Archiviato lo sciopero del pubblico impiego ora lo sviluppo della vicenda esuberi da spending review torna a essere inevitabilmente dettato dall’agenda. Sulla carta – anche se qui i termini spesso hanno un valore più ordinatorio che perentorio – il tempo che rimane comincia a questo punto a scarseggiare. I decreti del presidente del Consiglio dei ministri che rendono esecutivi i tagli delle dotazioni organiche devono essere varati entro il 31 ottobre mentre gli atti di indirizzo che la Funzione pubblica vorrebbe perfezionare in sede Aran dovrebbero essere chiusi entro una o due settimane. Sullo sfondo resta poi l’obiettivo di un accordo quadro con i sindacati per la gestione delle future procedure di mobilità del personale eccedente.
Un’intesa che il ministro della Pa e della semplificazione, Filippo Patroni Griffi, vorrebbe utilizzare anche per condividere con le organizzazioni dei lavoratori un percorso di riorganizzazione della Pa da accompagnare con un primo tentativo concreto di valutazione valorizzazione dei meriti. Ma vediamo per punti tutte le problematiche da affrontare e i tempi previsti.
I tagli delle dotazioni organiche
L’articolo 2 del dl 95/2012 (spending review) prevede la riduzione del 20% degli uffici dei dirigenti e del 10% di quelli di funzionari e semplici dipendenti. In ballo ci dovrebbero essere 11mila addetti della Pa centrali (ministeri, enti pubblici non economici, enti di ricerca e agenzie; dove lavorato circa 270mila dipendenti) e 13mila di quelle periferiche (Regioni, Province e Comuni). Lunedì è previsto un incontri tecnico con i direttori del personale delle amministrazioni centrali e degli enti che, sulla base della direttiva di Funzione pubblica, avrebbero dovuto presentare le loro tabelle con i tagli entro oggi. Sulla base di quei dati si capirà quanti sono gli esuberi effettivi in ogni ambito amministrativo e quanti di questi hanno i requisiti per il prepensionamento. Per il resto si aprirebbe il percorso della mobilità da gestire, appunto, con i sindacati.
Le amministrazioni periferiche: Regioni, Comuni, Province
Settimana prossima è previsto a palazzo Vidoni, sede della Funzione Pubblica, anche un tavolo tecnico con le Regioni per definire in sede di intesa in Aran un percorso per la rideterminazione anche delle loro dotazioni organiche; un percorso che dovrebbe essere seguito anche per Province e Comuni ma con il concerto dei ministeri dell’Economia e dell’Interno. Per queste amministrazioni la tabella di marcia s’intreccia inevitabilmente con quella del taglio delle Province (dove sono impiegati circa 60mila addetti), da definire anche questo entro la fine di ottobre probabilmente con un decreto legge.
I precari
L’analisi dei dati sulle dotazioni organiche verrà letto in parallelo alle scelte da adottare sui contratti in scadenza dei lavoratori a termine di tante amministrazioni (sarebbero tra i 60 e gli 80mila, stando alle ultime stime sindacali che scontano già l’effetto taglio delle risorse deciso con le manovre Tremonti del 2010 e 2011). La questione è delicatissima, non solo sotto il profilo sociale. Si tratta infatti di interpretare le nuove regole della riforma Fornero e applicarle al settore pubblico, un esercizio che, ancora un volta, potrebbe essere meglio affrontato con un tavolo di confronto aperto e al quale partecipano tutti i sindacati.
Contratti
In questo contesto di risparmi e riorganizzazione delle risorse umane restano congelati i contratti di tutti i comparti pubblici (fino al 2014), gli avanzamenti automatici e le anzianità e il blocco parziale del turn over. Una stretta che, secondo la Nota di aggiornamento del Def, determinerà una riduzione in termini reali della massa salariale del pubblico impiego, che scenderebbe dai 172 miliardi del 2010 ai 165,4 previsti nel 2014 (pari al 10,2% del Pil). Un risparmio che nella fase transitoria è più virtuale che reale, visto che andrebbe calcolato al netto della maggiore spesa pensionistica determinata proprio dai prepensionamenti di una parte degli esuberi, ma che nel più lungo periodo dovrebbe essere confermato dal più ridotto perimetro delle amministrazioni.
L’adattamento della riforma e il ruolo della dirigenza
Un ruolo di rinnovata responsabilità arriverà poi per la dirigenza, cui spetterà l’onere della valutazione delle performance dei singoli uffici in vista dell’assegnazione con criteri selettivi dei trattamenti accessori prima dei rinnovi contrattuali che, come detto, non arriveranno prima del 2014. Se il disegno di legge delega per l’armonizzazione della regolamentazione sul pubblico impiego alla riforma del mercato del lavoro non è mai approdato in Parlamento ma molte misure di quel provvedimento sono state inserite con il maxi emendamento al Ddl di conversione della spending review. Con quelle nuove norme precettive, il ministro Filippo Patroni Griffi ha difeso con particolare attenzione il ruolo e la responsabilità della dirigenza nella prospettiva di un suo maggiore affrancamento dall’indirizzo politico. Se quell’obiettivo sarà centrato varrà molto di più dei primi risparmi sul costo del lavoro perché aprirà la strada a una gestione finalmente manageriale e orientata all’efficienza di ogni singola amministrazione.
Il Sole 24 Ore – 29 settembre 2012