche di dimezzare i 24 milioni destinati alle Usl per acquistare dai propri medici prestazioni extra orario curriculare, con l’obiettivo di snellire le liste d’attesa. Evidentemente il Veneto è stato lungimirante e aveva già preparato le prime contromisure a eventuali ulteriori «aggiustamenti» in arrivo da Roma.
Coletto è però anche coordinatore nazionale degli assessori alla Sanità, perciò conta sull’intervento del ministro Renato Balduzzi, che si è detto contrario a questa seconda scure. Il responsabile della Salute è intenzionato a lavorare per «rivedere i tagli all’interno del decreto legge Sviluppo». L’idea è di ridurre l’impatto del provvedimento, rimodulandone i paletti. «Sì, il ministro cercherà di resistere — conferma l’assessore regionale — ripeto, il timore diffuso è che vengano toccati i servizi al cittadino e io non voglio che accada. A meno che non sia il governo a imporlo dall’alto e ad assumersene piena responsabilità. Ma per una Regione virtuosa come il Veneto, che ha il bilancio in attivo anche senza Irpef, è inaccettabile».
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 11 ottobre 2012